2021-01-03
Caos vaccinazioni. Mancano le siringhe e si reclutano medici in pensione
Ignote le offerte delle agenzie interinali vincitrici e l'elenco dei centri designati per la somministrazione: «È in divenire».La rivista «Science» ha approfondito i dati sulle anafilassi sollevando importanti dubbi.Lo speciale contiene due articoli.Il commissario straordinario Arcuri ha dichiarato che «a cavallo tra il secondo e il terzo trimestre saremo potenzialmente in condizione di vaccinare la totalità della popolazione», ma a questi ritmi sarà un miraggio riuscire a iniettare il farmaco al 50% degli italiani, come ipotizza il piano «strategico». Per farlo, bisognerebbe essere partiti subito con più di 100.000 vaccinazioni al giorno, sette giorni su sette, e da febbraio prevederne 200.000 visto che servirà il richiamo. Invece procediamo con numeri ridicoli. Su 469.950 dosi a nostra disposizione dal 31 dicembre, ieri pomeriggio ne erano state utilizzate appena 48.416. La Provincia autonoma di Trento aveva provveduto alla somministrazione del 34,8% dei quantitativi ricevuti, l'Abruzzo al 3,6%. Per le altre Regioni si andava dal 3% della Lombardia al 15,5% del Veneto, o al 9,2% della Campania. Nel frattempo, in Germania erano già arrivati a quota 165.575, Regno Unito e Israele superavano il milione di vaccinati, gli Stati Uniti erano a quota 2,8 milioni, la Cina a 4,5 milioni. La Danimarca ha già immunizzato quasi 30.000 cittadini su una popolazione di appena 5,8 milioni, e meglio dell'Italia ha fatto anche il Barhein con 59.351 somministrazioni di farmaci anti Covid. Oltre ai dubbi su quanto vaccino riusciremo ad avere, e se potremo contare su altri 62 milioni di dosi dopo che l'Ema avrà autorizzato il 6 gennaio (ma non è certo) il vaccino Moderna, il problema enorme è la macchina organizzativa che non è decollata. La circolare del 24 dicembre del ministero della Salute sono 58 pagine di approssimazioni, nulla a che vedere con un piano dettagliato che affronti in ogni suo aspetto la complessità di inoculare il vaccino a milioni di persone. Mancano ancora infermieri e medici, indispensabili per una vaccinazione di massa. Molte Regioni segnalano carenze di personale sanitario e di siringhe, alle quali si cerca di sopperire anche con medici in pensione o volontari e con le scorte degli ospedali. E a mancare è anche l'elenco completo dei centri dove il vaccino verrà distribuito. Ieri, la testata ZetaLuiss, informava che alla domanda, il commissario Arcuri ha risposto: ««Ancora in divenire, ragion per cui non si dispone ancora di un'elencazione dei centri vaccinali come richiesta». Ieri sul sito di Invitalia è comparso il decreto di aggiudicazione delle cinque agenzie per il lavoro che dovranno selezionare i 15.000 vaccinatori attesi sul territorio. Si tratta della multinazionale Manpower che effettuerà il reclutamento in Lombardia, Emilia Romagna, Sardegna, Umbria e Valle d'Aosta. Di Randstad Italia per Lazio, Piemonte, Liguria, Provincia autonoma di Trento. Gi Group avrà come area territoriale Campania, Puglia, Marche, Basilicata. Raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) Synergie Italia agenzia per il lavoro (mandante Umana Spa) si occuperà di Sicilia, Toscana, Abruzzo, Provincia autonoma di Bolzano, mentre Rti Etjca (mandante Orienta Spa) cercherà medici e infermieri in Veneto, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Molise. Dal documento della presidenza del Consiglio non compaiono le cifre delle offerte che hanno permesso di scegliere queste aziende, scartando le altre di cui non è stato ancora pubblicato l'elenco. «Non conosciamo le offerte al ribasso, ma possiamo certo parlare con cognizione di causa di denaro che si poteva spendere diversamente», commenta Antonio Di Palma, presidente del sindacato infermieri Nursing up, riferendosi al 5% di guadagno delle agenzie sui 508 milioni di euro stanziati. Il decreto precisa che verrà stipulato l'accordo quadro con gli operatori economici «anche nelle more della verifica dei requisiti di partecipazione alla procedura di gara, in considerazione dell'urgenza della procedura in parola». Di Palma è preoccupato e si chiede: «Che cosa accadrebbe se una delle agenzie, successivamente dimostrasse di non avere i requisiti necessari? Questo passaggio non ci è chiaro. E ancor peggio: che cosa succederebbe se una delle aziende esterne, che ha in carico più di una Regione, venisse rimossa dall'incarico una volta che gli infermieri di un determinato territorio di competenza fossero stati già contrattualizzati? Che fine farebbero questi operatori sanitari?». Saranno infatti le neo prescelte agenzie a stipulare i contratti di nove mesi con 3.000 medici e 12.000 infermieri. Non sappiamo ancora quanti abbiano risposto all'appello di Arcuri: il premier Conte nella conferenza stampa di fine anno ha parlato di circa 22.730 professionisti sanitari, ma attendiamo elenchi ufficiali e le Regioni di provenienza dei candidati, per capire se davvero sono disposti a spostarsi a proprie spese con un contratto di nove mesi. Buio fitto anche sulle aziende che dovevano consegnare le prime siringhe entro la fine dello scorso dicembre ed entro il prossimo 31 gennaio. Nel caos dell'assenza di siringhe, di vaccinatori, mentre nessuno ci rassicura che i farmaci rispetteranno le scadenze concordate (ma il Regno Unito non ha più bisogno dell'Ema e da metà gennaio riceverà 2 milioni di vaccino Astrazeneca), dobbiamo sopportare pure che ministro delle Regioni, Francesco Boccia, ci prenda per i fondelli definendoci «Paese serio» mentre la Germani acquista 30 milioni di dosi in più alla faccia dell'Unione europea.