2025-04-19
Brunello Cucinelli: l’impresa sposa l’etica
L’università della Campania conferisce il dottorato di ricerca honoris causa allo stilista per «l’indubbio valore umano e spirituale» della sua azienda. È il premio per un percorso ispirato alla crescita non solo economica, sulla scia di Adriano Olivetti.Non era la prima volta per Brunello Cucinelli. Lo stesso prestigioso ateneo, che con i suoi sedici dipartimenti valorizza un significativo patrimonio architettonico composto da complessi storici monumentali (ex monasteri, conventi e abbazie) sette- ottocenteschi, aveva già ospitato nell’ottobre del 2017 lo stilista umbro per una Lectio magistralis molto apprezzata sulla dignità morale ed economica dell’essere umano.Ma questa volta, nell’aula magna del rettorato dell’università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, a Caserta, Cucinelli ha ricevuto, da parte del dipartimento di Architettura, il dottorato di ricerca honoris causa in «Design per il Made in Italy: identità, innovazione e sostenibilità» per le sue «abilità imprenditoriali ed il suo indubbio valore umano e spirituale», come ha precisato il magnifico rettore, professor Gianfranco Nicoletti. «Mi sento particolarmente onorato per aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento, che mi piace immaginare come un tributo alla famiglia ed in particolare ai nipotini, che ogni giorno al lavoro e a casa rallegrano la mia anima. I greci sapevano che mente e anima sono entrambe necessarie alla persona umana, e per questo avevano Apollo e Dioniso». E soprattutto ai giovani parla l’imprenditore, «protagonisti di una nuova umanistica rivoluzione all’alba di un tempus novum, spetta di seguire la saggezza greca, sintetizzata nelle frasi iscritte sul tempio di Delfi: “Conosci te stesso”, e “Nulla di troppo”. Così, umanisticamente, potranno provare il sentimento che porta all’emozione, all’immaginazione e alla creatività». Brunello Cucinelli è l’imprenditore che cuce sogni con ago, filo e filosofia.Uomo d’impresa, stilista del lusso etico, ma soprattutto pensatore moderno, Brunello Cucinelli è un caso unico nel panorama dell’imprenditoria internazionale: un artigiano dell’anima che ha trasformato la sua visione in un modello di business e di vita. Originario di Solomeo, borgo umbro che ha fatto rinascere con pazienza e amore, Cucinelli non è solo il fondatore dell’omonima casa di moda, ma un vero e proprio architetto del pensiero umano. Non è un caso la laurea honoris causa in Architettura, ennesimo riconoscimento a un percorso che travalica i confini della moda. Ma già in passato l’università di Perugia, quella di Messina e l’università di Camerino lo avevano insignito di altre lauree ad honorem, per il suo impegno nella promozione di una nuova idea di impresa: un’impresa che mette al centro l’uomo, la bellezza, la dignità del lavoro. Nel suo «capitalismo umanistico» - come lui stesso lo definisce - il profitto non è il fine ultimo, ma una conseguenza naturale di un agire etico e responsabile. Cucinelli ha fatto del rispetto per la persona il cuore pulsante della sua azienda, riconoscendo salari più alti, garantendo ambienti di lavoro armoniosi e investendo nella cultura come bene comune. A Solomeo ha restaurato teatri, creato una biblioteca, fondato una scuola di arti e mestieri. Un progetto di vita, più che d’impresa. Per Cucinelli, «l’impresa deve essere un luogo di dignità» - un concetto che richiama direttamente Adriano Olivetti, suo esplicito riferimento culturale. Il profitto, nella sua visione, non è mai disgiunto da responsabilità sociale. Circa il 20% degli utili della sua azienda viene destinato a progetti filantropici attraverso la Fondazione Brunello e Federica Cucinelli, fondata con la moglie. Lo stilista-filosofo guarda ai grandi pensatori del passato - da Marco Aurelio a Seneca - e li porta con sé nel quotidiano, tra una giacca in cashmere e una riflessione sull’anima del mondo. Nei suoi discorsi pubblici, mai privi di grazia, cita spesso il «senso del sacro», inteso come rispetto per la vita, per la natura, per l’altro. Il caso Cucinelli ci dimostra che un altro modo di fare impresa è possibile. Che si può parlare di moda e al tempo stesso di dignità. Che la bellezza, quando è vera, può anche essere etica. E che la filosofia, se ben cucita, può trovare casa anche tra le trame di un abito. «Diceva Vitruvio che un’architettura deve essere solida, utile e bella», continua Cucinelli, «a questo paradigma mi sono ispirato sentendomi un poco “architetto dell’impresa”, per aver conferito le qualità peculiari suggerite dal grande architetto e trattatista augusteo. A Solomeo abbiamo provato ad ascoltare il genius loci, maestro delle arti nella conservazione ed edificazione del borgo e della valle. Questo è il dono immenso che ci dà l’architettura. L’università degli studi della Campania porta non a caso il nome di un raffinatissimo architetto, Luigi Vanvitelli, che ha progettato la meravigliosa Reggia di Caserta. Egli, illuminato dal gusto del rinnovamento classico, ha fatto ammirare in tutto il mondo il magnifico stile italiano. Per questo guardo alle università come al fertile terreno di coltura dei saperi, nutrimento dello spirito oltre che della mente, alimentando dentro di me una devozione per chi è impegnato nella preziosa opera culturale della loro trasmissione. Grazie, grazie di cuore a questo bellissimo ateneo, al suo sapiente Senato accademico e allo stimato rettore Nicoletti per un dono così unico e speciale che custodirò con gioia e riconoscenza».
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)