2024-10-16
Basta straparlare di lager: Bruxelles vuole replicare l’accordo tra Italia e Albania
La Commissione Ue studia come regolamentare il rimpatrio forzato in Paesi terzi. Il premier attacca Sea Watch: «Vergognoso definire “trafficanti” le Guardie costiere».Europa matrigna. L’Italia accusata dalle opposizioni «europeiste» di essere razzista e sovranista sta contagiando Bruxelles, che delude le anime belle del «venite tutti». Il modello italiano di gestione dell’immigrazione clandestina comincia infatti a fare scuola in Europa. Ursula von der Leyen ha scritto in queste ore ai capi di Sato e di governo dell’Unione per spingerli a creare «hub per migranti in Stati terzi», esattamente come ha fatto Roma con Tirana. E mentre in Senato Giorgia Meloni attaccava duramente l’Ong Sea Watch per aver definito gli uomini della Guardia costiera «i veri trafficanti di uomini», ecco che uscivano gli ultimi dati Frontex. Con numeri che attestano come nei primi nove mesi del 2024 gli sbarchi illegali in Italia siano calati del 42%. Come in due anni di governo del centrodestra non è salito lo spread con la Germania, che anzi è esattamente la metà del livello lasciato dall’esecutivo di Draghi, così non siamo finiti nell’angolo in Europa per la linea dura sui migranti impersonata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il protocollo Italia-Albania è finito alla voce «esempi da imitare» nell’ultima lettera che il presidente della Commissione Ue ha scritto ai capi di Stato e di governo, in cui si esorta a esplorare strade nuove per i centri di rimpatrio. Eric Mamer, portavoce della Commissione, ha spiegato ieri che la missiva di Ursula «è molto precisa: si tratta di creare i cosiddetti hub di rimpatrio in Paesi terzi, con cui l’Ue ha accordi, per i migranti a cui è stato rifiutato il diritto di rimanere nell’Ue, in attesa di essere rimpatriati nel Paese da cui provengono». E nelle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì, Meloni ha raccolto il successo: «Sono orgogliosa che l’Italia sia diventata un modello da seguire. Ho accolto con grande soddisfazione l’attenzione che diversi esponenti di governi europei ed extraeuropei, di diverso colore politico - Francia, Germania, Svezia, Regno Unito, solo per citarne alcuni - hanno riservato alle nostre politiche, a riprova del pragmatismo e dell’efficacia che hanno segnato la nostra azione in materia di contrasto all’immigrazione illegale». Mentre il premier parlava a Palazzo Madama, Frontex pubblicava il numero di attraversamenti irregolari delle frontiere. In brusco calo. Gli arrivi irregolari sono scesi del 42% nei primi nove mesi dell’anno, attestandosi a quota 166.000. I cali più importanti, spiega l’Agenzia europea, sono stati rilevati sulle rotte dei Balcani occidentali e del Mediterraneo centrale, con un calo rispettivamente del 79% e del 64% sui primi nove mesi del 2023.Il premier è stata però anche parecchio dura nei confronti delle Ong. Sempre parlando al Senato, prima l’ha presa un po’ larga e ha ringraziato «il ministro Salvini e soprattutto la Guardia costiera italiana per il suo straordinario lavoro». Poi ha espresso pubblicamente «a questi uomini e a queste donne la solidarietà del governo di fronte ai continui attacchi faziosi che subiscono da organizzazioni politicizzate che detestano chiunque lavori per contrastare l’immigrazione illegale di massa». Infine, è andata dritta su Sea Watch: «Considero vergognoso che definisca le Guardie costiere “i veri trafficanti di uomini”, volendo delegittimare tutte quelle degli Stati del Nord Africa, e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che questa Ong descrive invece come innocenti». «Sono dichiarazioni indegne», ha concluso Meloni. Immediata la difesa di Sea Watch, con la portavoce Giorgia Linardi che ha dichiarato su La 7: «Non siamo stati noi a definire le Guardie costiere del Nord Africa criminali. Ricordo che ci sono sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che pendono sulla testa di uno dei maggiori esponenti della Guardia costiera libica, Bidja, che è stato assassinato e che è stato invitato quando si è stretto l’accordo tra Italia e Libia». Intanto, anche dall’Albania sono arrivate le conferme del premier, Edi Rama, sul fatto che l’accordo con l’Italia sia un modello. Rama ha raccontato ai giornalisti che sono arrivate richieste da altri Paesi europei di fare hotspot come quello italiano, ma ha spiegato che per ora non se ne farà nulla perché solo «tra Italia e Albania c’è un rapporto speciale». Ieri sono poi iniziati i negoziati per l’ingresso di Tirana nell’Unione europea, a riprova che l’Albania non è vista come una nazione che ha dato il via libera a dei lager. Dal fronte delle opposizioni, Elly Schlein ha scritto sui social che «il governo alza le tasse e sperpera quasi 1 miliardo di euro dei contribuenti per i centri migranti in Albania, in spregio ai diritti fondamentali delle persone». E il suo Pd ha presentato due interrogazioni parlamentari per chiedere quanto è costato il Centro migranti in Albania. Al di là della legittima opera di opposizione, la vera contraddizione della sinistra e dei grandi giornali è che devono decidere se la Meloni sia un cinico deportatore di essere umani, oppure se tutta la sua politica contro l’immigrazione clandestina sia sostanzialmente un bluff per il solo fatto che sulla prima nave per l’Albania c’erano «solo» 16 persone.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi