
Caro Pierpaolo Bombardieri, caro segretario Uil, le scrivo questa cartolina perché così almeno c’è qualcuno che scrive di lei.
E non solo di Maurizio Landini. Le confesso che ogni volta che la vedo mi chiedo come faccia a rimanere così placido e rubicondo davanti alla quotidiana umiliazione: tutti a parlare dello sciopero di Landini, della piazza di Landini, della rivolta di Landini... E lei sempre lì, in un angolo, un po’ dimenticato, come un calimero sindacalista. Il segretario della Cgil si prende la scena, lei sta un passo indietro. Lui sfida il governo, lei fa il suo Sancho Panza. Lui ha l’aria di uno che vuole apparecchiare la rivoluzione. Lei al massimo ha l’aria di uno che vuole apparecchiare la tavola. Lotta dura, pastasciutta senza paura.
Le confesso che mi fa un po’ tenerezza. Quando va in tv, non buca. Quando dà interviste, non se lo fila nessuno. Ho controllato le citazioni degli ultimi due mesi su tutti i quotidiani italiani: Landini 1.342, lei 543. Ma non è tanto la pochezza numerica che colpisce. È la pochezza dei contenuti. Alcune sue frasi cult: il governo «deve riflettere», bisogna «ascoltare la piazza» ma soprattutto «rafforzare la rappresentanza», «riportare al centro la passione per il lavoro», evitare di «destrutturare le relazioni sociali» e «contrastare la precarietà del lavoro». Mi fermo qui altrimenti mi viene la narcolessia. Lei sembra uscito da un documentario degli anni Settanta, quando c’erano Lama, Carniti e Benvenuto. Ecco: lei sembra Benvenuto. Senza esserlo, però. Nemmeno con la minuscola.
Allora mi domando: chi glielo fa fare, caro Bombardieri, di andare dietro all’urlatore Landini? Di fargli da paggetto? Da maggiordomo? Da reggicoda? Qualche settimana fa, collegandosi a Un giorno da pecora, lei ha confessato, un po’ ridendo e un po’ no, che durante gli incontri ufficiali il segretario Cgil non le lascia il tempo di intervenire: «Glielo dico sempre che non deve parlare sempre lui», ha ammesso. Quando Giorgia Meloni ha dovuto annullare l’incontro con i sindacati per un’influenza, Landini è stato chiamato direttamente dalla premier. Lei, invece, da un sottosegretario. Lo vede? È sempre trattato come un due di picche quando la briscola è quadri. Anche quest’ultimo sciopero generale, per dire: il bombardiere della Cgil ha cancellato il Bombardieri della Uil. E allora perché lei continua ad andargli dietro?
Calabrese di Marina Gioiosa Ionica, laureato in scienze politiche, ha iniziato a lavorare come ricercatore in un ente pubblico (Ispesl) così rilevante che è stato soppresso nel 2010. Da sempre nella Uil, è diventato segretario organizzativo (2014), segretario aggiunto (2019), infine segretario generale (2020). Ama la pesca e il basket. E dice di dormire solo cinque ore a notte. Nelle restanti 19 probabilmente lavora molto anche se non si capisce perché dal momento che per l’attuale politica Uil basterebbe il copia&incolla con la Cgil. Ha una figlia, ex Uil anche lei, che ha comprato casa da un ente pubblico, l’Enpaia: 110 mq a Roma, immersi nel verde, fra piscine e campi da tennis, ad appena 250.000 euro. Siccome in Enpaia ci sono rappresentanti della Uil lei è stato accusato di conflitti d’interessi. Davanti alle telecamere ha risposto che il prezzo era giusto perché «c’era il soffitto nero». Risposta non proprio convincente, ma che ci vuol fare? A forza di scimmiottare Landini, lei ora vede neri dappertutto.





