2020-11-30
Bruxelles vuole in ogni Paese una sede costosissima solo per farsi propaganda
Cinque centri già aperti con esborsi astronomici. Per il 2022 è prevista l'inaugurazione di quello italiano nel cuore di Roma: 1.000 metri quadrati per 21 milioni di euro l'annoL'assegno gli è stato riconosciuto dalla Commissione: è una decisione applicata l'ultima volta nel 2011. L'ex deputato dell'Ulivo invischiato in una vicenda giudiziaria fu messo a capo dell'Agenzia delle doganeLo speciale contiene due articoliSi scrive «Europa Experience», si legge tempio dell'europeismo. Sono attualmente 5 i centri «concepiti per avvicinare i visitatori dell'Unione europea attraverso esposizioni che combinano elementi progettuali e allestimenti innovativi con tecnologie mediatiche all'avanguardia, nonché con funzionalità interattive»: Berlino, Copenaghen, Helsinki, Lubiana e Tallinn. Centri luminosi e futuristici, all'interno dei quali muovendosi tra tablet, giganteschi schermi e morbide poltroncine ci si può informare sul «ruolo degli attori dell'Ue, il modo in cui le istituzioni lavorano nella pratica, come i cittadini possono plasmare la politica dell'Unione e i vantaggi che l'Ue apporta nella vita quotidiana». Tra le possibilità offerta ai visitatori: l'esplorazione di una grande mappa per scoprire i traguardi e gli obiettivi dell'Ue; esplorare i profili dei parlamentari che siedono nell'emiciclo di Strasburgo; farsi un selfie da lasciare ai posteri; accomodarsi in una sala cinematografica a 360 gradi per immergersi in una sessione plenaria dell'Europarlamento quasi come se ci si trovasse tra i banchi. Insomma, si tratta di veri e propri mausolei costruiti apposta per inebriarsi di spirito europeista.Tutto bene, se non fosse che le prestigiose location richiedono il pagamento di affitti a molti zeri, per non parlare dei costi di manutenzione e le spese ordinarie, come luce, gas e acqua. Senza contare il personale impiegato all'interno di queste strutture. Quantificare con precisione i soldi dei contribuenti investiti per l'allestimento e la gestione degli Europa Experience è risultata impresa impossibile anche per i nostri contatti all'interno del Parlamento europeo. Tanto per rendersi conto delle cifre in gioco, occorre andare al capitolo di spesa relativo a quei 35 uffici di collegamento (cosiddetti «liaison office») dell'Europarlamento disseminati un po' in tutto il continente, per scoprire che la cifra di 8,9 milioni di euro prevista per il 2020 sarà innalzata a 9,4 milioni nel corso dell'anno venturo. Sono importi che tuttavia non comprendono gli interventi straordinari. Grazie a uno dei quesiti presentati dai parlamentari europei in occasione del discarico del bilancio 2019, è stato possibile sapere qualcosa in più di questi lavori. Per ciò che concerne la sede di Tallinn, in Estonia, si parla di 1.275.000 euro per ristrutturazione e allestimento, 198.000 euro per l'affitto di uno spazio addizionale (più 36.000 euro di spese accessorie) e 11.700 euro per consulenze tecniche, tutto a carico della Direzione generale infrastrutture e logistica (Dg Inlo).A questi esborsi vanno aggiunti 1,9 milioni a carico della Direzione generale comunicazione (Dg Comm). Per la sede danese di Copenaghen, invece, la Dg Inlo ha sborsato 153.000 euro, mentre altri 686.000 euro sono arrivati dalla Dg Comm. Non paghi di questa emorragia di denaro, nel novembre 2019 gli euroburocrati hanno pensato bene di proporre l'estensione del progetto Europa Experience a tutti gli Stati membri entro il 2024. Ci avrà pensato la pandemia a bloccare tutto, direte voi. E invece no. Lo scorso 30 settembre è stata approvata una road map delle installazioni, successivamente esposta in un documento diramato una settimana dopo ai membri dell'Ufficio di presidenza. Nel giro di pochi anni, dunque, ogni Paese dell'Unione europea potrà vantare una sede tutta sua.Tra gli otto progetti più avanzati, c'è quello riguardante la sede italiana. Nel mirino di Bruxelles un luogo davvero da favola. «Lo scorso 7 maggio 2020 (pochi giorni dopo la fine del lockdown, ndr)», si legge nella nota, «è stata