2020-10-12
Camomilliamoci. Il «fiore dei fiori» non è un farmaco ma calma l’ansia e batte l’insonnia
Il suo nome significa «mela del terreno» e le sue proprietà sono molteplici. Aiuta a lenire i dolori di stomaco, le nausee, il vomito e le coliche. Ottima come digestivo, è usata anche come collutorio e shampoo. E con i suoi impacchi si curano il torcicollo e la pelle arrossata.Nella storia «Pico di Bisanzio e il mosaico barbaro» pubblicata nel numero 3301 di Topolino del 27 febbraio 2019, Paperone, nei panni dell'Imperatore Giustiniano d'Oriente «Paperoniano», e Rockerduck, in quelli del comandante dei Mostrogoti «Rockerico» si contendono Ravenna con una gara di mosaico e, a un certo punto, l'«enorme barbaro» Bestius dice a Paperino (Paperico) che minaccia di imbarbarirsi se verrà toccato il mosaico dei suoi: «Oh, camomillàti!». Anche Carmen Russo, nella canzone decisamente trash Camomillati venerdì, sigla della trasmissione Un fantastico tragico venerdì che, nel 1986, conduceva su Rete4 con Paolo Villaggio, cantava «Camomillati venerdì / vieni presto, vieni qui». E, nel lato B del 45 giri, Un tête à tête, cantava, ancora, «un tête à tête ti offrirò / ti camomillerò». Forse a dimostrare che il verbo «camomillare» si poteva usare in forma attiva e passiva? Chissà. Il fatto che nella storia di Topolino i barbari si esprimessero anche in modo linguisticamente barbaro, usando cioè verbi come «camomillarsi», conferma l'appartenenza di «camomillare» al linguaggio giovanile/informale col significato di, appunto, «calmare». Si tratta di un sinonimo bizzarro, ma molto azzeccato, perché la camomilla è una pianta officinale che, tra altri effetti sull'organismo, calma.Prima di addentrarci nel discorso sulla camomilla, dissipiamo subito un dubbio di tanti. Le tante margherite che vediamo nelle aiuole e nei rari prati di città sono piante di camomilla? Ce lo chiediamo tutti, perché lo sembrano. Ma no, non lo sono. Appartengono alla stessa famiglia della camomilla, quella delle Asteracee, dette anche Composite, della quale fanno parte anche, per dire, la lattuga (Lactuca sativa), il radicchio (Cichorium intybus), la cicoria indivia (Cichorium endivia), il carciofo (Cynara cardunculus subsp. scolymus), il girasole (Helianthus annuus), l'assenzio (Artemisia absinthium), il piretro (Tanacetum cinerariifolium), l'arnica (Arnica montana), la calendula (Calendula officinalis) e le nostre camomilla comune (Matricaria chamomilla) e camomilla romana (Anthemis nobilis). Le margherite più diffuse in Italia sono due, la «margherita diploide» (nome scientifico Leucanthemum vulgare) e la «pratolina comune» anche detta «margheritina comune» (Bellis perennis). La camomilla è, dicevamo, una specie appartenente alla stessa famiglia di margherita e pratolina ma è una specie diversa. Anzi due, perché due sono le più diffuse in terra nostra. Abbiamo innanzitutto la Matricaria chamomilla, anche nota come «camomilla comune». La parola camomilla deriva dal greco chamáimelon, parola composta da chamái che vuol dire «del terreno» e melon cioè «mela». Significa, dunque, «mela del terreno» e questo nome è dovuto al fatto che l'odore della camomilla ricorda quello della mela renetta. La parola «matricaria» invece deriva dal latino mātrix che vuol dire «utero» e questo riferimento all'utero è dovuto al fatto che l'infuso di camomilla è utile come calmante anche in caso di dolori mestruali. Questa specie è molto diffusa in Asia e in Europa e, oltre ad essere coltivata, cresce anche spontaneamente nei prati e in campagna, dove è considerata una pianta infestante quando invade troppo i terreni di altre