2025-04-23
Via al riarmo con il carro armato Ue. Italia isolata da francesi e tedeschi
Ursula von der Leyen (Ansa)
Come voluto da Ursula, parte il progetto del tank comune. Guidato da Germania e Francia, avrà i fondi europei, al contrario del nostro cingolato. Che non potrà utilizzare la connettività digitale dei veicoli franco-teutonici.Lo scorso mese, in pieno dibattito Ue sul riarmo, la Commissione ha fatto più di una pressione su quattro aziende della Difesa. Due francesi: Thales e Knds Francia. Due tedesche. Knds Germania e Rheinmetall. Argomento del messaggio politico era l’accelerazione del progetto di un carro comune da combattimento. Fino a poco tempo fa una chimera dal nome Mgcs, Main ground combact system. Le pressioni sono andate a buon termine. E da oggi quello che era solo un disegno sulla carta ha visto nascere la società operativa (con sede rigorosamente in Germania) che sarà chiamata a realizzare i carri e farli marciare entro il 2040. Dopo anni è stato deciso di affidare a Berlino la guida del progetto, mentre Parigi ha assunto il ruolo di responsabile del programma per il caccia di sesta generazione Fcas (Future Combat Air System). Stando a quanto si apprende, lo Mgcs andrà oltre la costruzione del nuovo carro armato, l’idea è piuttosto quella di realizzare una numero di veicoli interconnessi tra loro con e senza pilota per rivoluzionare il combattimento terrestre, utilizzando non soltanto la potenza di fuoco, ma anche i sensori e l’intelligenza artificiale. A capo della nuova realtà come amministratore delegato è stato nominato l’ingegnere e colonnello della riserva dell’esercito tedesco Stefan Gramolla, figura che ha già svolto ruoli apicali nel settore. Con la creazione del soggetto industriale, ora inizia la fase di negoziato, con i dipartimenti di acquisizione della Difesa di Berlino e di Parigi e con un comunicato ufficiale con cui la Mgcs project company (la società operativa) ha reso noto che saranno definiti gli otto principali pilastri tecnologici del sistema che spaziano dalla struttura del telaio all’armamento, fino alla tecnologia adottata per la protezione dell’equipaggio e del mezzo. Il nodo principale resta la definizione del cannone, per la quale gli ingegneri tedeschi e francesi hanno deciso di sviluppare due diverse soluzioni dalle quali poi sarà scelta quella definitiva. Ovviamente non si tratta di scegliere domani, ma le strade intraprese oggi includeranno un certo numero di aziende europee e ne escluderanno altre. Ursula von der Leyen, che da subito ha spinto per la joint venture tra Francia e Germania, sa bene che se il progetto marcia sarà inserito a tutti gli effetti nel progetto Prontezza 2030 e quindi godrà dei maxi fondi europei. Il tema quindi, vale la pena ripeterlo all’infinito, è cui prodest? Chi ci guadagna? Chi viene escluso. L’Italia per esempio ha chiuso un accordo con Rheinmetall per produrre i propri carri. Si tratta di un progetto che non sarà incluso in quello comune europeo e stando le cose come da annunci non potrà nemmeno essere inglobato per via delle piattaforme digitali. Roma, tramite Leonardo, aveva avviato la discussioni per una partnership con Knds. Poi ha imboccato un’altra strada. Lo scorso ottobre ha costituito una joint venture a Roma con l’obiettivo di produrre 100 carri entro il 2029. A inizio aprile l’ad di Leonardo, Roberto Cingolani, intervistato da Der Spiegel a proposito della collaborazione con il gruppo tedesco, ha definito «una partnership naturale» quella tra due aziende industriali che intendono sviluppare insieme «un sistema di combattimento per i prossimi 40-50 anni, un carro armato connesso a satelliti e droni». Sul confronto tra l’asse Leonardo-Rheinmetall e quello franco-tedesco del Main ground combat system, il manager ha osservato: «La differenza è che il Mgcs è solo un annuncio e noi sappiamo già come dividerci il lavoro nei prossimi 15 anni. Stiamo sviluppando un ordine concreto», ha concluso: «L’esercito italiano vuole modernizzare i suoi sistemi terrestri e ci ordinerà carri armati per oltre 20 miliardi di euro nei prossimi anni».Vero, ma adesso Mgcs non è più solo una idea. Certo i tempi restano il tema focale. L’impiego dei carri Leclerc e Leopard 2 nella guerra in Ucraina ha dato precise indicazioni sull’evoluzione che devono seguire i carri armati, ed esattamente come per i nuovi aeroplani da attacco è risultato evidente che i mezzi corazzati dovranno poter operare collegati in rete tra loro e anche in collaborazione con mezzi privi di equipaggio, comandati da remoto o da algoritmi di Intelligenza artificiale. La connettività con le reti tattiche anche satellitari, la robustezza e invulnerabilità delle comunicazioni radio, la disponibilità di sistemi per le contromisure elettroniche sono ormai una parte determinante delle caratteristiche dei nuovi assetti militari. Ed è qui che rischia di cadere l’asino. L’Italia rischia di avere un prodotto che la renda isolata. O se vogliamo guardare l’altro lato della medaglia, rischia di venire isolata da Francia e Germania, le quali potranno godere dei fondi comunitari. Non conta più il ferro né il motore del carro e nemmeno la parte ottica se poi non è integrato ai sistemi satellitari e all’Intelligenza artificiale. Se l’Ue farà il proprio sistema satellitare (ed è chiaro che anche nelle Spazio la Francia vuole lo ius primae noctis) a noi che cosa resterà? La domanda è retorica. La risposta comunque va data: ecco i rischi della Difesa comune.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.