2024-06-03
Le bugie dell’uomo del «negoziato» Aspi-Pd
Simone D'Angelo segretario provinciale del Pd di Genova (Ansa)
Simone D’Angelo, segretario politico nel Genovese, sosteneva che Mauro Vianello (suo datore di lavoro e presunto corruttore del capo del Porto) non avesse entrature nel partito. Le dichiarazioni dei vertici di Autostrade però lo smentiscono. E lui evita di commentare le notizie.I vertici del Pd continuano a non rispondere. Come gli struzzi nascondono la testa, ma lasciano in vista tutto il resto. Per esempio i post su Facebook. Il segretario provinciale di Genova, Simone D’Angelo, non ha commentato la notizia pubblicata ieri. Ovvero che l’imprenditore Mauro Vianello, indagato dalla Procura di Genova per la presunta corruzione dell’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, mentre cercava di chiudere alcuni affari con Autostrade per l’Italia spendeva il nome di D’Angelo, offrendo ai manager dell’azienda un incontro con lui (riunione successivamente avvenuta) in vista di un possibile miglioramento dei rapporti tra l’azienda e il Pd ligure, particolarmente critico con la società dopo il crollo del ponte Morandi e a causa del caos cantieri sulle strade.D’Angelo, lo ricordiamo, è anche il responsabile amministrativo e finanziario della Santa Barbara, società specializzata nella prevenzione di incendi in porto e di cui Vianello è socio di maggioranza. Inoltre i famigliari di quest’ultimo si sarebbero iscritti al Pd in piena battaglia congressuale per dare un piccolo contributo all’elezione di D’Angelo a segretario provinciale. Nonostante tutto questo, il 14 maggio D’Angelo ha scritto sui social, dopo l’esplosione dell’inchiesta: «Sulla figura di Vianello, da troppi cialtroni gli viene riconosciuta un’influenza che non ha. Pochi mesi fa dissi pubblicamente che Vianello non deve permettersi di parlare del Pd».Oggi scopriamo che non solo si è permesso, ma che il soldato D’Angelo ha risposto presente quando gli è stato chiesto di togliersi la giacca da dipendente della Santa Barbara e di indossare quella da segretario del Pd per incontrare i vertici di Aspi. Ma non è finita. Il testo prosegue: «Mesi addietro in uno spiacevole episodio Bucci mi disse “chiamo Vianello e ti faccio star zitto da lui”. Gli risposi che non sarebbe stato Vianello a zittirmi. Io sono dipendente di un’azienda di cui lui è azionista di maggioranza. L’autonomia del Pd non è mai stata in discussione. A dimostrarlo sono le decine di dichiarazioni pubbliche contro quelli che scopriamo essere stati gli obiettivi di Vianello e Signorini: le nomine in Iren, la consulenza, il progetto del tunnel subportuale. Per me e per noi parlano gli atti, non le insinuazioni».Certo D’Angelo potrà dimostrare che dal 28 giugno 2022 lui e il suo partito hanno continuato a prendere di petto Aspi, ma in questi giorni purtroppo tutto tace e questa marea di documentazione non è stata messa a disposizione dei cittadini elettori-lettori.Durante queste barricate Vianello, detto la «volpe del porto», ha ottenuto risultati non indifferenti.Il 12 agosto 2022, Signorini ha firmato l’ordinanza con la quale, a decorrere da Ferragosto, riconosceva un aumento di 3 euro della tariffa oraria per le prestazioni della Santa Barbara, alzandola da 23 a 26 euro l’ora e assoggettandola ad adeguamento annuale su base Istat. Forse anche D’Angelo era in ferie, ma Signorini ha fatto felice il suo presunto corruttore in una data in cui la maggior parte delle persone è distratta dall’aria vacanziera.Nelle carte dell’inchiesta si legge anche: «In tale provvedimento l’aumento in questione, ritenuto dall’Autorità portuale “improcrastinabile”, veniva disposto a fronte di un’istanza presentata dalla Santa Barbara il 25 luglio 2022». Insomma nel giro di dieci giorni e a ridosso di Ferragosto l’azienda, di cui D’Angelo è responsabile finanziario, ha ottenuto un aumento del 13 per cento sulle tariffe. Almeno in questo caso le barricate del Pd non hanno