2025-08-22
Scintille sul vertice di pace. «Trump si defila, vuole ci pensino russi e ucraini»
Sergej Lavrov al leader nemico: «Da vedere se è legittimo che firmi l’accordo». La replica: «Mosca prova a sottrarsi». La resistenza snobba l’Europa: «Più importanti gli Usa».L’altro ieri, un po’ a sorpresa, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto che la priorità di Mosca non è mai stata annettere territori ucraini (Crimea, Donbass e Novorossija), bensì solo difendere le popolazioni russofone ivi residenti. Naturalmente, è difficile credere che Vladimir Putin possa rinunciare alle regioni finora conquistate. Ed è quello che ha fatto notare ieri JD Vance. Il quale, in un’intervista a Fox News, ha spiegato che la Russia pretende eccome alcuni territori ucraini, «la maggior parte dei quali ha già occupato», mentre Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, ha aperto ieri su Repubblica a un riconoscimento de facto delle aree sotto controllo russo. Secondo Reuters, che cita fonti vicine al Cremlino, Mosca chiederà a Kiev di cedere l’intera regione orientale del Donbass.In questo momento però, e lo ha fatto notare anche Vance, il tema all’ordine del giorno è rappresentato piuttosto dalle garanzie di sicurezza per l’Ucraina nello scenario postbellico. In proposito, il vice di Trump ha sottolineato che questa tutela sarà un’incombenza soprattutto per gli europei: «Non penso che noi (americani, ndr) dovremmo farci carico di questo peso. Credo che dovremmo essere d’aiuto, se necessario, per fermare la guerra, ma ritengo che dovremmo aspettarci, e il presidente di sicuro se lo aspetta, che l’Europa svolga un ruolo guida. Qualunque sia la forma che assumerà, gli europei dovranno farsi carico della maggior parte dell’onere».In via teorica, l’Unione europea dovrebbe essere orgogliosa di questa investitura, dato che Ursula von der Leyen e soci stanno tentando in tutti i modi di ritagliarsi uno spazio in queste trattative. Eppure, la ricerca di protagonismo di Bruxelles si scontra inevitabilmente con la vera considerazione che dei Ventisette hanno Volodymyr Zelensky e la sua cerchia ristretta: «L’assistenza americana è di fondamentale importanza per noi», ha scritto su X Andriy Yermak a proposito delle garanzie di sicurezza. «Il sostegno europeo», ha spiegato il consigliere del presidente ucraino, «è cresciuto, ma sono gli Stati Uniti a fornire le fondamenta della nostra difesa». Non proprio il migliore degli attestati di stima. Malgrado tutto, Bruxelles continua comunque a insistere per fare entrare Kiev nell’Unione europea: la portavoce della Commissione Ue, Arianna Podestà, ha confermato ieri che, durante i recenti colloqui alla Casa Bianca con Trump, «i leader europei hanno sottolineato l’importanza del processo di adesione per l’Ucraina, che è fondamentale anche nel contesto delle garanzie di sicurezza». Al tempo stesso, tuttavia, alcuni osservatori nutrono numerosi dubbi sulla reale intenzione dell’Ue di facilitare i negoziati. Basti pensare alla posizione della Francia e degli altri «volenterosi». Il portavoce del ministero degli Esteri transalpino, per esempio, ha dichiarato ieri che i raid aerei condotti da Mosca nella notte sull’Ucraina «dimostrano l’assenza di volontà della Russia di impegnarsi seriamente a favore della pace». Questi raid, ha aggiunto, «testimoniano ancora una volta la necessità di mantenere e rafforzare la pressione sulla Russia». Tant’è che lo stesso Lavrov ha affermato che «per quanto riguarda le motivazioni della cosiddetta coalizione dei volenterosi, vedo molti segnali che questa attività mira proprio a minare i progressi che hanno iniziato a emergere chiaramente dopo il vertice in Alaska e i contatti tra i rappresentanti dell’amministrazione statunitense e la parte russa che lo hanno preceduto». Certo, anche il ministro di Putin è sembrato tutto tranne che conciliante e, anzi, non ha perso occasione per attaccare di nuovo Kiev e Zelensky. Secondo Lavrov, infatti, «l’Ucraina non è interessata a una soluzione giusta e duratura» del conflitto e inoltre, una volta seduti al tavolo delle trattative, dovrà essere «risolto il problema della legittimità della persona che firmerà questi accordi», facendo riferimento al fatto che il mandato presidenziale di Zelensky è scaduto nel maggio del 2024 senza che si tenessero nuove elezioni a causa della legge tuttora marziale. Da parte sua, Zelensky ha ribadito ieri che è disposto a incontrare Putin solo dopo che saranno state concordate le garanzie di sicurezza per l’Ucraina da parte dei suoi alleati. In ogni caso, ha specificato il presidente ucraino, è una questione che dovrebbe essere risolta «entro 7-10 giorni. Sulla base di tale accordo, miriamo a tenere un incontro trilaterale». Sul luogo dell’incontro, Zelensky ha detto che è giusto che «si svolga in un’Europa neutrale». Tra le ipotesi al vaglio ci sarebbero Svizzera e Austria. In alternativa, si potrebbe anche ripiegare sulla Turchia che, pur non essendo un Paese europeo, «è comunque un membro della Nato».Come rivelato ieri da funzionari della Casa Bianca al Guardian, Trump ha però deciso di adottare un «atteggiamento attendista» e, quindi, di lavorare a un primo incontro tra i soli Putin e Zelensky. Il summit, insomma, sarà bilaterale, anche se il presidente-attore ha accusato i russi di provare a «sottrarsi alla necessità di tenere un incontro». Il tycoon è tornato a criticare il suo predecessore: «È molto difficile, se non impossibile, vincere una guerra senza attaccare il Paese invasore», ha scritto Trump su Truth. «È come una grande squadra», ha spiegato, «che ha una difesa fantastica, ma non può giocare in attacco. Non c’è possibilità di vincere!». In pratica, ha proseguito il leader repubblicano, «il corrotto e incompetente Joe Biden non ha permesso all’Ucraina di attaccare ma solo di difendersi, e come è andata? Questa è una guerra che non sarebbe mai accaduta se fossi stato presidente». In ogni caso, ha concluso Trump, «ci aspettano tempi interessanti».
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)