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/caos-vaccinazioni-siringhe-medici-pensione-2649720622.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="anche-gli-scienziati-sono-allarmati-per-le-reazioni-al-siero-della-pfizer" data-post-id="2649720622" data-published-at="1609636004" data-use-pagination="False"> Anche gli scienziati sono allarmati per le reazioni al siero della Pfizer Le gravi reazioni allergiche insorte a seguito della somministrazione del vaccino Pfizer-Biontech sono al centro di un lungo approfondimento pubblicato sul numero di gennaio 2021 dall'autorevole rivista Science. Non esattamente, dunque, quella che si potrebbe definire la bibbia dei «no vax». L'articolo a firma del giornalista scientifico olandese Jop de Vrieze snocciola i primi dati di questa campagna vaccinale negli Stati Uniti e nel Regno Unito, sollevando importanti interrogativi. Né più né meno rispetto a quanto avete potuto leggere su queste stesse pagine nelle settimane a cavallo tra il vecchio e nuovo anno. Cosa sia l'anafilassi lo spiega l'Istituto superiore di sanità: si tratta di una «reazione allergica grave e pericolosa per la vita», causata dal rilascio da parte del sistema immunitario di «una serie di sostanze chimiche che provocano un abbassamento improvviso della pressione sanguigna e una restrizione delle vie respiratorie con blocco della respirazione». Fino al 23 dicembre, su un totale di 614.117 persone vaccinate oltreoceano, erano state osservati 10 casi di anafilassi. Una percentuale solo a prima vista risibile: nei vaccini in commercio le reazioni allergiche gravi sono circa 1 su un milione, mentre per il farmaco Pfizer-Biontech questo rapporto è 15 volte superiore. L'elevata frequenza rispetto alla letteratura scientifica ha convinto l'Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (Niaid) e la Food and drug administration (il regolatore americano) a convocare d'urgenza delle riunioni per discutere del problema e delle possibili soluzioni. Come spiegato sempre da Science in un articolo pubblicato il 21 dicembre scorso, l'indiziato numero uno per le reazioni allergiche gravi sarebbe il polietilenglicole (Peg), una sostanza contenuta in una gran quantità di cosmetici, e utilizzata per migliorare la stabilità e la durata delle nanoparticelle che trasportano il filamento di Rna messaggero vero e proprio «cuore» del vaccino. Se fosse confermato, si tratterebbe di una doppia preoccupazione, dal momento che la molecola sotto osservazione è contenuta anche nella formula sviluppata da Moderna. Fino a qualche tempo fa si pensava che il Peg fosse inerte, ma negli ultimi anni diversi studi hanno confermato la capacità di indurre una risposta da parte del sistema immunitario. In particolare, uno studio condotto nel 2016 da Samuel Lai, ingegnere farmaceutico all'Università della Carolina del Nord, proverebbe che il 7% della popolazione sarebbe predisposto a sviluppare reazione anafilattica a questo composto. Non per niente, a seguito della pubblicazione di questa ricerca diverse aziende hanno deciso di eliminare dalla propria filiera produttiva prodotti contenenti il polietilenglicole. Occorre precisare che il legame tra le reazioni allergiche e il Peg è ancora tutto da dimostrare, e alcuni scienziati sono scettici sulla connessione tra la presenza del composto nel vaccino e i casi di anafilassi occorsi nelle ultime settimane. Tuttavia, il giornalista di Science tiene a precisare che «le aziende erano consapevoli dei rischi». Nel 2018, infatti, Moderna aveva messo nero su bianco circa la possibilità di «reazioni al Peg», mentre lo scorso settembre i ricercatori della tedesca Biontech avevano proposto un'alternativa al polietilenglicole, osservando che il suo utilizzo «avrebbe potuto avere importanti svantaggi in merito all'attività e alla sicurezza». E come messo in luce dalla Verità, già a maggio Moderna aveva avvisato gli investitori dei rischi di reazioni al Peg. Nonostante tutto, sia Pfizer-Biontech che Moderna hanno deliberatamente escluso dalla sperimentazione soggetti con una storia clinica di allergia a questo composto. Una scelta che, alla luce dei casi di anafilassi fatti registrare finora, rischia di avere pesanti conseguenze.