2021-08-14
È caccia ai tamponi a prezzi bassi. Ma le farmacie sono ancora poche
A una settimana dall'annuncio del protocollo dei costi «calmierati» sono poco più di 4.000 gli esercizi aderenti sui 19.000 totali. Federfarma: «L'asticella era fissata a 7.000, quindi va bene». Però nelle città d'agosto è dura.Non solo corsa alle vaccinazioni: l'entrata in vigore del green pass ha fatto registrare, com'era prevedibile, un sensibile aumento anche dei tamponi rapidi, essenziali per tutti i soggetti che non possono vaccinarsi, sono in attesa della puntura o che semplicemente non intendono farsela. Tuttavia, nonostante i ripetuti inviti da parte dell'Unione europea e a dispetto del buonsenso, i tamponi, validi solamente 48 ore, non sono stati resi gratuiti, rendendone l'utilizzo continuativo un salasso, soprattutto per le famiglie con figli over 12 non immunizzati. Senza considerare che, in particolari casi, il tampone negativo è richiesto anche ai vaccinati: esemplare il caso dei giornalisti alla conferenza stampa di Mario Draghi del 22 luglio scorso, o di chiunque entri in uno studio televisivo. Tornando alle spese dei comuni cittadini, e facendo una stima al ribasso, il costo medio in farmacia dei test si aggira sui 25 euro. Facendone tre a settimana, per non rimanere esclusi dalla socialità e ritrovarsi nuovamente ai domiciliari, l'esborso mensile ammonta a 300 euro. Una pezza in tal senso è stata messa dal «Protocollo tamponi rapidi» firmato lo scorso 5 agosto dal commissario Francesco Paolo Figliuolo d'intesa con il Ministro della Salute, Roberto Speranza, e i presidenti di Federfarma, Assofarm e Farmacie Unite, che introduce un prezzo calmierato per i test antigienici. L'accordo fissa il prezzo del test a 8 euro per i minori tra i 12 e i 18 anni e un costo di 15 euro per i maggiorenni. Meglio di nulla, certo, ma lo sconto sbandierato e festeggiato come un enorme successo (quando, ricordiamolo, i tamponi sono imposti per legge e da un obbligo vaccinale surrettizio) non risparmierà certo le famiglie da una spesa non irrisoria, una vera e propria tassa per tutti i non vaccinati. D'altronde, la gratuità dei test non è mai stata realmente presa in considerazione dall'esecutivo. Lo scorso 5 agosto, fonti di governo avevano fatto filtrare alla stampa che durante la cabina di regia a Palazzo Chigi l'ipotesi era stata scartata perché avrebbe potuto disincentivare i più giovani a immunizzarsi. Anche le prime stime di Federfarma, che auspicava un'adesione massima del 50-60% degli esercizi, hanno dato l'idea di un mezzo flop dell'iniziativa. Senza contare che non tutte le farmacie eseguono tamponi, bensì il 55% circa del totale, come spiega il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, che si ritiene però soddisfatto dell'andamento delle adesioni e respinge ogni ipotesi d'insuccesso: «Bisogna tenere presente che è passata soltanto una settimana dalla firma del protocollo, si devono considerare anche i tempi tecnici. In alcune Regioni ci sono stati anche problemi con la piattaforma. Prevedo che su circa 19.000 farmacie in Italia, aderiranno al protocollo in 7.000». Numeri che comunque non giustificano i calici alzati da governo e federazioni di categoria dopo la firma dell'intesa. Certo, è passata solo una settimana dall'intesa e ci troviamo a metà agosto, quando molti esercizi sono in ferie, ma per ora, stando ai dati di ieri, hanno aderito al protocollo circa un quarto del totale delle farmacie. Pienamente soddisfatta della risposta dei colleghi è anche Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia: «Soltanto il primo giorno dalla firma dell'accordo, le farmacie aderenti sono state 300, su 1.200 che offrono il servizio». Nella Regione, circa la metà dei 1.200 esercizi che fanno i tamponi sono inoltre convenzionati con il Ssn e offrono test completamente gratuiti per la fascia 12-18 anni, per chi va a far visita ai parenti nelle Rsa e per il personale scolastico. Dal 23 agosto, la gratuità sarà estesa ai bambini dai 6 anni. «Non bisogna dimenticare né che i farmacisti corrono dei rischi a eseguire i test né che farli ha un prezzo. Non solo il test, ma anche i camici monouso, le mascherine, la visiera, gli infermieri quando previsti; il materiale deve essere di altissima qualità», specifica Racca.Senza nulla togliere alla professionalità e alla disponibilità dei professionisti che hanno deciso di aderire al Protocollo, resta comunque il nodo centrale della questione: chi non si vaccina, è in attesa della puntura o non può vaccinarsi, è penalizzato economicamente. E non solo: il test si può fare gratis nelle maggiori stazioni ferroviarie grazie alla Croce rossa, ma le file sono interminabili: chi non vuol perdere soldi, è costretto a perdere tre o quattro ore. «Per chi ha un certificato medico che attesta l'impossibilità di vaccinarsi», dice Cossolo, «sono favorevole alla totale gratuità del test. L'economia di mercato non si può applicare al campo della salute. E il prezzo di 15 euro a tampone, resta remunerativo per la farmacia. A chi può vaccinarsi, ma non vuole, il test glielo farei invece pagare 150 euro». L'intesa tra farmacie e governo è valida fino al 30 settembre. Data dopo la quale non è ancora dato sapere quanti soldi dovranno sborsare i non vaccinati per poter svolgere ordinarie azioni quotidiane.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)