2023-02-03
Introvabili anche i farmaci generici. Con l’inflazione produrli non conviene
Per sopperire alla mancanza di medicinali, Orazio Schillaci invita a usare gli equivalenti. Peccato scarseggino. L’aumento dei costi di trasporto, materie prime ed energia ne ha infatti reso insostenibile la fabbricazione.La carenza di farmaci prosegue senza soluzione di continuità. Il silenzio generale è talvolta interrotto dalle dichiarazioni copia incollate delle autorità sanitarie che si limitano a rassicurare sul fatto che non esista un’emergenza e ad attaccare la stampa che, sollevando il problema, è rea (secondo loro) di provocare le carenze spingendo le persone a far scorta di farmaci. Ammesso che sia vero, è bene sottolineare che, secondo il report Aifa, degli oltre 3.000 farmaci attualmente carenti solo 186 lo sono per «elevata richiesta». Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nell’ultima audizione alla commissione Affari sociali della Camera, ha detto: «Risultano presenti nell’elenco dei medicinali carenti, oltre 3.000 farmaci (tra carenti e in cessata commercializzazione), per i quali è quasi sempre possibile ricorrere a equivalenti, o (nei rari casi in cui questi manchino) all’importazione dall’estero, o alla preparazione galenica». L’affermazione del ministro però è errata: secondo l’ultimo elenco pubblicato sul sito dell’Aifa, si può constatare che i farmaci carenti siano diventati 3.268 e ben 725 di questi non hanno un farmaco equivalente disponibile sul mercato. Quel «quasi sempre» insomma, pare quanto meno fuori luogo. A questo si aggiunge un problema. Dopo le dichiarazioni del ministro, infatti, in molti si sono affrettati a suggerire il ricorso ai farmaci equivalenti (conosciuti anche come generici). Peccato che molti di questi sono scomparsi dal mercato perché la loro produzione è diventata economicamente insostenibile. Ad aggravare la situazione delle carenze infatti, insieme al problema di approvvigionamento delle materie prime e del rincaro dei prezzi dell’energia, ci si mette anche l’inflazione. Adrian van den Hoven di Medicines for Europe, l’associazione dei produttori di farmaci generici dell’Ue, ha dichiarato a Euractiv: «Abbiamo avvertito l’Unione europea a luglio e a settembre (2022, ndr) che le catene di approvvigionamento sono molto stressate e che il rischio di carenza di farmaci è molto alto». Infatti l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, unito a un complesso regime di prezzi, ha creato una combinazione pericolosa per l’industria dei farmaci generici. Tradotto: molti farmaci generici a basso costo non sono più economicamente sostenibili da produrre e, quindi, non più disponibili sul mercato.Per fare un esempio, in Belgio un medicinale senza brevetto su cinque, di quelli disponibili sul mercato un anno fa, oggi non esiste più. Tanto che le autorità a fine gennaio hanno stabilito di vietare l’export dei farmaci essenziali soggetti a carenza. L’interdizione all’export, prescrive il decreto, scatterà ogni volta che la Famph (l’Aifa belga) riterrà probabile o certa l’indisponibilità di uno di questi prodotti per un periodo di almeno un mese. «È nostra responsabilità garantire che i pazienti non siano costretti a interrompere le terapie», ha detto il ministro della Salute, Frank Vandenbroucke. Parole un po’ diverse da quelle pronunciate dal nostro Schillaci.L’industria dei generici ha chiesto un adattamento dei prezzi all’inflazione in tutti i Paesi europei, ma finora solo in pochi hanno risposto positivamente. «Al contrario - denuncia van den Hoven - Francia e Regno Unito stanno riducendo ulteriormente i nostri prezzi attraverso tasse di recupero in cui l’intera industria farmaceutica paga per l’eccesso di spesa causato da alcuni farmaci costosi». Van den Hoven ha poi spiegato che uno studio della Commissione sulle gare d’appalto per i farmaci mostra che solo il 24% delle gare include la sicurezza dell’approvvigionamento come criterio, e questo vale soprattutto per le gare relative ai vaccini. «Per i farmaci generici, invece, le gare si basano solo sul prezzo più basso», ha affermato.Una soluzione potrebbe essere quella di prendere spunto dall’esempio canadese: in Canada infatti, si applica la «politica della scala» in cui i prezzi scendono quando ci sono molti produttori di farmaci generici sul mercato per aumentare quando ci sono pochi produttori sul mercato. Il problema che abbiamo in Europa, secondo Medicines for Europe, è che: «Se un Paese paga per una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti, ma il suo vicino riduce ulteriormente i prezzi, non ci sarà alcun miglioramento della sicurezza degli approvvigionamenti per l’Europa perché le politiche si annulleranno a vicenda».Insomma, di politiche europee non si parla neppure e se le soluzioni italiane alla carenza di farmaci continuano a essere l’importazione dell’estero, quando vediamo che gli altri Paesi cominciano a vietare le esportazioni dei farmaci strategici, e il ricorso ai farmaci generici (o equivalenti) quando abbiamo visto come questi rischino di sparire anche a causa dell’inflazione, si può certamente dire che si tratti di una strategia totalmente miope ed errata. Certo rimangono le preparazioni galeniche, quelle si. Così potremo tornare definitivamente nel Medioevo.
Jose Mourinho (Getty Images)