avviata una procedura negoziata al fine di concludere un appalto immobiliare per un'installazione “Europa Experience" autonoma su Piazza Venezia, comprendente una mostra interattiva, un cinema e un gioco di ruolo destinati principalmente a gruppi scolastici». Quasi 1.000 metri quadrati nell'edificio delle Assicurazioni Generali, dirimpetto a Palazzo Venezia, quello cioè dal cui balcone si affacciava il duce per arringare le folle. Una location prestigiosa e allo stesso tempo centralissima sulla quale il Bureau aveva già messo gli occhi dal 2016, e che «permette di beneficiare dell'eccezionale situazione di Piazza Venezia in termini di visibilità e flusso pedonale».Costo del giocattolino: 21 milioni di euro solo per il primo anno. Nel documento bollinato dalla Direzione generale Bilancio a metà novembre, l'elenco dei costi punto per punto. Metà dell'importo serve solo a pagare l'affitto, pari a 900.000 euro al mese. Al canone di locazione vanno poi aggiunti 4,4 milioni di costi operativi, l'acquisto di attrezzature multimediali e mobili per 1,9 milioni, il servizio di sorveglianza per 2,4 milioni. Le spese ricorrenti (pulizie, elettricità e assicurazioni) superano poi agevolmente 1,3 milioni di euro l'anno. Ormai siamo in dirittura d'arrivo: la firma del contratto è prevista infatti già per gennaio 2021, con la conclusione dei lavori fissata per luglio 2022 e relativa inaugurazione nel mese di agosto 2022.Ancora più costosa la sede di Parigi, situata a Place de la Madeleine, a poche centinaia di metri dal Louvre. L'affitto per 1.452 metri quadrati, pari a 1,75 milioni di euro al mese, è quasi il doppio rispetto a quello dei locali romani. Tra costi operativi (8,7 milioni), ristrutturazione (5 milioni) e spese fisse (8 milioni), l'impatto finanziario per il primo anno e mezzo si aggira intorno ai 54 milioni di euro.Anche in questo caso il Covid non ha fermato il folle shopping di Bruxelles. La procedura negoziata per Europa Experience è stata infatti avviata il 6 aprile scorso e i tavoli tecnici sono andati avanti per tutto l'anno. Come per Roma, la firma del contratto è prevista per gennaio 2021, ma i lavori dovrebbero terminare prima, a marzo 2022, per poi avviare la struttura già il mese dopo. Sono a buon punto le sedi di Praga, Stoccolma, Varsavia e Vienna, tutte attese per la fine del 2022. Le altre installazioni seguiranno, come da cronoprogramma, entro il 2024. Pandemia o no, per quella data potremo «adorare» l'Unione europea da ogni angolo del continente.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bruxelles-vuole-in-ogni-paese-una-sede-costosissima-solo-per-farsi-propaganda-2649072765.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="a-kessler-alto-dirigente-in-quota-pd-14-000-euro-al-mese-senza-lavorare" data-post-id="2649072765" data-published-at="1606639036" data-use-pagination="False"> A Kessler, alto dirigente in quota Pd 14.000 euro al mese senza lavorare Un assegno mensile da oltre 14.000 euro lordi senza lavorare. È questo il regalo che la Commissione europea ha piazzato sotto l'albero di Natale di Giovanni Kessler, politico trentino di lungo corso con più incarichi nel cassetto che capelli sulla testa, nonché marito del giudice della Corte costituzionale Daria de Pretis. L'11 novembre scorso la Commissione europea ha infatti deciso di applicare nei suoi confronti l'articolo 50 dello Statuto dei funzionari delle istituzioni continentali, il quale prevede che «il funzionario dispensato dall'impiego, e che non venga assegnato ad altro impiego corrispondente al suo grado, gode di un'indennità» variabile in funzione dell'età e dell'anzianità di servizio. Non si tratta affatto di una prassi comune, dal momento che la Commissione l'ha applicata per l'ultima volta nel 2011. Dopo nove lunghi anni, dunque, l'articolo 50 è stato riesumato. Ma vediamo cosa prevede la famigerata norma. «Il funzionario ha diritto: a) per tre mesi ad un'indennità mensile pari al suo stipendio base; b) per un periodo determinato, in funzione dell'età e della durata dei servizi, in base alla tabella di cui al paragrafo 3, a un'indennità