2020-02-18
Cancellata l’Assemblea del popolo. A rischio anche le Olimpiadi di Tokio
La paura da coronavirus fa rinviare il più importante appuntamento annuale del Partito comunista cinese Salta il Salone dell'auto di Pechino. Abolita la maratona amatoriale nella capitale nipponica, test dei GiochiLa banca centrale abbatte i tassi e inietta nel sistema 200 miliardi di yuan di liquidità Il governo vuole tagliare le tasse. Volano le Borse. In quarantena anche le banconote.Lo speciale contiene due articoliAlla fine il coronavirus ha colpito la Cina al cuore del suo sistema. L'Assemblea nazionale del popolo, il principale appuntamento del Partito comunista cinese, è stato rinviato a causa della diffusione del coronavirus. Si tratta della sessione parlamentare più importante dell'anno che di solito è prevista per l'inizio di marzo ma, secondo l'agenzia di stampa cinese Xinhua, l'evento verrà rinviato a data da destinarsi. Come ha spiegato un portavoce del Partito comunista cinese, Zang Tiewei, vista l'epidemia il governo cinese preferisce dedicare tutte le energie a contenere la diffusione del virus, ritardando dunque l'incontro del Partito. Il gigante cinese, insomma, è chiaramente in ginocchio. Mentre il virus rischia di sgretolare persino gli incontri del Partito della Repubblica popolare, è di ieri la notizia secondo cui anche il Salone dell'auto di Pechino è stato rinviato a data da destinarsi. Senza la possibilità di volare o di trasportare merci da e per la Cina, si capisce che l'organizzazione del Salone dell'auto di Pechino - previsto dal 21 al 30 aprile - risulta pressoché impossibile. Del resto ci sono circa 5 milioni di cinesi che, ad oggi, sono confinati e controllati a vista per evitare che il virus si diffonda. Secondo i dati ufficiali (aggiornati a ieri), al momento si contano 1.770 decessi e 70.548 contagiati. Ieri è morto il capo dell'ospedale di Wuhan, ucciso anch'egli dal coronavirus. Il dirigente ospedaliero Liu Zhiming era a capo del Wuchang Hospital e la sua morte fa da seguito a quella di un altro medico dello stesso ospedale deceduto pochi giorni fa.Per tenere sotto controllo la situazione, ieri 1.200 medici professionisti, che costituiscono il secondo gruppo dei 2.600 medici di rinforzo inviati dalle forze armate cinesi, sono arrivati a Wuhan con il compito di prendersi cura dei pazienti dell'Hubei's maternity and child health care hospital presso l'Optics Valley di Wuhan.La situazione è così difficile che ieri l'Organizzazione mondiale della sanità ha inviato una task force per eseguire ispezioni sul campo al fine di prevenire e controllare i focolai del virus. Ieri un portavoce della Commissione sanitaria nazionale ha fatto sapere che una squadra di esperti andrà a Pechino, nella provincia del Guangdong e nella provincia del Sichuan per eseguire i controlli. Del resto già diversi altri appuntamenti, cinesi e non solo, sono stati annullati negli ultimi giorni: è il caso del Gran premio di Formula 1 di Shanghai oppure del Mobile world congress di Barcellona.Va detto, infatti, che l'industria delle quattro ruote risulta tra quelle più colpite dal virus Covid-19. Il rinvio del Salone fa da seguito alla decisione sempre di ieri della Volkswagen di rinviare al 24 febbraio la riapertura, prevista ieri, di alcune fabbriche nate dall'accordo con la Saic Motor.Non va molto meglio alla Toyota. Al momento non è dato quando riaprirà lo stabilimento di Chengdu, nella provincia del Sichuan. Lo stabilimento produttivo Mazda di Nanchino ha invece aperto a ranghi ridotti: la capacità produttiva aumenterà solo nel caso in cui la disponibilità di componentistica salga di conseguenza. Anche fuori dalla Repubblica Popolare cinese molti importanti eventi hanno chiuso i battenti. È il caso della maratona di Tokyo prevista per il primo marzo. La gara, che è una delle maggiori sei al mondo per gli amanti di questa disciplina, è stata annullata solo per i 38.000 atleti amatoriali che dovevano partecipare. Gli atleti professionisti, al contrario, potranno correre, anche se praticamente sotto scorta per evitare che la malattia possa diffondersi. Con questo precedente (solo nel 2012 un'altra maratona, quella di New York venne cancellata a causa dell'uragano Sandy), sono dunque in molti a domandarsi che fine faranno le Olimpiadi di Tokyo previste dal prossimo 24 luglio fino al 9 agosto. D'altronde, la maratona giapponese per molti era considerata la prova generale prima dei giochi olimpici. In aggiunta, ieri sono state annullate anche le celebrazioni per festeggiare il compleanno dell'imperatore Naruhito. Come ha fatto sapere l'Agenzia della casa imperiale giapponese, è stato cancellato il saluto previsto per domenica mattina prossima, in occasione del sessantesimo compleanno dell'imperatore. Come da tradizione, l'imperatore e l'imperatrice Masako avrebbero dovuto salutare per tre volte la folla. Al contrario, non ci sarà alcun saluto «in considerazione del rischio di diffusione del virus» visto che all'evento «partecipano ogni anno molte persone».Ad ogni modo, la Cina continua a buttare acqua sul fuoco. Il nuovo coronavirus «può essere prevenuto ed è curabile», ha detto Guo Yanhong, funzionario dell'amministrazione ospedaliera della Commissione sanitaria nazionale cinese. L'ottimismo di Pechino si basa sui 115 nuovi casi accertati domenica su scala nazionale (al netto dell'Hubei, epicentro dell'epidemia), in calo per il tredicesimo giorno di fila, mentre i guariti sono saliti a 11.145 (+1.720 ieri rispetto a due giorni fa).