2024-02-22
Caro Sala, coraggio: può dubitare pure di Pfizer
Il sindaco snobba il rapporto di Iq Air sull’atmosfera di Milano, accusando l’azienda di conflitto d’interessi. Durante la pandemia, però, non ha mai osato mettere in discussione la buonafede delle case farmaceutiche.Resta sempre valida la legge di Henry Kissinger secondo cui gli Stati non hanno «né amici permanenti né nemici permanenti: hanno solo interessi». Stiracchiando appena il concetto, si può affermare che oggi il potere non ha certezze permanenti da esporre, solo interessi da difendere. Ergo, in nome dell’interesse, la certezza può rovesciarsi: la realtà è un orpello, la verità è transitoria, un dogma di fede può trasformarsi alla bisogna nel suo contrario. Un esempio molto efficace e concreto di questa tendenza lo ha fornito il sindaco di Milano, Beppe Sala, quando ha dovuto esprimersi su una controversia riguardante l’inquinamento dell’aria nella sua città. È accaduto che Iq Air, un’azienda privata svizzera che produce sistemi di purificazione dell’aria, ha pubblicato una «classifica in tempo reale delle principali città più inquinate» del pianeta. Caso ha voluto che, il giorno della pubblicazione, Milano fosse ben piazzata sul podio del disonore, al terzo posto dietro a Chengdu in Cina e a Lahore in Pakistan. Sala non ci ha visto più. Proprio lui, un sindaco di sinistra che si proclama verde e che tanto insiste sul riscaldamento globale e i suoi rischi, all’improvviso si trovava in equilibrio sull’asse del male. La reazione è stata durissima: «Sono rilevazioni estemporanee, fatte da un ente privato che ogni tanto tira fuori questa cosa qua», ha dichiarato Sala furibondo. Il primo cittadino milanese si è detto «seccato di dover rispondere a domande su questioni che non esistono. Noi stiamo lavorando per migliorare l’aria, punto». Quel che proprio non gli andava giù, ha dettagliato, era il fatto che «tutti andiamo dietro a una notizia fatta da un ente privato con nessuna titolarità… Ma dai, parliamo di cose serie. Questa non è una cosa seria, non è un’analisi seria».L’aspetto interessante della faccenda è che Sala poteva persino avere ragione. Se una società che si occupa di purificazione d’aria pubblica una classifica delle città in cui l’aria è più sporca, ovviamente non lo fa per amore della scienza e della verità. Lo fa con tutta evidenza per poter convincere potenziali clienti a comprare un impianto di purificazione e avrà tutto l’interesse ad allarmare la popolazione affinché questa sia più motivata all’acquisto. Ed ecco che arriviamo al punto nodale della faccenda. Non soltanto i dati sono interpretabili: anche le fonti che li producono possono (e devono) essere messe sotto esame. I conflitti di interessi esistono, e troppo di frequente influenzano le indagini che si avvolgono nell’autorevolezza scientifica. Una statistica o uno studio presentato da un ente privato, i cui interessi sono ben visibili, va preso con le molle, o per lo meno va sottoposto al sacrosanto vaglio del dubbio e della ragione. Il fatto è che in alcuni frangenti questo non è affatto possibile; non è concesso, e chi prova a farlo viene sanzionato o bollato quale miscredente, traditore, nemico della scienza. Pure quando la stessa scienza è ridotta ad ancella dei potentati economici o della politica. La mente corre ai giorni del Covid, quando era impossibile contraddire esperti e medici che - alla stregua di santoni - apparivano in televisione per celebrare la bontà di un prodotto sfornato dalle stesse case farmaceutiche che fino a poco prima li sovvenzionavano. All’epoca c’era da distribuire il vaccino, e da onorare pesanti contratti siglati - guarda caso - con le stesse case farmaceutiche su cui non si poteva proferire verbo, motivo per cui il dubbio, la ragione e il discernimento potevano agilmente finire nella spazzatura.Un analogo discorso si può fare a proposito di istituzioni come l’Organizzazione mondiale della sanità, che è finanziata per lo più da privati, ad esempio da una personalità come Bill Gates. Uno che ha qualche interesse anche nella diffusione dei sieri, e di cui si potrebbe a buon diritto mettere in discussione la buona fede. Eppure, se l’Oms si esprime su una pandemia e i metodi per contrastarla, guai ad alzare il ditino: si rischia immediata scomunica.Ci si domanda allora: ma perché, se mette in difficoltà un politico molto sensibile (per usare un eufemismo) alle imposizioni del pensiero dominante, un dato si può contestare o addirittura rifiutare e se, invece, serve per opprimere un’intera popolazione, non si può nemmeno tentare di contestualizzarlo? La domanda è retorica, poiché sappiamo come vengono utilizzati i dati di questi tempi: sono la lingua sacra della religione del progresso, e solo i sommi sacerdoti e gli eletti possono scandagliarne le profondità. Se c’è da imporre un limite di velocità a 30 all’ora o una nuova restrizione utile alla «riduzione delle emissioni», allora ogni studio è accettabile, ogni ricerca è benemerita. Si ripete che «la scienza si è già espressa, ha già deciso» (frase ricorrente ogni volta che si discute di riscaldamento globale). E figurarsi se qualcuno può permettersi osservazioni che odorino di dietrologia. Se però entra in gioco un interesse politico predominante, ecco che le carte in tavola cambiano e tutto diviene discutibile.Ogni volta si ribadisce la medesima logica: gli illuminati raccolgono la voce della divinità, e tocca ascoltarli. Quando forniscono indicazioni contraddittorie, occorre avere ancora più fede: per rispettare i comandamenti serve un cuore puro. Molto più puro dell’aria di Milano.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)