2022-05-13
Caos-corsie per miliardi di promesse mancate
La foto del reparto di pronto soccorso dell'Ospedale Cardarelli di Napoli, 5 maggio 2022 (Ansa)
Dopo 37 miliardi di tagli e investimenti mai attuati, la sanità è al collasso. Più colpiti i Pronto soccorso, con i pazienti ammassati per ore in condizioni critiche. Nonostante le parole di Speranza, gli ospedali sono impreparati a reggere un’eventuale nuova ondataPronto soccorso affollati all’inverosimile, con pazienti lasciati ore, un giorno intero in attesa senza essere visitati e trasferiti in reparto in caso di criticità, dove mancano i posti letto, come si è visto all’Ospedale Caldarelli di Napoli. Anziani parcheggiati in pochi metri quadrati all’urgenza del San Camillo di Roma, nel via vai incessante di codici gialli e rossi che non trovano assistenza. Fila di barelle allineate nel corridoio dell’Ospedale Maggiore di Bologna, dove il Pronto soccorso rimane l’approdo preferito anche da pazienti cronici in cerca di assistenza. Manca il personale, mancano medici e infermieri e i dipartimenti di emergenza sono al collasso in sempre più Regioni. Si arriva a pagare 90 euro l’ora un professionista disposto a coprire i turni di notte nelle strutture per codici bianchi, ossia destinate pazienti con bassa criticità, come accade in Veneto. Per cercare medici vengono utilizzate pure le chat, a conferma dell’urgenza che spinge a reclutare con ogni mezzo e a qualsiasi prezzo. Restano aperte, inquietanti, tutte le incognite sulla professionalità di dottori recuperati non in base alla competenza, mentre dovrebbero essere in grado di individuare necessità assistenziali dei pazienti, indirizzandoli subito nei reparti dove si trovano gli specialisti più adatti. Avevamo segnalato come molte Asl stiano ricorrendo ad anestesisti e rianimatori spesso forniti da cooperative che non risultano avere le carte in regola per selezionare professionisti della sanità. A febbraio, erano ben 18, su 26 Pronto soccorso, quelli che devono ricorrere a cooperative per avere medici e infermieri che coprano i turni. Coop che forniscono personale pure ai reparti di medicina, di ginecologia, ai servizi di urgenza ed emergenza sanitaria. Con l’approssimarsi delle ferie estive, tra personale mancante, circa 4.200 medici che non rispondevano all’appello a fine 2021, dimissionari (circa 100 al mese da inizio anno) o disponibile ma sospeso perché non vaccinato, la situazione diventerà drammatica. «La trasformazione dei Pronto soccorso da strutture deputate all’emergenza e all’urgenza in ambienti inadeguati, insicuri e, non di rado, indecenti, ha la sua prima causa nel fenomeno della lunga attesa di un posto letto che non c’è, a causa dei tagli che hanno introdotto più “moderni” posti barella. In assenza di una contestuale riforma delle cure primarie che ancora latita», rileva Anaao Assomed, il sindacato della dirigenza medica e sanitaria. Sulla situazione nei Pronto soccorso il ministro della Salute, Roberto Speranza, qualche giorno fa ha assicurato: «Ci sarà ancora qualche anno difficile da gestire, ma oggi la lezione del Covid è stata nettissima: dobbiamo invertire la stagione dei tagli, come stiamo facendo, e dobbiamo aprire una nuova grande stagione di investimenti sulla sanità nel suo complesso e, in modo particolare, sul personale sanitario. Abbiamo già iniziato a farlo e lo dicono i numeri». L’allarme che stanno lanciando numerosi ospedali italiani dimostra l’esatto contrario. Dopo aver perso 37 miliardi di euro in dieci anni, dal 2010 al 2019, la sanità italiana annaspa tra strutture e macchinari obsoleti, scarsità di risorse umane, rinvio di consultazioni e interventi chirurgici per mancanza di personale. Infatti, sebbene Pd e Leu promettevano di investire 10 miliardi l’anno negli ospedali, la spesa legata alla sanità è passata dai 123,4 miliardi del 2020 ai 129 del 2021, nel 2022 è scesa a 125 per in futuro attestarsi a 124 nel 2024. Un calo continuo. Mancano anche posti letto in terapia intensiva, nonostante nel luglio 2020 siano stati stanziati 1,5 miliardi per raddoppiarne il numero. E se nel frattempo scoppiasse un’altra emergenza sanitaria? Magari dovuta a una nuova variante che, in una medicina del territorio non ancora potenziata, porterà senz’altro a congestionare le strutture ospedaliere. I concorsi banditi dalle aziende sanitarie sono andati praticamente deserti un po’ ovunque, i turni al Pronto soccorso sono considerati una sciagura per lo stress, la paga bassa e i continui attriti con pazienti esasperati dalle attese fanno scappare i medici dalle emergenze. «La causa dei tempi d’attesa ci è chiara, dipende principalmente dalla carenza dei medici che lavorano nel settore dell’emergenza-urgenza», ammette Raffaele Donini, assessore regionale dell’Emilia Romagna. «Facciamo bandi che vanno deserti», ha aggiunto. «Il Pnrr destina agli ospedali solo pochissime e insufficienti risorse», contestano le trenta società scientifiche riunite nel Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani (Fossc). «Questa crisi, che denunciamo da mesi, è destinata ad aggravarsi». I medici di diverse discipline che ogni giorno curano i pazienti negli ospedali fanno presente che «i posti di degenza ordinaria e di terapia intensiva sono insufficienti, non raggiunge livelli accettabili nemmeno il personale specialistico». L’emergenza dei Pronto soccorso è «la cartina tornasole della crisi profonda che stanno attraversando gli ospedali del nostro Paese», a dispetto delle promesse del ministro della Salute. Oggi si conclude a Bologna Exposanità e Speranza incontrerà i rappresentanti delle professioni e delle associazioni spiegando che «gli investimenti previsti dal Pnrr in assistenza domiciliare e telemedicina ammontano a 4 miliardi di euro e mirano a promuovere la casa come primo luogo di cura». Tutti obiettivi annunciati, che ancora non trovano riscontro in piani attuativi, mentre gli ospedali sono meno pronti di due anni fa a reggere l’urto di una nuova epidemia.