
Nell’Est si scontrano due logiche inconciliabili: quella dei diritti funzionali al profitto e quella della geopolitica.Il giorno stesso in cui le truppe della Federazione russa entrarono nel Donbass e dilagarono fin quasi a Kiev, per poi ritirarsi, sul sito ufficiale della Casa Bianca di Joe Biden apparve un comunicato: gli Stati Uniti e il mondo libero avrebbero difeso i diritti delle lesbiche, dei gay e via dicendo in Ucraina. La guerra tra Russia e Ucraina, attraverso il filtro ideologico dell’America dem, appariva uno scontro tra omofobi e Lgbt: da una parte le democrazie liberali, dall’altro le autocrazie pronte a conculcare i sacri diritti dell’umanità redenta.Ovviamente, dietro lo scontro ideologico presunto da Biden e dalle cancellerie occidentali tutti erano ben consapevoli degli interessi materiali che la guerra presupponeva e non solo: negli anni la Nato, una volta organo difensivo contro il Patto di Varsavia, venendo meno all’impegno preso da Bush padre con Gorbaciov, aveva allargato la sua dimensione territoriale fino a lambire i territori russi, con l’unica eccezione dell’Ucraina, contesa da anni tra russofili e filooccidentali.Interessi economici (le terre rare e i minerali del Donbass), progetti geopolitici si saldavano dietro il vero interesse fondamentale dell’Occidente democratico e guerrafondaio: la dissoluzione della Federazione russa, obiettivo dichiarato da sempre nella letteratura politica polacco-lituana. Contro il vero progetto geopolitico della «nuova Europa» orientale metteva in guardia Henry Kissinger, avvertendo sui gravi rischi di un vuoto politico in un territorio enorme come la Russia.Gli avvertimenti di Kissinger svelavano tuttavia una realtà molto più complicata, tanto che chi scrive non può tacere le sue perplessità sulla possibilità concreta di una soluzione pacifica del conflitto: oramai sono due logiche che si contrappongono, la logica dei diritti universali funzionali al profitto senza limiti, da una parte, e la logica geopolitica della permanenza e della conservazione nazionale (le Russie, non solo la Russia); quando Putin dice che per la Russia è in gioco la sua stessa esistenza non mente.In altri termini, non è vero che Putin è un orco cattivo, col quale non si può venire a patti; Putin è un orco cattivo perché la sua logica politica non rientra nel modo di pensare, credere e agire delle cosiddette democrazie liberali, strutturalmente incapaci di confrontarsi con chi non usa la stessa sintassi politica e le stesse regolette moralistiche. C’è uno scontro tra due modi di pensare e di credere le cui grammatiche sono incompatibili. I proclami dei capi della cosiddetta Unione europea: «a Mosca», «avanti fino alla vittoria», se da un lato sono (stati) proclami di personaggi ridicoli, dall’altro manifestano inconsapevolmente il desiderio profondo di Ursula Von der Leyen (l’esperta in vaccini e carri armati da far comprare coi soldi dei disoccupati europei), Kaja Kallas (l’esperta in discoteche che odia i russi) e altri: la cancellazione dal mondo della figura di Vladimir Putin in quanto offende e macchia l’immagine del mondo nuovo e buono, con un modo di pensare e di essere non all’altezza delle intangibili verità ultramoderne.Tutto ciò significa che i prossimi anni saranno assai cupi. La politica idiota dei «pacchetti» di sanzione che l’Ue infligge poco alla Russia e tanto all’economia europea difficilmente sarà messa da parte. La guerra ucraina non è infatti la guerra per l’Ucraina; è una guerra contro la Russia. Non a caso tutti i governi europei continuano a mettere in guardia contro un pericolo inesistente: i cavalli cosacchi a Roma (tra l’altro i cosacchi erano in buona parte ucraini), gli stivali dell’Armata russa sui Champs Élysées, sciocchezze senza senso, perché Putin non è così sprovveduto da nemmeno immaginare che la Russia possa «occupare» la Germania, la Francia, l’Italia. Non si capisce poi per farne che cosa.Detto questo, c’è da sperare almeno che un accordo, sia pure provvisorio, si faccia e che anche l’Ucraina possa tornare a più miti consigli, rispettando lo Stato di diritto (al momento è una dittatura dove non c’è libertà di stampa e di associazione e dove il tasso di corruzione della dirigenza è altissimo, specie considerando i fiumi di denaro europeo che vi scorrono), le minoranze, le regole formali interne in un paese composito e in buona parte risultato delle conquiste militari di Stalin e sempre oggetto delle mire annessionistiche dei suoi vicini, ai quali l’Urss strappò fette consistenti di territorio, dalla Polonia all’Ungheria.Ma per questo non bastano le ambizioni al Nobel per la pace di Donald Trump; occorrerebbe una nuova Europa, che chiuda il capitolo oramai banale e disgraziato della cosiddetta «Unione europea».
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Sulle alture del Cuneese l'esercitazione «Joint Sapper», pianificata e organizzata dal 32° reggimento Genio guastatori della Brigata alpina Taurinense insieme ad una compagnia del 2° reggimento genio della Legione Straniera Francese.
L'articolo contiene una gallery fotografica.
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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