2021-02-16
Inquirenti a caccia delle provvigioni d’oro per il mega affare mascherine
I pm di Roma, che indagano sull'affare da 1,25 miliardi, pronti a mettere le mani sulle maxi commesse. Il giornalista mediatore voleva far confluire 10 milioni di euro sui conti fiduciari di una nuova società.Da buon giornalista e sedicente laureato in legge dovrebbe avere la massima di Giovanni Falcone stampata in testa: «Follow the money». Adesso quella frase gli si sta ritorcendo contro e il «prof. dott.» Mario Benotti rischia di veder svanire sotto il suo naso il tesoretto che aveva messo da parte grazie alle provvigioni sulla fornitura di mascherine intermediata da lui e, secondo la Procura di Roma, da almeno altri cinque indagati per traffico illecito di influenze.A dicembre, quando la Guardia di finanza ha setacciato case e uffici dei sospettati, gli inquirenti hanno preferito non chiedere il sequestro preventivo d'urgenza dei presunti proventi illeciti incassati grazie al mega business da 1,25 miliardi di euro e hanno deciso di far vagliare l'istanza al giudice delle indagini preliminari per consolidare la misura in vista di eventuali ricorsi al Tribunale del riesame. L'accusa, in questa prima fase, avrebbe anche chiesto misure interdittive, ma il reato contestato davanti al gip resta sempre il traffico di influenze. Ciò non toglie che i pm stiano lavorando a ulteriori filoni in cui sono stati iscritti sul registro degli indagati anche dei pubblici ufficiali per un reato diverso dall'iniziale corruzione.Se gli inquirenti riusciranno a mettere le mani sui soldi, l'indagine potrebbe fare il primo salto di qualità. In questa fase potrebbero arrivare i necessari riscontri investigativi per trovare il collegamento tra i mediatori e uno o più rappresentati della struttura commissariale per l'emergenza Covid diretta da Domenico Arcuri. È probabile che i pm si augurino che le prossime attività possano convincere gli indagati a rendere dichiarazioni utili.Al momento gli inquirenti sembrano intenzionati a mettere le mani almeno sulle provvigioni ufficiali, quantificate nei primi atti in quasi 72 milioni di euro, di cui 59,7 arrivati sui conti della Sunsky Srl del milanese Andrea Vincenzo Tommasi e 11,95 su quelli della Microproducts, riconducibile a Benotti, l'uomo che, grazie alla sua conoscenza di Arcuri, avrebbe reso possibile l'affare. Per questo, già a novembre i finanzieri si erano messi alla ricerca dei fondi arrivati dalla Cina e a lui destinati. Soldi su cui, a luglio, era arrivata alla Banca d'Italia una segnalazione di operazione sospetta.Subito dopo i magistrati, nella galassia di società riconducibili a Benotti (la holding Partecipazioni Spa, il consorzio Optel e la Microproducts Srl) avevano attenzionato una nuova società, la Futuro e sviluppo, che il «prof. dott.» ha costituito il 6 agosto scorso, schermandola attraverso la Sella fiduciaria Spa e che nelle intenzioni del fondatore doveva ricevere a breve ingenti somme di denaro. A raccontare la genesi della Futuro e sviluppo Srl è la documentazione bancaria acquisita il 30 novembre scorso dalle Fiamme gialle proprio negli uffici della Sella, su richiesta dei sostituti procuratori Gennaro Varone e Fabrizio Tucci. Nell'occasione i finanzieri acquisiscono tre mandati fiduciari approvati il 6 agosto 2020.Paolo Guasco, direttore commerciale di Sella fiduciaria (perquisito il 4 dicembre), nella relazione inviata al comitato accettazione clienti, presenta così Benotti: «Si è laureato in giurisprudenza nel 1988 presso l'università la Sapienza di Roma. Dopo aver ricoperto negli anni incarichi fiduciari di consulenza sia presso la Città del Vaticano, che presso politici e Ministeri, incarichi da tempo terminati (il cliente non è persona politicamente esposta), è giornalista e dipendente della Rai attualmente in aspettativa, società in cui ha ricoperta ruoli apicali quale, fra gli altri, quello di Direttore generale di Rai World Spa. Attualmente consulente ed imprenditore, ha contratti personali con varie aziende tra cui Mondadori, Safran e altre […]. È anche docente universitario […].Stante le nuove prospettive lavorative del dottor Benotti, i mandati in questione sono di estremo interesse sia per Sella fiduciaria che per Banca patrimoni Sella & c., sia direttamente che per i potenziali clienti che il professore ci sta presentando (stiamo parlando di operazione di decine di milioni, stima prudenziale). Pertanto si caldeggia l'accoglimento della richiesta del cliente […]».Ancora una volta quindi il curriculum di Benotti gli garantisce una fiducia molto alta da parte dei suoi interlocutori. Ma come La Verità ha già raccontato, sui titoli che il mediatore delle mascherine afferma di avere ci sono molti dubbi. A partire dalla laurea che, pare ormai certo, non avrebbe mai conseguito.A cosa sarebbero dovuti servire i tre mandati fiduciari? Uno a controllare il 100% delle quote della Futuro e sviluppo garantendone la riservatezza, «anche e soprattutto» si legge in un passaggio della relazione di Guasco, «nei confronti della compagna (è in un momento altalenante del rapporto, ed è socia con lui in Partecipazioni Spa e inoltre amministra alcune delle loro società)». La clausola di riservatezza nei confronti della convivente Daniela Guarnieri (indagata come Benotti) è applicata anche a uno degli altri due mandati fiduciari, richiesto per poter separare le somme provenienti dalla nuova società e dalla attività professionali del giornalista ad essa collegate.Nella documentazione viene precisato che sui conti fiduciari Benotti prevede «di conferire nei prossimi mesi 10.000.000 euro circa». Una cifra molto vicina all'ammontare complessivo delle provvigioni ricevute da Benotti per l'affaire delle mascherine. Soldi che però, essendo stati fatturati alla Microproducts, non sarebbero potuti confluire sul conto fiduciario legato alla neonata Futuro e sviluppo, a meno di onerosi giri di fatturazioni. Operazioni che oltretutto avrebbero compromesso la riservatezza. Ricordiamo che nelle email sequestrate dagli investigatori al terzo mediatore, il trader ecuadoriano Jeorge Solis (che ha dichiarato a Non è l'arena di aver ricevuto un accredito di 5,8 milioni), esistono dei conteggi delle provvigioni alternativi a quelli ufficiali, compreso un riferimento a un'ulteriore tranche di 13 milioni «fatturata» destinata proprio a Benotti. Al momento della visita degli investigatori presso la banca sui due conti fiduciari del «prof. dott.» non era stato versato un euro. Difficile che succeda adesso, a maggior ragione visto che due settimane fa Benotti è diventato ufficialmente proprietario della Futuro e sviluppo, rilevando il 100% delle quote dalla fiduciaria. Che adesso è fuori dall'affare.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)