2024-08-26
        Caro Conte, flirti pure col Pd, ma non dica balle
    
 
Caro Giuseppe Conte, le confesso che la crisi coniugale tra lei e Grillo mi entusiasma poco. Sinceramente non vorrei intromettermi nelle vostre beghette domestiche. Ma ieri mattina, dopo aver letto la sua intervista a Repubblica, sparata con titolone a tutta prima pagina («Grillo, non frenare i 5 stelle»), mi è venuto da scriverle questa cartolina. E non tanto perché mi fanno sorridere i suoi appelli al fondatore a «non condizionare» il Movimento che ha creato (che deve fare? Dissolversi? Seppellirsi?) quanto la sua esaltazione della «costituente dal basso» dei 5 stelle, che lei definisce come un evento storico, un processo inarrestabile e senza precedenti. Verrebbe quasi voglia di crederle, come quando durante la campagna elettorale raccontava del superbonus e diceva: «Tutto gratis». O come quando all’inizio della pandemia diceva: «Se arriva il virus, siamo prontissimi». Del resto si sa che lei ama la verità in modo inversamente proporzionale alla pochette. Anche se adesso la pochette la nasconde un po’, perché da quando si è trasformata da avvocato dei ricchi ad avvocato dei poveri, le sembra meglio presentarsi descamisado. Però, ecco, le vorrei gentilmente chiedere di non esagerare con questa ennesima messinscena di democrazia diretta: e va bene che, non si sa come, è riuscito a trasformare il Movimento in un partito personale, ma adesso usare il coinvolgimento dei cittadini e le illusioni di partecipazione come tappetino per la propria solenne incoronazione, mi pare un po’ troppo. Perfino per lei.Lo so che fino ad ora le è sempre andata bene. Dall’Alpa all’omega, è riuscito a passare indenne attraverso tutto. I governi con la Lega, i governi con Draghi, soprattutto i governi suoi, i dpcm, la pessima gestione della pandemia, le truffe del reddito di cittadinanza. Approvò e sostenne i decreti Salvini, poi quando Salvini fu processato seppellì la memoria sotto una sfilza di non ricordo. «Mai con il Pd», disse prima delle elezioni del settembre 2022. E ora è lì che scodinzola dietro Elly Schlein. Gliele perdonano tutte, anche le gaffe, come quando ha confuso il delitto Matteotti col «delitto Andreotti», e poi ha detto che il deputato socialista «subì un attentato a Bologna nel 2026». O come quando si è autonominato «presidente della Repubblica» e poi ha detto che un «congiunto» di Mattarella era stato ucciso dalla mafia (si era dimenticato il nome, e soprattutto che era il fratello). Per non dire del suo slalom fra i congiuntivi: «Non indulgi», disse una volta a Myrta Merlino. E poi «gli immigrati vadino».Chiunque sarebbe stato crocifisso per molto meno. Lei no, lei la scampa sempre. Con quel sorriso da pugliese furbetto, il ciuffo con la lacca al posto giusto, l’aria di chi la sa lunga anche se in realtà non sa niente, esce sempre impunito. Ma, per l’appunto, non esageri. La costituente dal basso che deciderà la linea («Non voglio in alcun modo condizionarne l’esito») è una bugia troppo grande anche per lei. Se vuole chiudere la stagione dei 5 stelle, liquidare Grillo, abbattere i vincoli storici (due mandati) e allearsi stabilmente con il Pd, lo faccia. Ma in modo chiaro. Senza prendere in giro i cittadini con la democrazia diretta. Ha sempre dimostrato di sapere raccontare palle. Per una volta dimostri di averle.
        Edmondo Cirielli (Imagoeconomica)
    
        Il palazzo dove ha sede Fratelli d'Italia a Parma
    
        Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)
    
        Giuliano Pisapia, Goffredo Bettini, Emma Bonino e Anna Paola Concia (Ansa)