2020-12-28
Gentile Ursula, si può dire che è meglio Trump?
Ursula von der Leyen e Donald Trump (Ansa)
Cara Ursula von der Leyen, mi perdoni se oso rovinare la festa, ma le feste europee non mi hanno mai convinto. Abbia pazienza, ma ne abbiamo viste troppe di celebrazioni che poi in realtà erano fregature.Ricordo ancora quel 31 dicembre 2001 quando i giornali titolavano felici: «Via alla festa dell'euro» (Corriere della Sera) o «Festa per il Capodanno dell'euro» (La Stampa) e Romano Prodi, che sedeva sulla sua poltrona, parlava di «una nuova epoca» che avrebbe creato «un forte spirito di identità europea». Si è visto come è andata a finire. Al posto dell'identità europea è arrivato il massacro della Grecia. E l'unica festa è stata quella fatta a lavoratori e pensionati di tutto il continente.Poi ricordo le feste del 1° maggio 2004, quando l'Unione europea allargò i confini a Est passando da 15 a 25 Paesi in un colpo solo. Furono concerti e fuochi d'artificio, e ancora Prodi gongolante con toni profetici. Anche lì, però, fu un inganno: sapevate benissimo, infatti, che quella decisione sarebbe stata negativa per tutti. Perché accogliere nuovi Paesi, e così diversi, dentro un'Unione per nulla unita, era folle. E le conseguenze le stiamo pagando ancora oggi, basta vedere i rallentamenti nelle discussioni sul Recovery Plan.Ora è evidente a tutti che l'inizio delle vaccinazioni, di per sé, è una cosa positiva. Ma la parata in salsa di Bruxelles, il suo discorsetto sul radioso futuro dell'Unione, le tonnellate di retorica europeista con cui si adorna quest'operazione sanitaria mi indispongono assai. Perché vede, cara Ursula, i fuochi d'artificio non riescono a nascondere i problemi reali. Inutile che continuiate, nelle segrete stanze dell'Ue, a pensare di poter trattare i cittadini come bambinoni un po' imbecilli, che si distraggono facilmente, basta convincerli a fare un giro sulla giostra. Siamo adulti. E vorremmo essere trattati come tali.I cittadini europei adulti, per dire, vorrebbero sapere perché voi avete puntato tutto sul vaccino AstraZeneca, che è quello a tutt'oggi più indietro, meno disponibile e con più problemi. Perché l'Ue si è fatta battere ancora una volta da russi, cinesi e americani, e se non ci fossero questi ultimi, con i farmaci finanziati dall'odiato Trump, con il cavolo che cominceremmo le vaccinazioni. I cittadini europei adulti vorrebbero sapere perché abbiamo scelto il cavallo sbagliato. Perché con tutti i nostri esperti, comitati e organi specializzati, ci siamo dimostrati gli ultimi del mondo. E se, in questo quadro, ha ancora senso garantire la segretezza dei contratti Ue, per altro siglati con i nostri soldi. Poi i cittadini europei adulti vorrebbero sapere anche qualcosa sul futuro economico e politico che avete in mente, perché è evidente a tutti che «i Paesi della zona euro non possono permettersi di rimanere impantanati nell'attuale limbo» (Stephanie Kelton). Avete un'idea oltre alle cerimonie ufficiali? E qual è? Possiamo saperla? O ci pioverà sulla gola, come sempre, come una mannaia, appena spente le luci dello show?
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
Continua a leggereRiduci