2023-09-04
La brusca retromarcia del dottor Sottile indegna di un servitore dello Stato
L’ex premier si rimangia le dichiarazioni rese a «Repubblica» su Ustica e butta la colpa sul titolista. È sconfortante pensare a quanto potere abbia avuto, e per quanti anni.Scusate, abbiamo scherzato. O, meglio, ha scherzato Giuliano Amato. Il quale, dopo aver lanciato un missile contro il muro di gomma che ancora avvolge il mistero di Ustica, ritira la mano. Con un’intervista a Repubblica l’ex presidente del Consiglio ed ex numero uno della Corre costituzionale aveva detto che ad abbattere il Dc9 dell’Itavia 43 anni fa, provocando la morte di 77 passeggeri e quattro tra piloti e steward, era stato un razzo sparato da un caccia francese. L’ex premier, con il quotidiano di casa Agnelli si era dimostrato sicuro del fatto suo, spiegando che pur non avendo prove di quel che sosteneva, sapeva che nei cieli italiani si era svolta una specie di battaglia tra aerei della Nato e jet libici. Il volo di linea in sostanza sarebbe stato colpito in maniera accidentale durante un’operazione per eliminare Mohammar Gheddafi. La fonte che ha consentito ad Amato di raccontare a distanza di quasi mezzo secolo la «verità»? Bettino Craxi, di cui l’amaro Giuliano, uomo per tutte le stagioni (da quella socialista a quella dalemiana per finire poi nell’era del Mattarella primo e secondo) è stato, prima che Tangentopoli lo travolgesse, uno dei principali consiglieri. Le frasi che accusano la Francia, da un ex capo di governo oltre che ex ministro dell’Interno ovviamente hanno suscitato un gran clamore. Certo, non avviene tutti i giorni che un uomo che sia stato premier si risvegli per dire che - seppure per errore - un partner militare e politico come Parigi abbia provocato una strage. Immaginate per un momento che cosa accadrebbe se domani Francois Fillon (già premier francese) o Angela Merkel raccontassero a un giornale di aver saputo che accidentalmente dei militari italiani hanno affondato una nave carica di passeggeri o che hanno fatto precipitare involontariamente un aereo. Non solo, di averlo sempre saputo, ma di aver taciuto per carità di patria. Come minimo assisteremmo a mosse ufficiali con proteste nei nostri confronti. Come massimo ci potrebbe scappare una guerra.Beh, niente di tutto questo accadrà, per il semplice motivo che dopo aver sparato una bomba nucleare, Amato è già corso ai ripari, ingranando la retromarcia. Interpellato dal nostro Giacomo Amadori ha detto di non sapere nulla di più di quanto riferito a Repubblica. Anzi, una volta compreso di aver suscitato un putiferio, l’ex premier ha scaricato le responsabilità, come è abitudine dei politici presi con le mani nel sacco, sul titolista di Repubblica. Colpa sua se ha marcato l’accento su Ustica, perché lui, il dottor Sottile, non voleva. Il suo era un modo per riportare all’attenzione dell’opinione pubblica la strage di Ustica. Amato aggiunge anche di non ricordare bene chi gli avesse parlato di Craxi e di Gheddafi. La sua, anche se sparata in prima pagina, era un’ipotesi. Su cui lui non ha alcun elemento nuovo. Ma, forse, dice l’ex delfino di Craxi, qualcuno li ha. Insomma, da missile che era, quello dell’uomo buono per tutte le stagioni, anche quando c’è da infilare le mani in tasca agli italiani, le rivelazioni di Amato si stanno rivelando un petardo. Non c’è alcuna novità sulla strage che ha ucciso 81 italiani. Solo un italiano piccolo piccolo che gioca con la memoria e con il potere, forse roso dai rimorsi o dal rancore di non essere diventato quello che voleva. Di certo, c’è un potente che non si rassegna a uscire di scena dopo aver governato troppo a lungo. Così, nel 2001 e nel 2008, riesuma tesi che lui stesso aveva offerto ai magistrati in una forma del tutto generica. All’ipotesi che ad abbattere il Dc9 dell’Itavia fossero stati i francesi all’epoca Amato disse di saperne poco o nulla, negando di aver avuto informazioni riservate, nonostante si fosse occupato in maniera approfondita della faccenda quand’era al governo. Ora, passati vent’anni, prima ritrova la memoria e subito dopo la riperde. Se non ci fosse di mezzo una strage, ci sarebbe da ridere. Anzi, c’è da piangere pensando che costui è stato al vertice della Repubblica.
Volodymyr Zelensky (Ansa)