mensile pari: all'85% del suo stipendio base dal quarto al sesto mese, al 70% del suo stipendio base durante i 5 anni seguenti, al 60% del suo stipendio base oltre tale periodo». L'indennità viene corrisposta fino al compimento dei 66 anni. Uno scivolo dorato fino alla pensione. Nel caso di Giovanni Kessler, che ricopre il massimo grado di funzionario europeo (Ad16) con una retribuzione che va dai 19.000 ai 20.600 euro, i conti sono presto fatti. Se i nostri calcoli sono esatti, a far data dal 1° dicembre, per tre mesi, Kessler percepirà lo stipendio pieno senza muovere un dito; da marzo a maggio circa 17.000 euro lordi al mese; da giugno in poi e fino al termine previsto (giugno 2022) circa 14.000 euro lordi al mese. Non appena si è sparsa la voce sono piovute reazioni indignate nei confronti della decisione della Commissione. «È con stupore, per non dire costernazione», si legge in una nota firmata dal presidente del sindacato Renoveau et Democratie Cristiano Sebastiani, «che moltissimi colleghi si sono rivolti a noi a seguito della decisione della Commissione». Secondo Sebastiani «l'applicazione dell'articolo 50 al nostro collega è una decisione e un atto di generosità a spese del contribuente europeo assolutamente inspiegabile». Ma l'attacco, oltre che la vituperata norma, riguarda il suo beneficiario. Giovanni Kessler è un curriculum vivente. Entrato in magistratura nel 1985, ha avuto modo di collaborare a vario titolo con la Commissione europea, con il Consiglio d'Europa e l'Ocse in materia di anticorruzione. Nel 2001 viene eletto deputato a Trento per i Democratici di sinistra-L'Ulivo, e una volta terminato il mandato nel 2006 ricopre alcuni incarichi minori tra cui quello di presidente della Provincia autonoma di Trento. Dopo aver vinto un concorso, a febbraio 2011 si insedia in qualità di direttore generale dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf). Una carriera brillante e apparentemente inarrestabile. Almeno fino al caso che a seguito di un'indagine dell'Olaf ha portato, nell'ottobre 2012, alle dimissioni del maltese John Dalli, all'epoca commissario europeo per la Salute. Una vicenda assai intricata, nella quale Kessler è rimasto invischiato con l'accusa di aver suggerito a un testimone del caso di registrare una telefonata. Per questo motivo, il pubblico ministero belga aveva richiesto a suo tempo la revoca dell'immunità di cui godeva il funzionario per avviare un procedimento giudiziario. La querelle giudiziaria è ancora in piedi. Dimessosi nel 2017 prima della fine del mandato da capo dell'Antifrode, Kessler era stato trasferito alla Direzione generale bilancio per un posto di consigliere creato ad hoc per lui. Qualcuno sospetta al fine di traghettare l'ex deputato ai 10 anni di servizio necessari per la pensione europea. Ma a luglio dello stesso 2017 dal governo guidato da Paolo Gentiloni era arrivata la nomina a capo dell'Agenzia dogane e monopoli (240.000 euro lordi l'anno), e il relativo distacco dall'incarico europeo. Per tutto il periodo, l'Ue ha pagato all'ex magistrato la differenza di stipendio. È l'agosto 2018 quando il governo gialloblù non conferma Kessler nel ruolo, ma il nostro non si perde d'animo e torna a lavorare per la Commissione, in qualità di consigliere per la Direzione budget. E arriviamo così ai giorni nostri, con la maxi-indennità donatagli da Ursula von der Leyen. Un'interrogazione dell'eurodeputato della Lega, Paolo Borchia, punta ora a fare chiarezza. «Si tratta di una vicenda che lascia basiti, dal punto di vista procedurale e, soprattutto, sotto il profilo dell'opportunità, in una fase storica dove la pioggia di miliardi promessa da Bruxelles tarda ad arrivare, in cui la maggior parte delle famiglie e delle imprese vivono mesi difficili, ritengo sia vergognoso concedere privilegi a chi per una vita è stato strapagato con denaro pubblico», dichiara Borchia alla Verità. «Inoltre, dal punto di vista procedurale, rispolverare l'articolo 50 dopo anni desta molti sospetti. Ora mi attendo risposte di sostanza da parte della Commissione europea. È una questione di credibilità».