2025-01-20
Caro Gabrielli, sul caso Ramy ritenti. Forse sarà più fortunato
Caro Franco Gabrielli, caro consulente del sindaco Sala, le scrivo per ringraziarla: ancora una volta ha dato prova della sua grande competenza. «L’inseguimento dei carabinieri al Corvetto non è stato condotto in modo corretto», aveva proclamato in grande fretta. L’altro giorno la Procura ha smentito: «L’inseguimento dei carabinieri al Corvetto è stato condotto in modo corretto». E così anche questa volta è risultato chiaro che possiamo fidarci di una persona come lei che, ricordano le agiografie, ha sempre superato tutti quelli che si è trovato di fianco. Per esempio alle elementari andava a scuola con Giorgio Panariello. Ma ora lei fai molto più ridere.Del resto ci vuole talento per ridursi da capo della Polizia a reggicoda di Beppe Sala. Il sindaco di Milano per mesi era andato in giro a raccontare che il problema sicurezza non esisteva, poi quando nell’ottobre 2023 s’è reso conto delle minchiate dette ha cercato una foglia di fico. Molto foglia, ma soprattutto molto fico. In un anno e mezzo, infatti, lei non ha combinato nulla però si è pavoneggiato assai. Parlare è il suo mestiere. Come quando nel 2017 misero una bomba davanti a una caserma dei carabinieri e lei, da capo della Polizia minimizzò: «È più grave la piazzata dei manifestanti sotto la redazione di Repubblica». Più grave una «piazzata» sotto un giornale che una bomba contro una caserma?, le chiesero. Possibile? E lei, il giorno dopo: «No, si equivalgono».Da capo della Polizia lei è stato indulgente con gli immigrati e durissimo con gli italiani. Quando, per lo sgombero di un palazzo a Roma occupato da 800 eritrei, alcuni poliziotti usarono parole un po’ forti, riprese anche in quel caso da un video, si fece subito intervistare dal Corriere per condannarli (dev’essere un vizio). Quando invece diedero manganellate ai cittadini che protestavano contro un centro di accoglienza, nessuna censura. Anzi, se la prese con i cittadini: «Non si può lasciare che sia la gente a decidere», disse. Un uomo democratico, insomma. Ed è per questo che lei è l’idolo del Pd.Viareggino di nascita, 65 anni, laureato in giurisprudenza, un’intera carriera all’interno degli apparati di Stato, dalla Digos al Sisde, prefetto dell’Aquila, poi di Roma, infine capo della Polizia, lei è diventato sottosegretario con delega alla sicurezza nel governo Draghi. Memorabile in quelle vesti la conferenza stampa con cui rivelò l’esistenza di dossier dei servizi segreti con l’elenco dei «putiniani». Una specie di lista di proscrizione con avallo istituzionale, insomma. Da prefetto di Roma invece non si è accorto del funerale show dei Casamonica con tanto di lanci di petali dagli elicotteri: «Vicenda gravissima», ha detto, dimenticando di esserne uno dei principali responsabili.Più volte nominato commissario per le emergenze, poi capo della Protezione civile, ne ha approfittato per trovare lì una nuova moglie, oltre che nuove interviste. Non sempre fortunate, purtroppo. Come quando stilò la sua personale classifica dei terremotati dicendo: «Gli emiliani meglio degli abruzzesi». Non proprio elegante. Ci è piaciuta invece l’intervista dello scorso ottobre quando alla domanda: «Che cosa le piacerebbe?», ha risposto: «Ragionare». In effetti, è una cosa che servirebbe. Ritenti, sarà più fortunato.
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