colture.Riconoscerla non è difficile. Fiorisce in tarda primavera ed estate e la sua caratteristica più tipica è il cosiddetto «portamento cespitoso», cioè più fusti che partono dalla base e ramificano nella parte alta della pianta, che giunge a 50 centimetri quando è spontanea, mentre coltivata può arrivare anche a 80 centimetri. Sono fiori molto profumati (aromatici, si dice nel gergo botanico). Noi diciamo fiori di camomilla, ma quelli che chiamiamo fiori sono in realtà capolini cioè gruppi di fiori. Il capolino è anche detto «calatide» dal latino calathis cioè «piccolo paniere». Questo «piccolo paniere» è un'infiorescenza formata da un insieme di piccoli fiori inseriti all'estremità del ricettacolo che può essere piano, convesso, concavo e questa disposizione fa sembrare l'infiorescenza un unico fiore, anche se non lo è. Ci troviamo di fronte, oltretutto, a un interessante fenomeno di vantaggio evolutivo: il fiore unico è evolutivamente più antico, lo sviluppo di un'infiorescenza, invece, permette alla pianta di essere più appariscente e attrattiva per gli insetti pronubi, cioè che trasportano i pollini di fiore in fiore permettendo l'impollinazione come, in primo luogo, le api. Continuiamo quindi a chiamarli genericamente fiori di camomilla, ma ricordiamoci che sono una sorta di fiore di fiori. L'odore molto delicato e allo stesso tempo molto caratteristico di questi fiori è dovuto all'azulene, un idrocarburo aromatico che, distillato a vapore dalla camomilla già a partire dal Quindicesimo secolo, si usa anche come colorante blu-azzurro.I fiori di camomilla, che sono poi la parte che della pianta utilizziamo per l'industria alimentare e cosmetico-farmaceutica, contengono anche acido salicilico, acido oleico, acido stearico, alfa-bisabololo. I capolini si raccolgono quando hanno perso i petali, ma non si sono ancora seccati, con le mani o con una sorta di scatola con manico, aperta davanti e dotata di una larga punta a rastrello, un «maxi pettine» che mosso da sotto in su un cespo asporta soltanto i capolini. L'attrezzo, di ideazione antica ma ancora usato per la raccolta in piccole coltivazioni di camomilla, si trova esposto anche nel Museo della Vita Contadina in Romagna di Russi (Ravenna). Anche il trattore elettrico per la raccolta industrializzata di capolini di ben maggiori terreni coltivati a camomilla possiede comunque un raccoglitore basato sul principio del «mega pettine» esposto a Russi, che tra l'altro si chiama «coja gatapòzla» perché il nome romagnolo della camomilla è appunto gatapòzla. E nel resto d'Italia? Si chiama camamela in Lombardia, margarita in Veneto, camomilia in Friuli, erba maria in Toscana, cambumilla in Abruzzo, carcumiddu in Puglia, cagumilla in Basilicata, calumiddra in Calabria, ciuri di umidda in Sicilia e caboniglia in Sardegna. Per considerare l'aspetto del sovranismo alimentare che ci interessa molto, cerchiamo sempre di acquistare camomilla italiana: ne produciamo 426.000 chili l'anno, con un valore al chilo di 4,55 euro e commerciale totale di circa 2 milioni di euro (dati Cia - Agricoltori italiani). Il nostro maggior consumo di camomilla avviene tramite infuso di fiori di camomilla secchi. In circa 200 millilitri di infuso di camomilla abbiamo soltanto 2 calorie e poi 0,5 grammi di carboidrati, 47,4 UI (unità internazionali) di vitamina A, 0,9 milligrammi di colina, 2,4 microgrammi di folati, 21,3 milligrammi di potassio, 4,7 milligrammi di calcio, 2,4 milligrammi di sodio, 2,4 milligrammi di magnesio, 0,2 grammi di ferro, 0,1 milligrammi di zinco, 0,1 milligrammi di manganese, 30,8 microgrammi di fluoro oltre a cumarina.Un infuso