2022-10-23
Cade l'ultimo spauracchio per vaccinare i bimbi
La sindrome multisistemica era uno degli spauracchi sfruttati per convincere i genitori a portare i figli all’hub. Ma un nuovo studio prova che la complicanza post virus è più rara del previsto: con le sottovarianti di Omicron, i casi sono fino al 93% in meno delle attese.Tra gli spauracchi pandemici, agitati dai talebani del vaccino per indurre le famiglie a trascinare i bimbi negli hub, uno dei più gettonati era la sindrome infiammatoria multisistemica (Mis-c). Si tratta di una risposta iperinfiammatoria scatenata dal contatto con il Sars-Cov-2; una complicanza potenzialmente molto grave del Covid. Che però, come certifica un nuovo studio, in corso di pubblicazione sul Journal of infection, è decisamente più rara di quanto i modelli epidemiologici, elaborati per formulare ipotesi sulla sua evoluzione, avessero previsto. Peraltro, essa risulta, fortunatamente, sempre meno frequente, man mano che si vanno diffondendo le varianti più blande del virus e con l’allargamento della copertura anticorpale. Soprattutto quella dovuta all’immunità naturale. La meritoria ricerca è stata siglata da dieci scienziati, britannici e americani, che hanno misurato la discrepanza, in Inghilterra, tra l’incidenza della Mis-c, predetta in base a certi parametri statistici, e i casi di sindrome infiammatoria multisistemica realmente diagnosticati. Si è constatato che già durante l’ondata di Delta, «il modello ha significativamente sovra-predetto del 53% il rischio di Pims-ts», l’altra sigla con cui si indica la Mis-c. Le occorrenze attese erano 450, ma ne sono state osservate solo 212, tra giugno e ottobre 2021. A che percentuale ammontava il rischio medio di contrarla? Lo 0,026%. E già questo dovrebbe indurre a una seria riflessione, visto che, sul fronte delle inoculazioni, andrebbero considerati gli effetti collaterali e l’ormai comprovata incapacità dei sieri di prevenire l’infezione. Con la comparsa di Omicron, la divergenza tra calcoli astratti e casi concreti è ulteriormente aumentata. «Tra il 15 dicembre 2021, quando Omicron è diventata dominante, e il primo agosto 2022», data che include pure le ondate attribuibili alle sottovarianti del ceppo sudafricano, «il modello prediceva 3.165 casi di Pims-ts, rispetto ai 570 osservati». Le diagnosi effettive, dunque, sono state l’82% in meno di quelle attese. Addirittura, dopo l’arrivo di Ba.4 e Ba.5, i casi realmente registrati sono diventati il 93% in meno di quelli previsti dai modelli statistici. Una tendenza già rimarcata da altri paper usciti quest’anno su Pediatrics, Clinical infectious diseases e financo da un’indagine specifica, commissionata dal governo di Sua Maestà.A onor del vero, va segnalato che il saggio, in uscita sul Journal of infection, riconduce anche alle iniezioni antivirus la riduzione nell’incidenza della sindrome multisistemica. Tuttavia, esso riconosce pure che la copertura vaccinale, tra i piccini, non è particolarmente ampia: da 5 a 11 anni, solo il 10,6% della popolazione, alla fine di luglio, aveva ricevuto almeno una dose; tra gli adolescenti (12-15 anni), la percentuale saliva al 58,3, restando comunque lontana dalle cifre raggiunte tra gli adulti. Eppure, tanto è bastato per far rientrare l’allarme. Evidentemente, con il contributo delle guarigioni. Gli autori, pertanto, concludono: «Il bassissimo rischio di Pims-ts, nonostante gli elevati tassi d’infezione nei bambini, dovuti alle sottovarianti Ba.2, Ba.4 e Ba.5, rassicurerà i genitori, i clinici e i decisori politici». Notate forse qualche differenza, rispetto al repertorio terroristico cui, in Italia, attingevano senza requie i boiardi di Roberto Speranza e gli esperti di medicina infantile? Basati pensare alla sbalorditiva dichiarazione di Antonio D’Avino, presidente della Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp): a suo parere, «per far aumentare le immunizzazioni dei bambini occorrerà che aumentino i casi, ovvero che si inneschi un po’ di paura nei genitori». Un’esemplificazione perfetta della logica perversa seguita in un Paese in cui il compito dei camici bianchi, anziché calibrare i trattamenti sulle esigenze dei pazienti, specie i più piccoli, è diventato quello di spingere le iniezioni a tutti i costi. Whatever it takes. Anche incutendo timori infondati in mamme e papà. E la temibile Mis-c è sempre stata una candidata ideale allo scopo. Ma se giovani e bimbi sono poco esposti alle conseguenze fatali dell’infezione; se lo spettro della complicanza post Covid è dissolto; se, invece, sulle reazioni avverse bisogna ancora fare chiarezza; allora, che senso ha continuare a martellare sulle baby punture? Per quale motivo l’Ema raccomanda i booster con i vaccini aggiornati agli over 12 - ragazzi già ampiamente protetti - e la vaccinazione a partire dai sei mesi? Perché si ragiona e si agisce ancora con i criteri dell’emergenza, se l’emergenza è finita?
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