2024-05-17
Bruxelles fa le pulci ai conti di Macron: dubbi su 25 miliardi
Il capo dell’Eliseo ai ferri corti con l’Ue dopo la bocciatura del piano di maxi tagli, ritenuti «non credibili» e pericolosi.Guai per Parigi in Nuova Caledonia. Scoppia la rivolta nell’ex colonia del Pacifico dopo la scelta francese di ritoccare il sistema elettorale locale. Il governo Attal ha inviato l’esercito e vietato TikTok.Lo speciale contiene due articoli.La Commissione europea ha reso note le previsioni di primavera sull’economia, che si possono sintetizzare in così: l’Unione europea arranca, la Germania è ferma e il deficit francese è un caso.Secondo la Direzione generale del commissario all’Economia Paolo Gentiloni, il Pil dell’Unione europea crescerà dell’1% quest’anno e dell’1,6% nel 2025. L’area euro crescerà meno (+0,8% nel 2024 e +1,4% nel 2025). Numeri molto bassi, a confronto con il Pil cinese, visto quest’anno al +4,8% dalla stessa Commissione, e con quello Usa, previsto a 2,4%.Nell’area euro, l’inflazione nel 2024 è prevista al 2,5%, per poi scendere nel 2025 a 2,1%. Il deficit medio dell’area euro sarà del 3% quest’anno e del 2,8% nel 2025. Ma è analizzando i dati dei singoli Paesi che si trovano le indicazioni più importanti.L’Italia, che nel 2023 è cresciuta dello 0,9% (più della Francia a 0,7% e della Germania, in recessione a -0,3%), nel 2024 vedrà una crescita del Pil di 0,9% e nel 2025 di +1,1%.La Germania farà segnare un misero +0,1% quest’anno e un +1% l’anno prossimo.Con il suo carico di problemi, la Germania rallenta l’economia di tutta l’Europa. Secondo la diagnosi della Commissione, i consumi stagnanti, gli investimenti in calo, la debole domanda estera di capitale e di beni intermedi stanno frenando la ripresa tedesca dopo la recessione del 2023. Solo dal 2025 si prevedono timidi segnali di ripresa degli investimenti, anche grazie ad un ipotizzato abbassamento dei tassi. La Commissione, infine, afferma che la perdita di competitività delle esportazioni tedesche in alcuni settori rendono trascurabile l’apporto alla crescita del commercio con l’estero.La Dg retta da Gentiloni non lo dice, ma aggiungiamo noi qualcosa: la disoccupazione molto bassa (al 3%) e il recupero in corso dei salari reali possono spingere il governo tedesco a robuste politiche deflazionistiche, che causando disoccupazione e calmierando i salari farebbero recuperare competitività all’estero.Un quadro cupo, dunque, per la ex locomotiva d’Europa, ora più simile ad un vagone come gli altri.Ma la Germania non è la sola croce dell’Europa dal punto di vista della crescita. Anche la Francia è un caso, sia pure per motivi diversi, con il presidente Emmanuel Macron irritato dai numeri di Bruxelles. Le previsioni della Commissione raccontano di un Pil francese in crescita modesta quest’anno (+0,7%, meno della stima del governo francese di +1%) e più vivace nel 2025, quando dovrebbe far segnare un +1,3% (+1,4% secondo Parigi). Ma il fatto clamoroso è che Bruxelles non ha tenuto conto delle nuove previsioni presentate dal governo francese a metà dello scorso aprile, che puntano a riportare il deficit sotto il 3% del Pil entro il 2027.Secondo la Commissione, nel 2025 il deficit dovrebbe attestarsi a -5% «a politiche invariate». I massicci tagli alla spesa pubblica annunciati per il 2025 un mese fa dal governo di Gabriel Attal, delfino di Macron, «non sono stati presi in considerazione nelle presenti previsioni poiché finora non sono stati forniti dettagli sufficienti. Una volta specificati e integrati, potrebbero avere un impatto sulla crescita prevista» afferma la Commissione.La differenza non è piccola: il governo francese ha detto che con i tagli di spesa previsti il deficit scenderà nel 2025 al -4,1% del Pil (-3,6% nel 2026 e -2,9% nel 2027). Ma passare dal -5% al -4,1% significa tagliare la spesa di circa 25 miliardi di euro, una cifra a dir poco notevole che, come dice la Commissione, influirà negativamente sulla crescita.Insomma, l’abbinata prevista dal piano di Macron per il 2025, -4,1% di deficit e +1,4% di Pil per Bruxelles non è credibile. Il rapporto della Commissione non dice esplicitamente che Parigi sta truccando i conti, come è ovvio, e preferisce sfumare la questione puntando sul fatto che non sono stati forniti dettagli sufficienti.Ma la bacchettata alle finanze di Macron è di sostanza e inasprisce una polemica politica che in Francia è già molto vivace sul tema del deficit. A Parigi due giorni fa sono iniziate in Senato le audizioni di economisti presso la commissione di inchiesta sul deterioramento delle finanze pubbliche. Il deficit a -5,5% nel 2023, infatti, si discostava molto dalle stime del governo di -4,9% e il Senato vuole vederci chiaro. Gli auditi in commissione, gli economisti François Ecalle, Mathieu Plane e Olivier Redoulès hanno sparato a zero contro i metodi del governo. «Oggi c’è un fenomeno un po’ magico, dato che annunciamo miliardi di risparmi, come se fossero totalmente esogeni» ha detto Plane. Redoulès, direttore degli studi dell’Istituto Rexecode, ha segnalato «importanti rischi recessivi di tagli improvvisi alla spesa pubblica». Ma nelle orecchie di Macron risuona soprattutto il giudizio dell’Haut Conseil des finances publiques (Hcfp), presieduto da una vecchia conoscenza, Pierre Moscovici. L’organismo indipendente francese il 16 aprile scorso ha detto in un comunicato che la traiettoria messa a punto dal governo per abbassare il deficit manca di credibilità e coerenza: «Un tale sforzo sulla spesa non è mai stato realizzato in passato» e «l’aggiustamento peserà sull’attività economica». Vi è da chiedersi se Gentiloni, che ha lavorato con Moscovici nella Commissione precedente, non si sia confrontato sul tema con l’ex collega francese.Il 18 giugno, dopo le elezioni, la Francia sarà sottoposta dalla Commissione a procedura per disavanzo eccessivo. Parigi sarà in buona compagnia, giacché la procedura dovrebbe riguardare una decina di Paesi tra cui l’Italia. Ma peserà sulla capacità di manovra di Macron.