2019-06-02
Caro Gad, perché non fai vedere il tuo contratto?
Di buon mattino, Gad Lerner si è dato da fare per contenere le reazioni di chi paga il canone Rai alla notizia, pubblicata in esclusiva dalla Verità, del costo per cinque puntate in seconda serata dell'Approdo. Trecentomila euro sono una bella somma, che gli operai (nome di una non proprio fortunata serie di puntate che il giornalista ha condotto sempre sulla televisione pubblica nel 2017) non vedono in una vita. Il collega di Repubblica invece li vedrà in cinque settimane per un'oretta e mezza di trasmissione. Mica male no? (...)(...) Non male anche la reazione delle persone normali alla notizia che il blasonato collega incasserà dall'ex Telekabul di curziana memoria il lauto compenso.Dunque, come dicevo, di buon mattino Gad si dà da fare per cercare di smentire. Ma la sua non è una smentita. No, il commentatore radical-chic non smentisce: esulta. Via Twitter esordisce con «Evviva! @Belpietrotweet mi ha dato l'aumento, 60 mila euro a puntata…o sarà la sua ennesima #Fakenews? Voi che dite?». I punti di domanda sono necessari, perché non si sa mai che il sottoscritto se la prenda e metta in mano la faccenda agli avvocati, come sono soliti fare i compagni, in particolare i giornalisti di sinistra. Ma, affari legali a parte, se c'è uno che può rispondere alla domanda che Lerner ha lanciato con un tweet è proprio lo stesso Lerner. Il quale non deve interrogare gli internauti, ma basta che dia uno sguardo al suo contratto e sono certo sarà in grado di dare una risposta precisa circa il compenso e il costo della trasmissione che la Rai gli ha affidato. Alla Verità ne risulta da fonte qualificata una, e l'abbiamo fornita ai lettori, pronti a ribadirla anche oggi. Ma il tema non è l'entità della somma, che pure mi pare ragguardevole, quanto il paragone con ciò che la stessa Rai paga ad altri conduttori per trasmissioni di maggior successo. Ieri abbiamo infatti confrontato il costo a puntata dell'Approdo con quello di Porta a Porta, il programma in onda su Rai 1. La cifra, abbiamo scritto, è esattamente il doppio. Notizia che qui conferma lo stesso Bruno Vespa, il quale precisa che se anche il compenso di Lerner fosse di 14.000 euro a puntata (resta da capire se netti o lordi), si tratterebbe pur sempre del 40-45 per cento in più di quanto percepito da lui. Inoltre Vespa conduce una trasmissione che in seconda serata su Rai 1 fa il 12 per cento, mentre risulta che l'ultimo programma di Lerner su Rai 3 abbia racimolato appena il 3 per cento, chiudendo nel maggio dello scorso anno con poco più di 600.000 spettatori.Perché allora, per dei programmi che certo non conquisteranno l'Oscar dello share, la Rai paga a Lerner un compenso superiore a quello di Vespa, che pure da anni intrattiene al meglio gli ascoltatori della Rai? Qual è il parametro che porta a ritenere il barbuto comunista con il Rolex, come ormai egli stesso si autodefinisce, più apprezzato - per lo meno nella retribuzione - del collega di Rai 1?Intendiamoci: io non sono per la compilazione di liste di proscrizione. No, quella è una specialità di Lerner, che dovendo svolgere sulla televisione di stato un servizio pubblico, si preoccupa di scrivere su Repubblica chi sia da eliminare e chi no e, ovviamente, quelli da bandire sono tutti giornalisti che non militano a sinistra, tra i quali non poteva mancare il sottoscritto.No, non voglio cacciare nessuno. Mi domando solo perché viale Mazzini paghi Lerner più di Vespa e, di concerto, mi interrogo su un altro aspetto. Ma se il simpatico giornalista, noto per aver sorvolato le campagne del Piemonte disastrato a bordo dell'elicottero di Gianni Agnelli e aver solcato i mari con lo yacht di Carlo De Benedetti, non brilla mai quanto ad ascolti, al punto che le sue trasmissioni oscillano fra il 3 e il 5 per cento, perché la tv di Stato continua ad affidargli programmi che la maggioranza dei telespettatori disdegna? Il collega ha lavorato per La 7 e a un certo punto Urbano Cairo lo spostò in una fascia in cui non facesse danni, sostituendolo con il più spigliato Corrado Formigli. Dopo una serie di puntate al 3 per cento, anche la seconda serata della tv generalista sembrò troppo e Lerner approdò su Laeffe, cioè la televisione della Feltrinelli. Esperienza durata senza fasti una sola stagione, ma chiusa quella, grazie a Daria Bignardi, rifece capolino sulla Rai, da cui se ne era andato ai tempi delle vacche grasse della tv di Colaninno, con i risultati che sono noti. Ecco, c'era proprio bisogno? Capisco che Lerner, avendo detto addio a Repubblica perché il giornale non gli dava il giusto risalto e l'adeguato compenso, fosse in cerca di uno stipendio, ma perché se il collega è di sinistra se ne deve sempre fare carico la Rai?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)