
La Regione rimborsa chi sottopone i figli a test medici prima di immunizzarli. La misura aumenta le tutele per patologie a rischio reazione e toglie alibi agli ultras antiprofilassi, ma il guru pro vax non tollera deviazioni dal suo verbo. E ora ci rifila pure un film.«Ignoranti, ciarlatani». Di conseguenza, muti ad ascoltare il verbo. Siamo alla solita guerra di religione che i cavalieri del Giusto Vaccino dichiarano con l'isteria dei tifosi in curva contro chi non si allinea al pensiero unico pro vax. Contro chi, dovendo assolvere a compiti istituzionali e non soltanto scientifici, esce di un millimetro dal protocollo Burioni per dare garanzie in più, certo non per toglierne. È quello che sta accadendo all'assessorato alla Sanità della Regione Sardegna, assediato in queste ore dai crociati del pensiero unico vaccinale per aver osato mettere in campo una risorsa in più a beneficio dei propri assistiti. L'assessore Mario Nieddu è finito alla berlina su Twitter e sugli altri social cingolati, tacciato di incompetenza, di faciloneria quando non di stregoneria per aver approvato lo stanziamento di 200.000 euro da assegnare ai Comuni che necessitano di rimborsare le spese prevaccinali sostenute dalle famiglie. Nessun intento rivoluzionario, nessuno scivolamento verso i deliri «no vax». La giunta sarda ha semplicemente deciso che le famiglie dei bambini della scuola d'infanzia e della scuola primaria della Sardegna possono chiedere i rimborsi per spese mediche sostenute prima di decidere di aderire alla sacrosanta campagna dei vaccini. «La misura è rivolta ai bambini che si trovano in condizioni particolari», ha spiegato lo stesso Nieddu, «perché ad esempio affetti da determinate patologie e per la quali il sospetto che si possano sviluppare reazioni avverse è comprovato».Nel provvedimento si intravvedono due scopi: offrire copertura massima alle esigenze dei bimbi e dei genitori anche nei casi più estremi e (conseguenza non secondaria) togliere gli ultimi alibi psicologici a chi chiede di effettuare un esame in più, in presenza di un solido appoggio pediatrico. Siamo in presenza di percentuali bassissime, forse residuali. L'iter è chiaro e non ammette deroghe: «Con l'erogazione di queste risorse diamo un sostegno alle famiglie in ambito socio sanitario, valutando sempre come prioritarie la sicurezza e l'accessibilità alle cure».A prima vista sembra un supporto ulteriore, qualcosa che si aggiunge all'attuale formulario senza la pretesa di modificarlo nel benché minimo dettaglio. Ma è sufficiente che una Regione, un assessorato alla Sanità supportato da un gruppo di esperti osi sillabare la parola «vaccino» con un'intonazione lievemente differente rispetto all'ortodossia mediatica del pope Roberto Burioni, da scatenare la reazione al napalm di un potere aggressivo e totalizzante capace di rivaleggiare per dogmatismo e intolleranza con gli odiati nemici no vax. La Regione Sardegna non ha alcun approccio belluino al tema, non intende mettere in dubbio nulla riguardo al valore medico e sociale dei vaccini, neppure discetta di opportunità o meno e non indica strade alternative. Niente di niente. Anzi sembra avere un comportamento ragionevole e democristiano, come se volesse smontare definitivamente la retorica no vax. Eppure viene dipinta come il diavolo («Ignoranti, ciarlatani»), come una congrega di irresponsabili («solo soldi buttati») e subito equiparata a chi si oppone ai vaccini mettendo in pericolo i figli, la società scolastica e il buonsenso. Il primo a dare l'allarme dai merli del castello medioevale è il luminare Walter Ricciardi, caro alla comunità scientifica internazionale (medico, docente, con incarichi alle Nazioni Unite e all'Organizzazione mondiale della sanità) e caro anche al centrosinistra, visto che durante il governo di Matteo Renzi è diventato commissario e poi presidente dell'Istituto superiore di sanità e durante quello di Paolo Gentiloni è stato delegato a rappresentare l'Italia nell'Oms. È un vero peccato che oggi il mondo dem così affezionato a lui sia stretto alleato del Movimento 5 stelle, vale a dire il partito che ha istituzionalizzato la guerra alla scienza ufficiale. Il suo post è lapidario: «Come sprecare danaro pubblico e alimentare l'antiscienza». Sembra