che conosciamo bene e che spesso, però, potrete trovare indicato anche come «tè di camomilla» (per esempio, l'azienda erboristica tedesca Kräuterhaus Sanct Bernhard commercializza la camomilla col nome «tè ai fiori di camomilla») e che si deve preparare con circa 3 grammi di fiori, se usate quelli sfusi, una bustina se usate la camomilla già preconfezionata. La camomilla non è di certo un farmaco, ma presenta alcune interessanti azioni sul nostro organismo. Innanzitutto è un calmante muscolare e, in questo senso, può rappresentare una bevanda sedativa utile contro l'ansia, l'insonnia e l'eccitazione nervosa leggere. Questo effetto antispasmodico si può sfruttare anche nel caso di blocco diaframmatico e afflizioni gastriche e intestinali, come mal di stomaco, nausea, vomito, reflusso gastroesofageo e coliche, soprattutto dei bambini. Per la stessa proprietà di calmante muscolare, la nostra può rivelarsi un complice - certo, non una cura esclusiva - anche nei casi di dissenteria, occasionale oppure ricorrente e collegata alla sindrome del colon irritabile, che può essere scatenata anche dall'ansia. La nostra presenta poi proprietà digestive, che vengono amplificate dal connubio, per esempio, con miele, zenzero, limone e menta. Può essere di aiuto anche nel meteorismo e nella flatulenza e contro i dolori da emorroidi. Altro uso poco conosciuto della camomilla, nonostante la stessa etimologia ne tenga conto, come abbiamo visto, è quello femminile: la camomilla aiuta a contrastare i fastidi della sindrome mestruale e pre-mestruale, risultando particolarmente apprezzabile per il mal di pancia da ciclo. Altro effetto poco noto è che, se assunta senza zuccheri, ha un'azione ipoglicemizzante. Ma gli impieghi della camomilla come rimedio naturale non finiscono qui. Usata per risciacqui orali, come se fosse un collutorio, cura le afte della bocca, anche derivanti da trattamenti antitumorali. Molto diffuso è poi, da parte di chi ne conosce le proprietà, l'uso esterno topico. Innanzitutto a fini antiflogistici e antinfiammatori: un impacco di camomilla - si può usare sia una pezzuola imbibita d'infuso, sia la bustina leggermente strizzata, sia creme o lozioni a base di camomilla - sgonfia una caviglia gonfia oppure le occhiaie e ha un buon effetto calmante sulla pelle arrossata (anche dal sole), infiammata e congestionata.Per lo stesso motivo, l'infuso di camomilla si può anche usare per gargarismi antinfiammatori - ricordiamoci che si tratta sempre di lievi rimedi, non di farmaci - in caso di mal di gola. La camomilla esplica queste stesse proprietà anche nei confronti degli occhi, infatti i colliri a base di camomilla sono molto diffusi. Anche l'uso di impacchi di camomilla in caso di orzaiolo non è una leggenda metropolitana: l'orzaiolo è un'infezione batterica che col calore moderato dell'impacco, insieme alla proprietà antinfiammatoria della camomilla, può trovare giovamento (il calore aiuta anche la fuoriuscita del liquido infetto). Queste proprietà calmanti e antinfiammatorie insieme si esplicano anche nel caso di infiammazioni nevralgiche come sciatica, trigemino, lombaggine e torcicollo. Stesso effetto lenitivo ha nei confronti delle problematiche irritative del cuoio capelluto: uno shampoo alla camomilla può aiutare a combattere il prurito e la forfora, oltre ad essere una coccola aromatica alla nostra capigliatura per il suo delizioso profumo. Un'altra specie di camomilla molto gettonata è la camomilla romana (Chamaemelum nobile), considerata meno forte di quella comune, è anch'essa usata come sedativo, antispasmodico, antinfiammatorio, antisettico e antimicrobico.