2022-12-30
Il Capodanno in tv tra film e musica
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L'allestimento del palco a Perugia per «L'anno che verrà» (Ansa)
È una tradizione, un’abitudine. Forse, solo un bisogno, dettato dalla necessità di non perdere il giusto conteggio, il countdown alla mezzanotte. Da una parte RaiUno, con L’anno che verrà, dall'altra Canale 5, con il Capodanno in musica. Il format è pressoché identico: una piazza gremita, una scaletta musicale e un presentatore, volto noto del Gruppo di riferimento, a far scorrere le ore.Diciamolo: trovare un Capodanno televisivo che sia all’altezza, non già delle aspettative personali di ogni spettatore, ma del tempo presente è pressoché impossibile. Eppure, qualcosa impone di accenderla la televisione, di lasciare che un cicaleccio di sottofondo – benché sgangherato – accompagni le cene casalinghe, renda più rumorose le risate fra amici, i brindisi in famiglia. È una tradizione, un’abitudine. Forse, solo un bisogno, dettato dalla necessità di non perdere il giusto conteggio, il countdown alla mezzanotte. Poco importa, spesso, se il suddetto conteggio sia sbagliato, sia trash, sia inopportuno. Contare, il bicchiere in mano e lo spirito galvanizzato dalla prospettiva di un anno nuovo, è un’urgenza. Perciò, ben vengano le piazze Rai e Mediaset, i Capodanni della generalista, pronti a ripetersi una volta di più. E ad avere, una volta di più, poche alternative da temere. Il Capodanno, che pur offre qualche film scelto fra i sempreverdi (Gli Aristogatti su RaiDue, Mrs. Doubtfire su Italia1, Capodanno a New York su Netflix), è l’unico giorno, l’unico evento che abbia bisogno di essere consumato live. Non c’è differita o replica o visione on demand che possa avere senso. Bisogna viverlo il Capodanno, in diretta e con tutto quel che la diretta impone. La scelta, dunque, è obbligata, perché due sono le emittenti televisive che da tradizione coprono la festa. RaiUno, con L’anno che verrà, Canale 5, con il Capodanno in musica. Il format è pressoché identico: una piazza gremita, una scaletta musicale e un presentatore, volto noto del Gruppo di riferimento, a far scorrere le ore. RaiUno, ancora una volta, ha scelto Amadeus, alla sua ottava edizione. Il direttore artistico di Sanremo, a Perugia, dirigerà un walzer di ospiti e cantanti. Nino Frassica e Umberto Tozzi, Gabriele Cirilli e Iva Zanicchi, poi i Ricchi e Poveri, Dargen D’Amico, Donatella Rettore, Raf, Nek, Noemi. Nomi più istituzionali, lontani – in larga parte – da quelli che Mediaset ha chiamato a sé. Federica Panicucci, la cui diretta da Genova sarà arricchita da collegamenti con altre piazze, con Bari e Matera, ha pochi cantanti del passato, Riccardo Fogli, Patty Pravo, Roby Facchinetti e Fausto Leali. I più sono roba degli ultimi anni, figli dei talent e delle mode. Ci sarà Baby K a Genova, i The Kolors e Sergio Sylvestre. Poi, Rkomi, La Rappresentante di Lista, GionnyScandal, Fabio Rovazzi, Erwin. La scelta, dunque, sarà quella di ogni anno: il tradizionalismo di RaiUno, con il suo incedere più formale, oppure il tentativo d’innovazione di Mediaset, un tentativo che nelle ultime edizioni è sfociato, però, in uno spettacolo tremendo, lontano dalle nuove frontiere che avrebbe dovuto abbracciare e vicino – ahinoi – al solito tran tran da simil-varietà, trash e sguaiato.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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