una battuta cinematografica, del resto il professore era bravo anche come attore in film del calibro dell'Ultimo guappo e di Occhei, occhei. La condivisione social scatena Burioni, il leader dal superego che evidentemente deve aver depositato il copyright della parola vaccini. Subito indossa l'armatura: «Uno spreco inaccettabile di denaro pubblico per esami senza alcuna validità scientifica. Una vergogna. Sardi, stanno buttando i vostri soldi, protestate». Un fremito percorre le coscienze. Così nel Paese che perde 715.000 euro al giorno per tenere in piedi il carrozzone Alitalia e spende allegramente 38.000 euro a Milano per un murales con una donna in chador, lo scandalo è un rimborso sanitario coperto da certificazione pediatrica per le famiglie di Arbatax e Tempio Pausania.Muti ad ascoltare il verbo di Burioni, che da domani ci delizierà anche nei cinema. Per non essere da meno dell'esimio collega Ricciardi, il medico divulgatore di Pesaro dal capello hollywoodiano è infatti protagonista del documentario Vaccini. Nove lezioni di scienza, presentato in anteprima ieri al Festival del cinema di Torino. Il lavoro è firmato da Elisabetta Sgarbi ed è destinato a diventare un libro con dvd per l'editore La nave di Teseo. Vista la suscettibilità della star sullo schermo, si auspicano recensioni solo da parte di critici autorevoli. O almeno vaccinati.
I guai del Paese accentuati da anni di Psoe al governo portano consensi ai conservatori.
A proposito di «ubriacatura socialista» dopo l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani e di «trionfo» della Generazione Z (il nuovo primo cittadino avrebbe parlato «a Millennial e giovani»), è singolare la smentita di tanto idillio a sinistra che arriva dalle pagine di un quotidiano filo governativo come El País.
Oggi alle 16 si terrà a Roma l’evento Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti, organizzato dalla Verità. Tra gli ospiti, Roberto Cingolani, ad di Leonardo, e Marco Troncone, ad di Aeroporti di Roma. Si parlerà di innovazione industriale, sicurezza contro rischi ibridi, tra cui cyber e climatici, con interventi di Pietro Caminiti di Terna e Nicola Lanzetta di Enel. Seguiranno il panel con Nunzia Ciardi (Agenzia cybersicurezza nazionale), e l’intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto (foto Ansa). Presenterà Manuela Moreno, giornalista Mediaset, mentre il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, condurrà le interviste. L’evento sarà disponibile sul sito e i canali social del quotidiano.
Cartelli antisionisti affissi fuori dallo stadio dell'Aston Villa prima del match contro il Maccabi Tel Aviv (Ansa)
Dai cartelli antisionisti di Birmingham ai bimbi in gita nelle moschee: i musulmani spadroneggiano in Europa. Chi ha favorito l’immigrazione selvaggia, oggi raccoglie i frutti elettorali. Distruggendo le nostre radici cristiane.
Uno spettro si aggira per il mondo: lo spettro dell’islamo-socialismo. Da New York a Birmingham, dalle periferie francesi alle piazze italiane, cresce ovunque la sinistra di Allah, l’asse fra gli imam dei salotti buoni e quelli delle moschee, avanti popolo del Corano, bandiera di Maometto la trionferà. Il segno più evidente di questa avanzata inarrestabile è la vittoria del socialista musulmano Zohran Mamdani nella città delle Torri Gemelle: qui, dove ventiquattro anni fa partì la lotta contro la minaccia islamica, ora si celebra il passo, forse definitivo, verso la resa dell’Occidente. E la sinistra mondiale, ovviamente, festeggia garrula.
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
Il sindaco di New York non è un paladino dei poveri e porta idee che allontanano sempre più i colletti blu. E spaccano l’Asinello.
La vulgata giornalistica italiana sta ripetendo che, oltre a essere uno «schiaffo» a Donald Trump, la vittoria di Zohran Mamdani a New York rappresenterebbe una buona notizia per i diritti sociali. Ieri, Avvenire ha, per esempio, parlato in prima pagina di una «svolta sociale», per poi sottolineare le proposte programmatiche del vincitore: dagli autobus gratuiti al congelamento degli affitti. In un editoriale, la stessa testata ha preconizzato un «laboratorio politico interessante», sempre enfatizzando la questione sociale che Mamdani incarnerebbe.





