
Sui giornali non si contano le simulazioni apocalittiche sull'uscita del Regno Unito. Senza chiarire su quali dati si basano, gli uccelli del malaugurio parlano di addio al low cost, roaming a pagamento e recessione. Siamo al terrorismo psicologico pro Ue.Agli uccelli del malaugurio anti Brexit manca di evocare l'invasione delle cavallette e quella degli extraterrestri, poi le operazioni di allarmismo riguardanti l'uscita del Regno Unito dall'Ue saranno complete. Intanto però fioriscono troppe e spesso assurde simulazioni sugli effetti terribili che l'evento avrà sull'economia del regno di Sua Maestà Elisabetta II. È vero, manca un accordo e il governo di Theresa May sta perdendo i pezzi, ma pare ormai ridicolo fare previsioni negative immaginando scenari apocalittici su tutti gli aspetti della vita dei britannici e degli europei che vivono oltre la Manica.Addirittura ieri sul Corriere della Sera il capo delle penne europeiste Zazzera Bianca - Beppe Severgnini - ci ha ricordato la nomina del «ministro per gli Approvvigionamenti alimentari», figura che in Gran Bretagna non si vedeva dai tempi della battaglia d'Inghilterra. Peccato non serva in vista della Brexit, ma per negoziare meglio le importazioni di generi commestibili sfruttando al meglio la globalizzazione. Non ne conosco il nome, ma spero sia un estimatore di vini, formaggi e salumi italiani. Insomma i media europeisti augurano a Londra mille sfortune, ma non ammettono che l'Ue stia perdendo l'occasione di riconoscere i suoi difetti più gravi ammettendo che sia inevitabile un cambiamento degli accordi e dei trattati che ne regolano il (mal)funzionamento.Già prima del referendum Leave or Remain si urlava «Brexit, addio ai voli low cost», per terrorizzare i tanti italiani che viaggiano su e giù per il continente, e invece proprio il 14 novembre il gabinetto dei ministri del Regno Unito ha approvato la bozza di accordo riguardante le regole sull'aviazione. La conferma dovrà essere ratificata dal Parlamento nelle prossime settimane, tempo necessario per leggere le 585 pagine in cui vengono previste soluzioni per ogni possibile questione di carattere aeronautico in caso di Hard Brexit. Ebbene nel trasporto aereo nulla cambierà, l'Uk farà sempre parte dell'autorità aeronautica europea Easa e i vettori britannici accederanno comunque al mercato e agli investimenti europei come potranno fare collegamenti aerei con le città europee. Londra manterrà le sue quote nelle industrie aerospaziali (Airbus Uk, Leonardo, Mbda e altre), garantendo quindi la partecipazione degli inglesi in ambito militare, ai consigli di Difesa, e anche la possibilità di mandare soldati nelle missioni di mantenimento della pace approvate dall'Unione.Da una ricerca degli operatori del settore automobilistico, la Society of motor manufacturers and traders (Smmt), risulta che il 10% degli addetti che lavorano nel settore sul territorio di Sua Maestà sia straniero. In tutto i lavoratori dell'industria automobilistica sono 186.000, ma il governo ha già dichiarato che i lavoratori non inglesi vedranno protetti i loro diritti e i posti di lavoro, stante che il comparto sta attualmente cercando altre 5.000 persone e che queste vengono cercate ovunque nel mondo, privilegiando le competenze più della nazionalità. Si potrà invece prevedere, sempre secondo Smmt, un aumento dei prezzi delle vetture inglesi del 10% e dello stesso incremento dei costi di importazione. Ma questi sarebbero compensati lavorando sulle marginalità come abilmente già fanno case come Bmw, che possiede marchi inglesi come Land Rover. Senza contare che se l'Unione europea costringesse il Regno Unito a dazi importanti, gli Stati Uniti ne approfitterebbero come è sempre avvenuto anche in altri settori, come l'elettronica prodotta in America, che in Inghilterra aveva la sua porta detassata verso gli altri Paesi europei.Si leggono dati inquietanti con aumenti della disoccupazione fino al 7,4%. Ciò che non viene detto è che anche all'indomani del referendum sulla Brexit, la Gran Bretagna è rimasta una destinazione lavorativa ambita per milioni di stranieri. Londra potrà scegliere secondo necessità per colmarne i ranghi produttivi, facendo leva sulle competenze come fece l'Australia negli anni Ottanta quando era a corto di ingegneri.Quanto alla svalutazione della sterlina sull'euro, certamente inevitabile almeno nei primi tempi dopo la Brexit, non viene considerato che la maggior parte della trattative commerciale per beni di pregio e componenti elettronici avviene sempre più spesso in dollari o Rmb cinesi.Secondo i disfattisti gli immobili inglesi perderebbero tra il 10% e il 12% entro un anno. Ma alla domanda perché nessuno sa rispondere, se non abbozzando una presunta minore richiesta di alloggi derivante da una diminuzione dei contratti di affitto legata alla riduzione delle persone straniere che vivono nel Regno Unito. In realtà, più semplicemente, alcune multinazionali europee potrebbero spostare la sede che oggi è a Londra per ragioni fiscali, liberando qualche grattacielo, ma ci sarebbero altre organizzazioni e imprese arabe, asiatiche e americane pronte a entrare.Secondo il Corriere dopo la Brexit i prezzi di alcuni beni di consumo importati «potrebbero» salire del 25%, quelli su latte e formaggi del 45%, fino al 37% quello della carne, mentre abbigliamento, scarpe, bevande del 10%. Ci pare un quadro apocalittico con cifre lanciate senza dire come siano state determinate e senza considerare che, in caso di mancato accordo per la Brexit, inevitabilmente ogni nazione europea finirà per fare con Londra quello che più converrà. E se i celebri biscotti al burro o il formaggio costeranno un po' di più, potremo sempre decidere di scambiare un po' di cheddar con il gorgonzola.Forse tentando di spaventare chi ha figli o parenti in Gran Bretagna si sventola lo spauracchio del ritorno del roaming a pagamento, ovvero del sovrapprezzo per chi telefona dall'Uk con un cellulare sul quale è attivo un contratto con un operatore europeo. Ma ormai non converrebbe neppure agli operatori inglesi, che oltretutto proprio verso gli altri Paesi dell'ex Commonwealth hanno già accordi in quel senso. L'allineamento delle tariffe sta infatti generando un picco di vendite di telefonini.Chi ha più di quarant'anni sa che nessun italiano ha mai avuto problemi per recarsi in viaggio di studio oppure per una vacanza in Inghilterra, Scozia, Galles o in Irlanda del Nord. E non bisogna essere giramondo per riconoscere che, europei o meno, all'arrivo si deve esibire comunque un documento. Se poi questo, al posto della carta d'identità sarà il passaporto, non ci pare una tragedia. Infine si inneggia a tensioni al confine tra Irlanda (Ue) e Irlanda del Nord (Uk), dove pare che il ripristino della frontiera coinvolgerebbe 30.000 persone al giorno creando giganteschi ingorghi e ritardi. Sarà, ma persino noi chiassosi e indisciplinati italiani facciamo lo stesso ogni giorno a Brogeda e Chiasso senza provocare grandi disastri. Insomma, se saremo bravi della Brexit potremo anche approfittare.
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