2019-05-06
Cari Lgbt, imparate dai «medievali» a rispettare la libertà degli altri
Ieri, in varie città italiane, si celebra la Festa delle famiglie arcobaleno. E a differenza di quanto hanno fatto gli attivisti gender durante il Congresso di Verona, nessun pro vita disturberà lo svolgimento della kermesse.Ieri, in varie città italiane, si celebra una ricorrenza chiamata «International family equality day». Si tratta di un evento promosso da Nelfa (Network of european Lgbtiq* families associations) e da varie altre associazioni di questo calibro, tra cui Arcigay, Famiglie arcobaleno, Rete genitori rainbow eccetera. In pratica è una Festa delle famiglie (la manifestazione in programma a Torino si chiama proprio così) in modalità arcobaleno. Come ha spiegato Gianfranco Goretti, presidente di Famiglie arcobaleno «a poco più di un mese dal Congresso dell'ultradestra a Verona organizziamo come ogni anno una giornata di incontri nelle piazze, picnic e giochi aperti a tutte le famiglie. Famiglia», ha detto ancora l'attivista arcobaleno, «è un nucleo aperto verso il mondo, le identità esistono solo per essere contaminate: per questo abbiamo scelto come slogan dell'edizione 2019 “Famiglie senza frontiere". Apriamo i nostri porti, ma anche le nostre menti. La stagione dei confini e dei muri è durata anche troppo». Il fatto che siano proprio i militanti Lgbt a mettere in contrapposizione la loro festa con il Congresso mondiale delle famiglie di Verona è piuttosto interessante e suscita più d'una riflessione. La prima è questa. Vi sembra che ci siano stati editoriali indignati, proteste, raccolte di firme, mobilitazioni o altro riguardanti la Festa delle famiglie arcobaleno? Non risulta. È facile immaginare che a qualcuno degli eventi sparsi per l'Italia parteciperanno anche coppie gay che hanno avuto figli facendo ricorso all'utero in affitto, una pratica vietata dalla legge italiana che si può considerare schiavitù allo stato puro, nonché umiliazione e sfruttamento del corpo femminile. Eppure, nessun cattolico, nessun attivista conservatore, populista e sovranista, nei giorni scorsi, ha invocato la censura. A patrocinare la Festa di Torino ci sono il Comune, la Regione, la Provincia. A Modena si è speso il Comune. A Napoli ci sono anche la Croce rossa e l'Università Federico II. Insomma, un po' ovunque le istituzioni si mobilitano per appoggiare gli organizzatori. Per il Congresso delle famiglie di Verona, invece, il patrocinio del ministero della Famiglia si trasformò in un affare di Stato. Intervennero sottosegretari e parlamentari, ci fu una raccolta firme da parte del Pd, la sinistra fece di tutto affinché la manifestazione perdesse il bollino governativo. Già: parlare di famiglia naturale è proibito. Celebrare in piazza pratiche vietate dalla legge, invece, è sacrosanto e merita sostegno in nome «dei diritti» e della democrazia. Tutto questo, ovviamente, non stupisce. Al doppiopesismo progressista siamo abituati da parecchio tempo. Quel che è importante notare, tuttavia, è la diversità di trattamento. Nel nostro Paese esistono partiti, movimenti e associazioni che sono contrari alla diffusione dell'ideologia gender, che non approvano l'utero in affitto, che contestano l'onnipresente ideologia Lgbt. Eppure nessuno ha cercato di impedire la Festa delle famiglie arcobaleno. A Verona, a poche ore dall'inizio della kermesse pro family, un gruppo di sciamannati fece irruzione nella sede organizzativa del Congresso con il chiaro obiettivo di sfasciare tutto. Vi pare che qualcosa di simile si sia ripetuto nei confronti della rassegna Lgbt? Avete forse letto comunicati stampa in cui si spiega che i partecipenti alla Festa delle famiglie arcobaleno sono dei mostri che sfruttano le donne indigenti dei Paesi in via di sviluppo? Niente di tutto ciò. Parlando di Verona, il vicepremier Luigi Di Maio disse che nella città veneta si sarebbero riuniti degli sfigati. Nel momento in cui scriviamo non ci pare che Matteo Salvini, Simone Pillon, Giorgia Meloni o altri oppositori dell'ideologia gender abbiano proferito insulti nei confronti dei genitori gay e dei loro sodali. Infine, non abbiamo notizia di cortei di protesta, di bellicose contromanifestazioni e di mobilitazioni internazionali da tenersi nelle città che ospitano le varie famiglie omo. Sarebbe opportuno che i militanti Lgbt, le loro associazioni e tutti coloro che sono soliti strapparsi i capelli per le sorti della democrazia tenessero conto di questa situazione. Nel caso di Verona abbiamo assistito alla fiera dell'inciviltà, dell'insulto e dell'odio. Ora invece troviamo rispetto e democratica tolleranza di opinioni e posizioni diverse, per quanto possano apparire inaccettabili. La senatrice del Pd Monica Cirinnà, quella del cartello «Dio, patria, famiglia. Che vita di merda», oggi ha qualcosa da imparare. E con lei tutti coloro che, in nome della libertà, sono pronti a tappare la bocca agli avversari politici.