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bruxelles-fa-pulci-conti-macron-2668294184.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="guai-per-parigi-in-nuova-caledonia" data-post-id="2668294184" data-published-at="1715941701" data-use-pagination="False"> Guai per Parigi in Nuova Caledonia Il territorio d’Oltremare francese della Nuova Caledonia è a un passo dalla guerra civile, dopo l’approvazione di una modifica costituzionale che cambia il corpo elettorale nell’arcipelago situato vicino all’Australia. La situazione è talmente grave che, mercoledì, il presidente francese Emmanuel Macron ha decretato lo stato d’urgenza e inviato rinforzi dalla madrepatria con il divieto di uso di TikTok. Parigi sospetta anche le sommosse siano fomentate dall’estero. Due gendarmi sono stati uccisi e vari poliziotti sono rimasti feriti più o meno gravemente. Inoltre decine di negozi e imprese sono stati dati alle fiamme. Per capire meglio la situazione bisogna tornare a lunedì 13 maggio quando le manifestazioni degli indipendentisti di etnia kanak sono sfociate in scontri estremamente violenti. All’origine della protesta c’è la volontà del governo di Parigi di cambiare la composizione dell’elettorato passivo neocaledoniano. Questo perché, da decenni, solo una parte dei residenti nell’arcipelago ha il diritto di voto alle elezioni e referendum locali. Si tratta dei nativi kanak e dei francesi (nonché i loro discendenti) che si sono stabiliti in Nuova Caledonia prima del 1998, anno in cui sono stati firmati gli accordi di Noumea. Essi avevano permesso di riappacificare l’arcipelago dopo un’altra stagione di scontri come quelli in corso attualmente. Dopo tre referendum sull’indipendenza della Nuova Caledonia, che si sono tenuti nel 2018, 2020 e 2021 nei quali hanno prevalso sempre i contrari al distacco dalla Francia, Parigi ha voluto cambiare lo status quo. Si è arrivati quindi alla modifica costituzionale che punta a far rientrare nel corpo elettorale neocaledoniano anche i cittadini francesi residenti nell’arcipelago da almeno 10 anni. Ma per gli indipendentisti, in caso di nuovi referendum sull’indipendenza, tale cambiamentp renderebbe ancora più difficile la trasformazione del territorio d’Oltremare in uno Stato a tutti gli effetti. Per l’istituto francese di statistica, nel 2019, i cittadini di etnia kanak rappresentavano poco più del 41% della popolazione. Il 2 aprile scorso, il Senato transalpino aveva già dato il suo via libera alla modifica costituzionale e, martedì notte, è stata la volta dell’Assemblea nazionale, dove 351 deputati hanno votato a favore del cambiamento, mentre 153 si sono opposti. La misura ora dovrà essere approvata dal parlamento riunito in Congresso. Tuttavia il voto della Camera bassa d’Oltralpe è bastato per esacerbare ulteriormente gli animi nell’arcipelago. In un primo momento Parigi ha disposto l’invio di un rinforzo di un migliaio di uomini appartenenti ai corpi speciali della polizia e della gendarmeria. Poi, nella tarda serata di mercoledì, il primo ministro Gabriel Attal ha annunciato il dispiegamento dell’esercito attorno all’aeroporto di Noumea, la capitale dell’arcipelago. Un’ulteriore conferma della gravità della situazione è arrivata ieri pomeriggio sempre dal premier francese, che ha annunciato un incontro con i presidenti dell’Assemblea Nazionale e del Senato. Attal riunirà questa mattina la cellula interministeriale di crisi. Sempre ieri intanto, a Parigi, il ministro dell’interno Gérald Darmanin ha denunciato la responsabilità negli scontri del braccio armato degli indipendentisti : la Cellula di coordinazione delle azioni sul campo, Ccat. Lo stesso Darmanin ha anche accusato l’Azerbaigian di ingerenza in Nuova Caledonia. L’anno scorso il governo di Baku aveva organizzato un incontro con gli indipendentisti di Martinica, Guyana, Nuova Caledonia e Polinesia Francese, dal quale era nato il «Gruppo iniziativa Baku». Esso ha come obiettivo il sostegno dei «movimenti di liberazione e anticoloniali francesi». In giornata, poi, l’Azerbaigian ha protestato contro le affermazioni «infondate» e «insultanti» di Darmanin. Nel frattempo, in Francia, la leader del sindacato di sinistra Cgt, Sophie Binet, e l’ex ministro della Giustizia, Christiane Taubira (autrice della legge sul matrimonio gay, ndr) hanno espresso solidarietà ai contestatori. Mentre questa edizione de La Verità andava in stampa, in Nuova Caledonia la tensione restava estremamente alta.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».