2022-03-26
Caltagirone contro Mediobanca presenta il suo piano per Generali
Francesco Gaetano Caltagirone (Ansa)
L’azionista e il candidato presidente Claudio Costamagna mostrano al mercato il progetto per «risvegliare il Leone». Focus su Europa, Cina e India per Danni e vita. Sugli Usa per il risparmio. Grandi acquisizioni e ipotesi di un dg.Francesco Gaetano Caltagirone, in una lunga intervista al Sole 24 Ore uscito in edicola ieri, l’ha definita una «guerra d’indipendenza delle Generali, poi verrà il Risorgimento». L’ex banchiere Claudio Costamagna, proposto da Caltagirone come presidente del gruppo assicurativo, ha invece usato una metafora più disneyana nel colloquio con il Financial Times raccontando che quando ha parlato con i banchieri di investimento, la definizione più comune della compagnia era «una bella addormentata». Di qui la scelta dello slogan del contro-piano, «Awakening the Lion», ovvero risvegliando il Leone. Ieri i candidati dell’imprenditore romano che è il secondo azionista della società con oltre il 9%, hanno presentato a Milano il programma d’azione per vincere all’assemblea del 29 aprile. L’obiettivo è cambiare la gestione del ceo Philippe Donnet sostituendolo con Luciano Cirinà, il responsabile dell’Austria e del Centro Est Europa (mercoledì è però stato sospeso con effetto immediato dai vertici della compagnia).Nell’idea di Caltagirone ci dovrà essere un maggior focus su Europa, Cina e India per i business Danni e vita e sugli Stati Uniti per il risparmio e dovrà essere ribilanciato, anche attraverso fusioni o acquisizioni di taglia significativa, l’attuale peso tra business Vita oggi del tutto prevalente e l’attività non-Vita. Il target promesso al 2024 è un utile di 4,2 miliardi dopo una crescita media annua tra l’11 e il 14%, circa il doppio rispetto al piano ufficiale del Leone e oltre il doppio rispetto alle grandi rivali europee. Confermati i dividendi e il riacquisto di azioni annunciati il 15 dicembre scorso e asssicurata una disponibilità di cassa per lo shopping fino a 7 miliardi, grazie anche all’utilizzo efficiente della leva (rispetto ai 3 miliardi nei prossimi tre anni previsti dall’attuale piano). «Meno acquisizioni, ma più grandi», ha detto ieri Costamagna che ha parlato di ipotesi di deal dell’ordine di grandezza di 4,5-6 miliardi e non ha chiuso la porta a target italiani e ad eventuali aumenti di capitale nel caso si presentassero opportunità più costose che creino valore. Cirinà ha detto che agirà sui costi ma non ha specificato se serviranno tagli del personale e ha anche parlato di una riorganizzazione della rete degli agenti sul modello ibrido e della necessità di ammodernare i sistemi informatici del gruppo. La lista di Caltagirone punta poi a riorganizzare la governance: «Vogliamo introdurre la figura del lead independent director che deve guidare il Comitato parti correlate, l’idea è di introdurre anche il direttore generale, per togliere poteri all’amministratore delegato che ne ha troppi», ha detto Costamagna.Prima della conferenza stampa, la strategia è stata presentata alla comunità finanziaria concentrandosi dunque sugli aspetti più tecnici e sui target da assicurare per convincere gli investitori a votare per la squadra alternativa a quella che sostiene Donnet. Nel pomeriggio sono così uscite le prime indicazioni dei broker nei report inviate ai clienti. «Una questione di credibilità», titola Bnp Paribas. «La vera domanda che ci siamo posti alla presentazione riguardava la credibilità delle straordinarie ambizioni di crescita», scrive la banca francese aggiungendo che una crescita del 14% dell’Eps non si limiterebbe a battere l’attuale piano di Generali, ma sarebbe in testa a tutto il nostro settore. Se si offre questo agli investitori, bisogna essere pronti a sostenerlo. Se il management attuale avesse presentato questo piano, non pensiamo che gli investitori lo avrebbero trovato credibile», conclude Bnp Paribas. Per gli esperti di Citi, si tratta di un piano «molto più aggressivo, che cambierebbe in modo significativo il profilo di rischio in un momento sfidante per operazioni di fusione o acquisizione di ampie dimensioni». Quello svelato ieri dal tandem Costamagna-Cirinà non è un vero e proprio un piano strategico alternativo (quello sarà preparato, in caso di vittoria in assemblea, dal nuovo cda della compagnia entro sei mesi dall’assemblea) ma un programma strategico redatto «outside in» e «unicamente sulla base di dati e informazioni pubblicamente disponibili», viene specificato in una nota (forse anche per evitare provvedimenti sanzionatori a carico di Cirinà). Più che un piano alternativo, quello presentato ieri è quindi parso per ora un piano «contro». Contro l’attuale governance di Generali che «impedisce la crescita della compagnia e la massima creazione di valore per tutti gli azionisti, con una significativa influenza del principale azionista, avente un conflitto di interesse su taluni business del gruppo e l’accentramento nel tempo di eccessivi poteri in capo al Ceo». Contro il piano di Donnet che secondo Costamagna «è inerziale e poco ambizioso». Ma anche contro Piazzetta Cuccia (di cui Caltagirone ha circa il 3%). L’ultima parola spetterà comunque ai soci, compresi i grandi investitori internazionali, che il 29 aprile dovranno decidere se confermare la fiducia a Donnet o scommettere sul «risorgimento» romano.