2024-03-14
Burioni bara sul report pro vaccini
Roberto Burioni (Imagoeconomica)
La virostar liquida le reazioni avverse: «Con le dosi meno miocarditi». Ma lo studio citato esamina solo infetti. E pochi maschi giovani: i più esposti alle infiammazioni cardiache. Effetti avversi dei vaccini e decessi sospetti? Tutte balle per Roberto Burioni. Che, tanto per cambiare, riversa arroganza in nome della difesa a oltranza dei vaccini anti Covid. Il microbiologo ha infatti approfittato di uno studio pubblicato su Heart per tornare ai toni da virostar d’antan: «Malori fatali? Morti improvvise? Infarti mortali? A sentire i novax (e alcuni giornalisti) tutti causati dal vaccino anti-Covid. Poi però arrivano i numeri, e che numeri: l’incidenza di eventi cardiovascolari viene messa a confronto tra una popolazione di 10,2 milioni di vaccinati e una di 10,4 milioni di non vaccinati», riporta su X Burioni, «Risultato? Il vaccino è estremamente efficace nel ridurre l’incidenza di queste malattie. I vaccinati hanno una minore incidenza, dopo il Covid, di infarti, ictus, arresti cardiaci, trombosi, emorragie cerebrali, insufficienze cardiache e addirittura anche di miocarditi e pericarditi. Non sarebbe il caso, cari giornalisti, di chiedere scusa per le bugie pericolose con le quali avete inquinato la pubblica opinione negli ultimi 3 anni su un tema così importante?», conclude il virologo. La consueta cascata di bile e spocchia su cui il professore, che qualcuno ha pensato (male) di elevare a maestro del pensiero, ha costruito il suo personaggio. Tuttavia, lo studio in questione, brandito come la prova dell’infallibilità e innocuità del Dio vaccino, dice altro. Il report, infatti, prende in esame una platea di persone, vaccinate e non, infettate dal Covid. Gli autori scrivono: «La vaccinazione ha ridotto il rischio di insufficienza cardiaca, tromboembolia venosa e trombosi/tromboembolia arteriosa nella fase acuta e post-acuta successiva all’infezione». Quindi, il vaccino riduce i danni della malattia (dopo non averne impedito il contagio, come è risultato evidente). Meno male, ed elementare: sarebbe stato grave il contrario. Il punto da indagare, semmai, sarebbe l’incidenza delle patologie cardiache post vaccinazione rispetto a quelle causate dall’infezione. Queste ultime, secondo uno studio uscito sull’Egyptian heart j o u r n al (che Burioni deve essersi perso), non sono più frequenti di quelle provocate dall’iniezione. Gli autori, inoltre, ammettono: «Il nostro studio ha incluso un numero ridotto di giovani uomini e adolescenti maschi, che costituivano la popolazione principale interessata dall’aumento del rischio di miocardite/pericardite in seguito alla vaccinazione». Un dettaglio non da poco. Come specificato nel report, erano proprio i più giovani, che lo studio in questione trascura, la categoria risultata più esposta al pericolo di sviluppare patologie cardiache gravi post profilassi. La stessa Pfizer aveva riconosciuto l’aumento dei rischi di infiammazione al cuore in particolare tra i 12 e i 17 anni. Eventualità inserita anche nei foglietti illustrativi dei vaccini Comirnaty e Spikevax (Moderna), per i quali l’Ema, a settembre, ha confermato l’esistenza di un rischio di miocarditi e pericarditi: «Alcuni casi hanno richiesto il supporto terapia intensiva e sono stati osservati casi fatali». E sono proprio i giovani a essere stati obbligati a vaccinarsi, a più riprese, in assenza di un rapporto rischi-benefici positivo. Magari durante un open day, come quello risultato fatale per Camilla Canepa, morta a 18 anni a causa del vaccino. Il quale, senza dubbi, era indicato per le fasce di popolazione di età più avanzata o fragili, ma non per giovani sani, costretti a vaccinarsi per salire su un autobus. Questo, oltre agli studi, lo dice il buonsenso. Sarà per questo che per Burioni resta un’eresia.