2021-06-21
Caro Giovannini, lei è il migliore, ma a fare cosa?
Caro ministro Giovannini, le scrivo questa cartolina perché ho letto che, incredibilmente, i suoi amici del Pd la stanno attaccando. Non solo perché lei come ministro dei Trasporti non starebbe facendo un granché (unico suo merito: non far rimpiangere il predecessore Paola De Micheli, ma per quello sarebbe bastato anche un carciofo lesso) ma anche perché le uniche notizie che arrivano dalle sue parti non sarebbero molto incoraggianti. A parte l'accordo finale sulle autostrade, che ha finito per far ricchi i Benetton, e che non le può certo essere imputato; a parte qualche pasticcio sulle altre concessioni (vedi Gavio); ora ci sono pure le polemiche sul porto di Ancona dove il suo prescelto avrebbe un curriculum così discutibile da essere bloccato dai suoi stessi alleati. A questo punto io mi chiedo: ma possibile che nessuno riesca a comprendere fino in fondo le sue straordinarie capacità?Questo è uno dei grandi misteri italiani. Perché indubbiamente lei è bravo. Bravissimo. Uno degli ottimi. Forse il migliore. Soltanto che nessuno ha mai capito perché. Il suo curriculum è impressionante, denso com'è di advisory board, global commission, high level expert group, expert working group di tutti gli enti del pianeta. Non c'è comitato di competenti in cui lei non si sia infilato. Persino il re del Buthan l'ha voluto nel suo consiglio per l'elaborazione di «un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile». Lei è il prezzemolino internazionale, il tocco professorale di ogni commissione creata nel mondo per rispondere a quel noto principio politologico per cui se hai problema cerca di farlo dimenticare, se non riesci a farlo dimenticare seppelliscilo in una commissione (di cui Giovannini molto probabilmente fa parte).Di tanto in tanto anche l'Italia per la verità si ricorda di avere un cervello così illuminato come il suo e cerca di sfruttarne i bagliori di intelligenza. Purtroppo senza grande fortuna. Ci provò Napolitano a inserirla nel comitato di «saggi», senza risultati. Allora il premier Letta la nominò ministro del Lavoro, senza che lei riuscisse a lasciare un segno concreto. Prima ancora Berlusconi l'aveva scelta in una task force contro l'evasione fiscale, provocando però soltanto l'entusiasmo della medesima evasione fiscale. Non un granché insomma.Il massimo però lo diede quando fu nominato nel 2012 a capo della commissione che doveva tagliare i vitalizi. Lei chiamò a sé alcuni cervelloni al suo pari, statistici, economisti, cattedratici illustri. Vi chiudeste in conclave per quattro mesi. Poi ve ne usciste fuori con un documento finale di 37 pagine pieno di formule astruse (pagina7: Vrt=PilGt+PilFtt+PilSt+PilBt+PilO+PilAt; pagina 11: ROct=Rlt+(Osi*pOSLlt)=CLi-(Osi*pOSDlt); e altre simili) per poi concludere: «Nonostante l'impegno profuso la commissione non è in grado di effettuale il calcolo con l'accuratezza richiesta». Quattro mesi di lavoro, i cervelloni fumanti, le formule impossibili, per concludere che non si possono tagliare i vitalizi? Chi firma un fallimento del genere in un Paese normale viene mandato a pelare le patate. Da noi, invece, diventa ministro dei Trasporti nel governo dei migliori. E tutti ripetono che è molto bravo. E noi non mettiamo in dubbio, caro ministro. Lei dev'essere bravo davvero. Ma, di grazia, a fare cosa?
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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