2024-07-12
A Campione d’Italia sta saltando il banco
L’Organismo straordinario di liquidazione ha comunicato che l’uscita dallo stato di crisi in corso dal 2018 è a rischio. Dall’opposizione lettera di appello a Matteo Piantedosi: «Senza un contributo straordinario una tantum non possiamo farcela».Era il Paese del Bengodi, ma adesso le spese folli che sono state fatte rischia di doverle pagare Pantalone. Per capire di che cosa stiamo parlando, dobbiamo recarci sulle rive del lago di Lugano nella piccola (1.600 abitanti) exclave italiana di Campione d’Italia. Una location da film di James Bond, con il suo celebre Casinò chiuso e riaperto nel 2021. Da qui sono passati personaggi del jet-set, mafiosi (che sulla casa da gioco avevano messo le mani negli anni ’70-80) e 007. Il mese scorso La Verità, ripresa anche da un’inchiesta della trasmissione televisiva Far West, aveva svelato che i dipendenti comunali godono di veri e propri stipendi d’oro, derivanti da una norma risalente agli anni ’80, basata sul fatto che la «particolare situazione geografica ed il contesto economico svizzero in cui è inserito il Comune di Campione d’Italia ove la valuta corrente è il franco svizzero», stabiliva un trattamento economico accessorio dei dipendenti del Comune, con decorrenza 1 gennaio 1986, che oggi spazia all’incirca tra gli 8.000 e i 13.000 euro netti mensili. Il piccolo Comune, per decenni ha avuto un’economia particolarmente florida, basata sugli introiti del locale casinò, gestito da una società interamente partecipata dal municipio. Le cose sono andate bene sino al 2018 quando il fallimento della casa da gioco (riaperta nel 2021 dopo l’omologa del concordato) ha trascinato il Comune in un dissesto milionario, tutt’ora gestito da un organismo straordinario di liquidazione (Osl) di nomina prefettizia, che, affianca il lavoro dell’attuale primo cittadino Roberto Canesi, il cui mandato scade l’anno prossimo. La situazione sembrava migliorata. Ma forse non era così. La doccia fredda è arrivata nei giorni scorsi, durante un incontro con gli esponenti dell’opposizione Simone Verda e Gianluca Marchesini con il rappresentante dell’Osl Luca Corvi al quale hanno partecipato anche sindaco e vicesindaco. Corvi ha paventato il rischio di una nuova delibera di dissesto. «L’argomento della riunione» spiegano gli esponenti dell’opposizione in una lettera inviata al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi «riguardava la situazione di crisi dello stato passivo del dissesto finanziario che vede il Comune in tale situazione dal 2018 con un debito di circa 14 milioni di euro senza alcuna prospettiva di uscita. Il dottor Corvi ha comunicato a tutti i presenti che entro la fine del mese di luglio dovrà essere deliberato «un nuovo dissesto» poiché non non sono stati ottenuti «la liquidità e i mezzi necessari per liquidarlo». A questo punto i due esponenti della lista Campione 2.0 aggiungono: «L’unica speranza è il futuro viaggio presso i Vostri autorevoli uffici del dottor Corvi in qualità di Osl per ottenere almeno un contributo una tantum di 6/7 milioni di euro». Nella missiva i politici si dicono anche «molto preoccupati poiché oltre il contributo ingente che il governo dovrà deliberare per il dissesto di Campione, le condizioni che l’Osl prospetta di “taglio”ai creditori privilegiati (ex dipendenti , pensionati ..) riteniamo siano difficili se non impossibili da far accettare ai diretti interessati per manlevare l’ente da eventuali cause nel presente e nel futuro». Il sindaco Canesi però, minimizza, e sulla stampa locale accusa l’opposizione di «terrorismo». Secondo il primo cittadino di Campione, che poche settimane fa aveva annunciato di puntare a ripianare completamente i debiti causati dal dissesto, ci sarebbero margini per uscire dai guai: «Sono ancora moderatamente ottimista, non è proprio il caso di fare terrorismo. Intanto l’ammontare del debito da saldare all’organo liquidatore è molto inferiore. Si parte da circa nove milioni a cui occorre sottrarre da prassi una percentuale che non verrà riconosciuta ad alcuni creditori». Poi aggiunge: «Per legge noi dobbiamo trovare precisamente 3 milioni e 162mila euro. Una cifra a cui possiamo arrivare vendendo alcuni appartamenti pubblici e villa Mimosa, c’è una nuova trattativa in corso. Più complicato vendere il terreno del porto. Così non fosse possiamo bussare alla porta di Cassa depositi e prestiti per ottenere un prestito da spalmare sui prossimi bilanci». Contattato dalla Verità, Verda risponde così alla versione del sindaco: «La vedo durissima. Da vendere c’è solo un immobile, perché il porto, che è un asset che vale circa 10 milioni di euro, non si può vendere perché ricade su delle zone demaniali. Resta Villa Mimosa, che oggi è stata valutata circa 2,6-2,8 milioni di euro, e un terreno edificabile da 800.000 euro circa, che dovrebbe andare a trattativa privata. Ma sono 4 anni che provano a vendere e non ci sono proposte». In più, spiega il consigliere «è appena arrivata una delibera su un parere dello studio Ichino, costato 4.000 euro, che doveva valutare la possibilità di ridurre i crediti privilegiati nei confronti degli ex dipendenti comunali, che sono stati senza stipendio per più di un anno e mezzo, cercando fondamentalmente di ridurre quello stipendio, togliendo una possibilità di “differenza cambio” per risparmiare debiti». Per Verda però, questa strategia dell’amministrazione «è una forzatura per ridurre la massa passiva del dissesto» che può portare i 100 ex dipendenti comunali interessati a «fare causa immediatamente», forti anche del fatto che «ultimamente ci sono delle sentenze che danno ragione a tutti gli ex dipendenti». Contenziosi che «l’amministrazione, attuale o futura, si porterebbe dietro.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)