sortito effetti. A patto che ci siano state.Purtroppo il bilancio 2023 della società non è ancora disponibile, ma sarà interessante capire quanto abbia inciso questo aumento sul fatturato. La produzione è passata dai 4 milioni di euro del 2004 ai 4,8 milioni del 2021 con Signorini al comando.Vianello, che controlla quasi il 57 per cento della Santa Barbara (che a sua volta detiene l’83 per cento di un’altra ditta specializzata in servizi antincendio, la Saria), è diventato, nel 2020, presidente di Ente bacini (senza compenso), i cantieri pubblici delle riparazioni navali di Genova e, nel novembre 2022, è stato nominato presidente della Geam, società partecipata al 49 per cento dall’Autorità portuale e attiva nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti nello scalo.In Ente bacini, con Vianello, sono entrati due collaboratori della Santa Barbara, che, incidentalmente, hanno ricoperto o ricoprono anche ruoli politici. Si tratta del responsabile Infrastrutture della segreteria nazionale del Pd, Alessandro Terrile (diventato ad con un compenso di 73.000 euro), e dell’ex responsabile Porti della segreteria provinciale nonché presidente della Santa Barbara, Davide Gaggero (consigliere con gettone annuale da 5.000 euro).L’allora presidente dem del Municipio di Ponente Claudio Chiarotti, nel febbraio 2022, ha confermato il feeling tra Pd e Santa Barbara, scendendo in campo al fianco di Gaggero dopo la decisione del Porto Petroli di diminuire il numero di guardia fuochi a seguito di una riorganizzazione del personale.«Farò, pertanto, tutto il possibile per affiancare i lavoratori e le parti sociali per cercare di scongiurare questa scelta e far sì che vengano ripristinati i livelli di sicurezza e occupazionali in quel sito», ha scritto sui social il presidente.Quando Signorini è stato nominato amministratore delegato di Iren (secondo gli inquirenti genovesi anche grazie alla spinta di Vianello), il presunto corruttore ha ottenuto immediatamente una consulenza da 200.000 euro e, a questo, punto, dai dem, una voce contraria si è alzata. Ma è stata quella del segretario regionale Davide Natale (che però in questi giorni si è negato alla Verità, dopo aver denunciato il nostro tentativo «di delegittimare l’operato del gruppo dirigente del partito») e non quella del «dipendente» D’Angelo: «Non vogliamo pagare l’amicizia tra Vianello e Signorini, se vale 200.000 euro costa tanto ai liguri. Se qualcuno pensa che Vianello dovrebbe favorire l’interlocuzione con il centrosinistra rispondiamo che noi abbiamo le spalle larghe per poter dialogare con chiunque: i nostri sindaci, soci di Iren, hanno sempre trovato porte aperte con l’azienda, non abbiamo bisogno di Vianello per parlare con Iren». Questo succedeva a novembre, sino ad allora nessuno aveva messo in discussione l’operato della «volpe del porto».Ma se a sinistra non ruggiscono, nemmeno a destra si scandalizzano troppo. Tra i pochi ad aver fiatato sulle relazioni imbarazzanti del presunto corruttore Vianello con i vertici dem sono stati due consiglieri totiani, la coordinatrice Ilaria Cavo e il capogruppo in Regione Alessandro Bozzano: «Chiediamo a Elly Schlein (che ha chiesto le dimissioni di Toti, ndr) se intenda usare la sua stessa chiave di lettura per sospendere dagli incarichi anche gli esponenti del Pd i cui nomi risultano legati a uno degli indagati e chiamati in causa in un disegno di appalti e nomine portuali». Ieri le agenzie hanno riportato alcuni passaggi della lettera che il governatore sospeso ha consegnato all’assessore Giacomo Giampedrone e che dovrebbe essere letta in Consiglio regionale martedì, quando verrà discussa la mozione di sfiducia dell’opposizione. Toti ha scritto: «Non imiterò le opposizioni, parlando delle ombre lunghe che riguardano il Partito democratico». E, invece, a nostro giudizio, dovrebbe farlo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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