2020-06-08
Cascini ci accusa: «Chat manipolate». Ma le carte mostrano la verità
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Il giudice sostenuto da Palamara ospite di Lucia Annunziata accusa il nostro giornale. Ecco di seguito i documenti con le conversazioni complete.La chat del pm Francesco Cascini Tutte le chat dei Cascini (prima parte) from La Verità La chat del pm Giuseppe Cascini Tutte le chat dei Cascini (parte due) from La Verità L'impavido consigliere del Csm Giuseppe Cascini ieri è andato in tv a sostenere che avremmo manipolato le chat intercorse tra lui e il pm Luca Palamara. Ha detto proprio così «manipolato». Accusa grave per chi fa il nostro mestiere, al limite della diffamazione. Per questo prima di continuare a scrivere ci preme di informare i lettori che potranno trovare le chat integrali di Cascini e di suo fratello Francesco sul sito del giornale in modo da consentire a tutti di farsi un'idea non mediata di quanto affermato da Cascini nella trasmissione Mezz'ora in più di Lucia Annunziata. In essa l'intrepido ha negato di aver chiesto favori: «Quando io ho fatto la domanda come procuratore aggiunto e Luca Palamara era componente del Csm dalle chat risulta che non c'è stato nessun contatto fra me e lui, solo una comunicazione con la quale lui mi comunica l'esito del voto in commissione in mio favore, dato pubblico che poteva tranquillamente essere comunicato».Per chi non lo sapesse i due erano stati pappa e ciccia durante il loro mandato al vertice dell'Associazione nazionale magistrati, vivono nella stessa città, dove, come risulta dalle intercettazioni, si davano appuntamento al bar. Per agevolare la nomina di Cascini, Palamara ha costretto il proprio compagno di corrente Sergio Colaiocco a ritirarsi dalla corsa, nonostante le resistenze dell'interessato. Ma evidentemente Cascini ritiene che l'agitarsi di Palamara a suo favore fosse motivato da un semplice giudizio di valore. E soprattutto che avveniva a sua insaputa. Dunque Palamara, quando faceva promuovere altri magistrati, lo faceva per oscuri disegni, quando sponsorizzava Cascini era un oggettivo riconoscimento delle sue capacità di magistrato. Ma non è un favore anche il biglietto per la tribuna autorità dello stadio Olimpico che Cascini chiedeva a Palamara per il figlio ventenne? E gli appoggi dati a suo fratello Francesco? Abbiamo manipolato pure quella chat?Ma il momento in cui il dottor Cascini ci è parso più in difficoltà è quando il giornalista Paolo Mieli gli ha chiesto perché non abbia mai denunciato «scambi anomali», nomine pilotate. Il giudice, annaspando, ha spiegato che, pur stando prima ai vertici dell'Anm e poi del Csm, non aveva contezza diretta di queste pastette, perché quando «due persone fanno una cosa che non si deve fare difficilmente la raccontano». Ma un sentore l'ha avuto: «Noi che lo abbiamo denunciato per anni conoscevamo questo sistema, nel senso che capivamo […] lo intuisci, lo capisci, ma è difficilissimo…». L'intervistatore ha evidenziato che si può denunciare anche quello che si «capisce» e si «intuisce». La toga a questo punto ha rivendicato che lui e i suoi compagni di corrente avevano «urlato la loro indignazione per quello che stava succedendo per la nomina del procuratore di Roma». Il casus belli dello scandalo Csm. Ma sempre Mieli gli ha ricordato che opporsi al candidato di un'altra fazione era abbastanza logico e Cascini ha ammesso: «La mia denuncia probabilmente è stata vissuta da tanti come interessata», aggiungendo una spiegazione davvero incredibile: «È molto difficile per chi sta dentro combattere questo sistema». Il magistrato ha poi voluto distinguere tra i fatti del 2019 e quelli attuali: «Quello che è emerso l'anno scorso è emerso nell'attualità rispetto a fatti che stavano accadendo in quel momento, gli incontri per decidere il procuratore di Roma sono accaduti nel maggio del 2019. Oggi noi assistiamo alla pubblicazione di comunicazioni intercorse via Whatsapp di tre anni fa». In realtà le chat arrivano sino al 29 maggio 2019 e volendo, anche grazie al trojan, si sarebbero potute utilizzare in tempo reale pure quelle. E invece sono rimaste in un cassetto della Procura di Perugia sino all'aprile del 2020. Per di più le intercettazioni del maggio 2019 hanno inguaiato meno di dieci magistrati, mentre le chat coinvolgono centinaia di toghe, tra cui lo stesso Cascini. Una pletora di questuanti che l'intervistato, ritenendo di non farne parte, ha incolpato: «Non è giusto dare tutta la responsabilità a una persona (Palamara, ndr), il sistema riguarda molte altre persone, per esempio tutti quelli che si sono rivolti a lui hanno contribuito con lui a realizzare questa cosa». Ma c'è stato un altro passaggio un po' surreale, quando Cascini, che è stato dirigente un po' di tutto (dell'Anm, del Csm, della Procura), ci ha spiegato che «abbiamo oggi su 9.000 magistrati 1.200 dirigenti e semidirigenti» e che «quello della magistratura è un esercito di generali» che «sono troppi, si affollano, premono».Altro capitolo kafkiano quello in cui ha puntato il dito contro l'ex amico Palamara per i suoi attacchi pregiudiziali a Matteo Salvini: «Mai un magistrato deve pensare che una cosa si faccia contro qualcuno. Non si va mai contro il nemico, questo è totalmente inammissibile, anche se viene detto in una conversazione privata. Comunque ci segnala una cultura della giurisdizione che è mille miglia lontana dalla mia». Peccato che abbiamo ancora nelle orecchie la sua voce, quando, nel 2011, in un convegno organizzato da una parte politica, quella di Nichi Vendola, disse: «A mio avviso questa maggioranza (di centrodestra, ndr) non ha la legittimazione storica, politica, culturale e anche morale per affrontare questo tema (la riforma costituzionale sulla giustizia, ndr)».Un anno fa Cascini paragonò la vicenda Palamara allo scandalo P2. Ieri in trasmissione è tornato sull'argomento: «Il collegio unico del 2002 (per l'elezione dei consiglieri del Csm, ndr) ha dato un potere enorme non tanto alle correnti quanto a centri di potere che organizzano il consenso per interessi». Mieli ha ribattuto che si aspetta che prima o poi Cascini faccia i nomi dei componenti di questi fantomatici centri di potere lontani dalle correnti.Ma ci verrebbe da chiedere a Cascini perché dopo che ha inviato a Perugia le carte sulla presunta corruzione di Palamara e che ha saputo dai giornali che l'inchiesta era ben avviata abbia continuato a frequentare il pm sotto indagine, successivamente definito una specie di piduista. Per esempio, tra le chat ne abbiamo trovata una del gennaio 2019 per un pranzo romano a cui erano iscritti Palamara, la sua compagna di corrente Silvana Sica e tre pezzi da 90 del cartello delle sinistre di Area: Cascini, Anna Canapa e Nicola Di Grazia.Ma l'apice Cascini l'ha raggiunto quando ha dichiarato senza arrossire che le quasi 50.000 pagine di chat depositate a Perugia «riguardano il precedente Consiglio, non riguardano assolutamente noi; i consiglieri coinvolti in questa vicenda si sono dimessi, gli attuali consiglieri non hanno niente a che vedere con questa…». Per rinfrescargli la memoria, oltre a quelle dei fratelli Cascini pubblicheremo anche le chat degli attuali consiglieri, da Marco Mancinetti, al vicepresidente David Ermini a Cochita Grillo.
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