2022-06-26
Cambia il decreto, ritardi per Sogin
Ancora nessun commissario per la società pubblica che si occupa dello smaltimento delle ex centrali nucleari. Ripristinato il tetto agli stipendi con prevedibili defezioni.Ci sono voluti più di due anni, indagini della magistratura e dell’Arera, ma Sogin, la società pubblica che si dovrebbe occupare dello smaltimento delle ex centrali nucleari e della costruzione del deposito unico nazionale, è stata commissariata. Era stato deciso dal governo di Mario Draghi il 15 giugno scorso, con l’approvazione del dl Semplificazioni fiscali. Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale entrando in vigore il 22 giugno. A distanza di pochi giorni, però, sembra di nuovo essersi tutto di nuovo impantanato. E a Palazzo Chigi è sceso il gelo per il modo in cui era stato confezionato il decreto di commissariamento, poi modificato in Gazzetta.Come aveva anticipato La Verità, infatti, il nuovo commissario dovrebbe essere Sara Romano, attuale capo dipartimento per l’Energia e il clima del ministero della Transizione ecologica di Roberto Cingolani. Ha una lunga carriera nel settore energetico pubblico, sempre in quota Partito democratico, area Pierluigi Bersani. Dal 2009 al 2013 è stata direttore generale per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Ma a quanto pare la dirigente bersaniana avrebbe delle resistenze a prendere l’incarico. O almeno questa è l’indiscrezione che circola tra i corridoi del ministero di Cingolani. Del resto il suo nome continua a fare rumore, soprattutto sulle riviste specializzate. Dove si ricorda che è stata lei l’ispiratrice della norma di commissariamento della Sogin. Da giorni è calato il gelo tra il Mite e Palazzo Chigi per il fatto che dietro il provvedimento di commissariamento della Sogin ci sarebbero i progetti personali post-pensionamento proprio della Romano, che in Sogin, non va dimenticato, può contare sull’ottimo rapporto con Ivo Velletrani, uno dei dirigenti considerati vicini all’amministratore delegato commissariato Emanuele Fontani. Non solo. Non è sfuggito ai più attenti osservatori che tra la bozza del 15 giugno e il decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale c’è una bella differenza sulla busta paga del commissario e dei vice commissari. Se nella prima versione c’era la possibilità di derogare alla norma sul tetto dei compensi e alle varie leggi in materia di autorizzazioni («anche in deroga al limite massimo retributivo»), nel decreto finale invece quel passaggio scompare, mentre rimane «fermo restando il limite massimo retributivo». Insomma sarebbe calato il gelo sul nome della Romano. Anche perché, di fatto, il nuovo commissario della Sogin - con pieni poteri che avrebbe avuto per di più uno stipendio molto alto e la possibilità di proroga (con incarichi fino a 5 o 6 anni) - sarebbe stata quella che aveva ideato e scritto la norma di commissariamento. Per questo motivo nelle ultime ore sta cominciando a circolare un altro nome, come potenziale commissario. È quello di Amedeo Teti, dirigente di prima fascia del Mise, direttore generale «per le attività di supporto in materia di rapporti internazionali nel settore energetico nonché direttore generale per la gestione dei centri di responsabilità economica in termini di residui, competenza e cassa delle risorse finanziarie per la Missione energia e diversificazione delle fonti energetiche». Ma di nomi ne circolano anche altri. Il problema è che il governo appare, al solito, in ritardo. Non a caso, mercoledì scorso, rispondendo a un’interrogazione in commissione Ambiente alla Camera, la sottosegretaria alla Transizione ecologica, Vannia Gava, ha rinviato tutto alla fine di luglio. In pratica il commissario di Sogin dovrebbe arrivare entro il prossimo 22 luglio. «Comunque si concluderà questa vicenda, c’è un fatto incontrovertibile: quella società ha avuto e sprecato in ritardi vergognosi una enormità di denaro dei cittadini», commenta sconsolata Raffaella Paita, deputata di Italia viva.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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