<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cancellata-lassemblea-del-popolo-a-rischio-anche-le-olimpiadi-di-tokio-2645176556.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="un-bazooka-per-rilanciare-leconomia" data-post-id="2645176556" data-published-at="1762783449" data-use-pagination="False"> Un bazooka per rilanciare l’economia Non solo i contagiati, la Cina prova a curare anche l'economia del Paese, messa a dura prova dall'epidemia di coronavirus che ha paralizzato la produzione e spaventato gli investitori. La banca centrale cinese (Pboc) ieri ha infatti immesso, con una linea di credito a un anno, liquidità per 200 miliardi di yuan (circa 26 miliardi di euro), prestati alle banche al tasso del 3,15%, dopo averlo ribassato dal 3,25. Inoltre, la Pboc ha acquistato titoli sul mercato finanziario del valore di 100 miliardi di yuan (13 miliardi di euro), dopo aver già, all'inizio della crisi, lanciato un primo stimolo di 1.000 miliardi di yuan (132 miliardi di euro). Misure imponenti per favorire l'accesso ai prestiti bancari da parte delle aziende locali che a causa della quarantena hanno fortemente rallentato le loro attività. Le consegne ferme o ritardate dal virus ammonterebbero difatti a quasi 16 miliardi di dollari. Per proteggere le imprese in difficoltà, il China council for the promotion of international trade ha prodotto oltre 1.600 documenti che certificano le cause di forza maggiore che ostacolano la produttività. I certificati sono riconosciuti dai governi, dalle dogane e dalle imprese di oltre 200 Paesi e regioni. Le misure di politica monetaria messe in atto dalla banca centrale hanno subito dato i loro frutti: l'indice di Shanghai è volato al +2,3% e ancora meglio ha fatto Shenzhen con un +3,2. Positiva anche Hong Kong (+0,5%). Anche le borse europee hanno dato fiducia a Pechino e hanno chiuso in positivo: in testa Milano, con Piazza Affari al +0,8%, a seguire Londra (+0,23%), Madrid (+0,3%), Parigi e Francoforte entrambe +0,17%. Wall Street e gli altri mercati finanziari statunitensi sono rimasti invece chiusi per il President day. Nel frattempo, è parzialmente ripresa la produzione della case automobilistiche giapponesi nel territorio del Dragone. Toyota ha fatto già riprendere le attività degli impianti di Changchun e Guangzhou, mentre per quelli di Tianjin e Chengdu si dovrà attendere almeno fino al 24 febbraio. Honda ha dato di nuovo il via alle operazioni nelle tre fabbriche di Guangzhou. Ancora fermo invece quello di Wuhan, città epicentro dell'epidemia. Per limitare ulteriormente i danni della pandemia sulla crescita (rallentata, secondo le stime, al 5% nel 2020) il ministro delle Finanze di Pechino, Liu Kun, ha reso noto in un'intervista che il governo sta valutando un prossimo taglio delle imposte e aumenti della spesa pubblica. E a confermare l'impegno per favorire la ripresa delle attività e del lavoro, oltre che favorire il regolare trasporto delle forniture sanitarie, il ministero dei Trasporti ha sospeso da ieri, fino a data da definirsi, il pagamento di tutti i pedaggi stradali e autostradali, compresi ponti e galleria a pagamento. Ma tornando alla Banca centrale cinese, i suoi ultimi provvedimenti non riguardano solo il denaro immesso nei mercati finanziari. Il vice governatore, Fan Yifei, ha annunciato che le banconote verranno ripulite e messe «in quarantena» per limitare la diffusione dell'infezione. I biglietti saranno disinfettati da raggi ultravioletti o ad alte temperature, saranno sigillate e isolate per due settimane, per poi ritornare a circolare. «Dobbiamo preservare la sicurezza e la salute degli utenti di denaro contante», ha spiegato Fan Yifei, riferendo che i trasferimenti bancari tra le province sono stati sospesi. Per paura del contagio, i cittadini cinesi usano sempre meno contante preferendo i pagamenti con lo smartphone. Ma le autorità di Pechino, che almeno dalla mania di far sparire il contante non sono state contagiate, a differenza nostra, hanno anche invitato le banche a erogare banconote nuove ai clienti.
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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