2024-03-07
Cala il reddito M5s e la disuguaglianza scende
Pasquale Tridico e Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Secondo l’Istat, nel 2023 un milione di famiglie ha perso il contributo assistenzialista voluto da Conte. Eppure l’indice che misura lo squilibrio sociale passa dal 31,9% al 31,7%. E crolla il rischio di povertà. A smontare la narrazione grillina ci pensano i numeri.Né la «rivolta sociale», né «l’aumento della povertà» che vaticinava l’ex «avvocato del popolo» Giuseppe Conte con la profonda revisione del reddito di cittadinanza. Gli ultimi dati dell’Istat, diffusi ieri, segnalano che senza la misura feticcio del Movimento 5 stelle la diseguaglianza in Italia è addirittura in lieve diminuzione. Nel 2023 l’indice di Gini (che misura, a livello internazionale, la disomogeneità nella distribuzione dei redditi) è calato dal 31,9% al 31,7% e l’effetto sul rischio di povertà è anche più visibile, con una diminuzione di oltre un punto percentuale, dal 20% al 18,8%. Il rapporto sulla distribuzione del reddito curato dall’Istituto di statistica segnala che in Italia è leggermente diminuita la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi disponibili. L’indice di Gini al 31,7% e il rischio povertà al 18,8%, secondo l’Istat, sono due segnali che le misure introdotte dal governo guidato da Giorgia Meloni lo scorso anno vanno nella ( direzione giusta. L’effetto sul tasso di rischio di povertà viene attribuito per lo 0,7% alle modifiche dell’assegno unico e per lo 0,5% alle misure sulla decontribuzione. Entrando nell’analisi specifica di alcune misure, l’esonero parziale dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti, nel 2023, ha comportato un miglioramento dei redditi disponibili per circa 11 milioni di famiglie (il 43% di quelle residenti), che in media ricevono un beneficio, al netto delle interazioni fiscali, pari a 537 euro. E le famiglie che hanno avuto maggior ristoro sono quelle collocate nelle fasce mediane di reddito. Quanto all’assegno unico, l’Istat scrive che il 92,3% delle famiglie che lo percepisce ha ottenuto importi medi per 719 euro a nucleo, anche grazie al recupero automatico del costo della vita. In generale, i due quinti meno abbienti delle famiglie hanno registrato un aumento del reddito del 3,6%. Ma il capitolo politicamente più interessante del rapporto Istat riguarda ovviamente il reddito di cittadinanza. Nel 2023, un milione di famiglie ha perso o si è visto ridurre il reddito o la pensione di cittadinanza. Secondo l’ex premier Conte, osare mettere mano a una misura smaccatamente assistenzialista avrebbe causato un’ecatombe sociale. A Natale del 2022, il leader dei pentastellati, in un comizio a Napoli, evocò possibili «disordini sociali» in caso di modifiche all’Rdc, aggiungendo che sarebbe stato compito del Movimento grillino «evitare che le difficoltà economiche sfocino in rabbia, disperazione e gesti inconsulti». E lo scorso 29 giugno, in assenza dei moti di popolo, Conte avvertiva che con il decreto Lavoro «la platea dei percettori del reddito di cittadinanza verrà dimezzata e anche 100.000 famiglie, con al proprio interno disabili, minori e anziani, perderanno una rete di protezione sociale». I numeri dicono che non è andata esattamente così. Nel rapporto Istat si legge che la riduzione del reddito di cittadinanza è «riconducibile al miglioramento nei livelli di reddito e alla diminuzione sia nei mesi di fruizione, sia nel tasso di adesione delle famiglie alla misura». E la perdita ammonta «in media a 138 euro mensili e riguarda quasi esclusivamente le famiglie che si collocano nel quinto più povero della distribuzione dei redditi». Leggendo tra le righe è abbastanza probabile che il «miglioramento nei livelli di reddito» sia anche effetto di una maggiore «compliance» di parte della platea precedente di «aventi diritto» al reddito di cittadinanza. Insomma, meno furbi in giro, anche in vista del giro di vite. In ogni caso, è giusto rilevare che il rapporto si ferma a prima della sostituzione completa del reddito di cittadinanza con l’assegno di inclusione per le famiglie con minori, disabili o persone ultrasessantenni. I dati di ieri su diseguaglianza e povertà vanno ad aggiungersi a quelli sulla disoccupazione, che già dallo scorso anno sono in calo. E anche qui, a pensar male, c’è lo zampino della battaglia contro il reddito di cittadinanza. Per esempio, già a ottobre l’Istat segnalava un piccolo aumento degli occupati al 61,8% (+0,1% sul mese precedente) e, soprattutto, un aumento del 2,3% di coloro che cercavano lavoro. Non solo, ma quello che salta all’occhio è che c’è anche una crescita del numero di persone in cerca di lavoro (+2,3%, pari a +45.000 unità). Caso strano, la riforma del reddito di cittadinanza era scattata dal primo settembre. Dal primo gennaio, poi, è in vigore l’assegno di inclusione. Gli ultimi dati sul mercato del lavoro dicono che a dicembre 2023 il tasso di disoccupazione è sceso al 7,2% (-0,2%) e quello giovanile è sceso dello 0,4%, a un pur elevatissimo 20,1%. E il quarto trimestre dell’anno scorso, rispetto al terzo trimestre, ha registrato un aumento dello 0,6% del livello di occupazione.Tirando le somme, al netto di una congiuntura economica certo non entusiasmante (Pil 2023 +0,9% contro il 3,7% del 2022), senza il reddito di nullafacenza la povertà non sta aumentando e il mercato del lavoro ha ripreso a muoversi.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.