2022-12-24
Bpm sigla il patto con Crédit Agricole. La «razza padana» ora è più francese
La partnership farà entrare i transalpini nelle polizze danni del gruppo lombardo. Un accordo ventennale in vista dei rinnovi del board di primavera. E che è solo l’ultimo passo dell’avanzata di Parigi nel Centronord.Il Banco Bpm mette il sigillo all’alleanza con il Crédit Agricole nel business delle polizze danni. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna ieri ha infatti sottoscritto il cosiddetto term-sheet vincolante per la costituzione della partnership strategica con i francesi dopo la trattativa in esclusiva avviata dal cda a fine novembre. L’accordo - si legge in una nota - prevede l’acquisizione da parte dell’Agricole del 65% in Banco Bpm Assicurazioni, derivante dalla precedente joint venture con Covea, e della stessa quota in Vera Assicurazioni, dopo che la banca lombarda avrà esercitato l’opzione call da Cattolica (ora nel gruppo Generali) per acquisire l’intero capitale della compagnia. La finestra per l’opzione si apre il primo gennaio del 2023, fino alla fine del primo semestre. L’intesa sulla distribuzione sulle polizze avrà una durata di 20 anni e si basa su una valorizzazione del 100% delle due compagnie assicurative pari a 400 milioni, quindi la Banque Verte pagherà al Banco 260 milioni complessivi per le quote di maggioranza. Al contempo il Banco Bpm manterrà una significativa contribuzione proquota dagli utili attesi delle compagnie assicurative, oltre a beneficiare del flusso commissionale derivante dall’accordo commerciale.Si rafforza così il legame dell’istituto di Piazza Meda con l’Agricole, prima azionista con il 9,2% dopo il blitz di aprile (ma potrebbero arrotondare la quota a ridosso del 10%), nonché già alleata nel credito al consumo di Agos Ducato. L’accordo è dunque rilevante anche per i futuri assetti di governance della banca di Castagna: a primavera va rinnovato il board e il peso dei francesi verrà comunque equilibrato dal blocco «italiano» creato tra le fondazioni di origine bancaria e le casse previdenziali, azionisti e titolari da fine 2020 attraverso un patto di consultazione di una quota complessiva di oltre l’8 per cento. Patto che, secondo quanto risulta a Milano Finanza, non si allargherà con le quote degli altri enti entrati di recente nel capitale dell’istituto milanese come Enasarco, Enpaia ed Enpaf. L’ipotesi al momento più probabile è che i francesi appoggino la lista del board del Banco che confermerà Castagna, esprimendo comunque nella rosa uno o due candidati.Al netto delle poltrone, l’allargamento sul fronte lombardo-veneto dell’Agricole - che possiede anche il Creval - è il segnale di una piccola rivoluzione rispetto al passato. Ricordiamo, infatti, che nel 2017 il gruppo transalpino era già arrivato in soccorso delle casse di risparmio di Rimini, Cesena e San Miniato e oggi opera nel nostro Paese attraverso la spa Crédit Agricole Italia, controllata al 75,6% e guidata da Giampiero Maioli, cui fanno capo anche Cariparma, Friuladria e Carispezia. In quelle stesse zone dell’Italia dove un tempo si muovevano i banchieri della cosiddetta «razza padana» ora si espande la «razza francese». Per quanto riguarda l’esperienza della Baque Verte non si è trattato di un’invasione ostile, sia chiaro. Quanto piuttosto di una transizione ordinata e complementare. I decani di Piazza Affari ricorderanno, tra l’altro, l’alleanza decennale tra il gruppo transalpino e il grande vecchio della finanza cattolica Giovanni Bazoli, oggi presidente emerito di Intesa ai tempi della sua battaglia contro la finanza laica di Enrico Cuccia. Alla fine degli anni Ottanta, l’avvocato bresciano diventato banchiere per rilanciare il Nuovo Banco Ambrosiano chiamò in aiuto proprio les amis dell’Agricole per arginare l’avanzata della Gemina che mirava, sotto la regia di Mediobanca, a portare sotto l’egida della Comit l’istituto rinato dalle ceneri della banca di Roberto Calvi (operazione che poi si farà, ma nella direzione opposta di quella immaginata da Cuccia. Ovvero gettando le fondamenta di Intesa). Certo è, però, che dalle polizze al risparmio gestito, passando per il credito al consumo, la ricchezza della pianura padana è sempre più gestita dalla rete creata dall’Agricole, che potrebbe anche farsi ancora più fitta se a Parigi decidessero di fare da pivot alla nascita di un nuovo polo bancario. A contendere il mercato sul medesimo territorio sono rimaste la stessa Intesa Sanpaolo e anche Unipol, che proprio in questi giorni ha sistemato un ulteriore tassello del polo bancario creato attorno alla compagnia guidata da Carlo Cimbri. Quello annunciato ieri dal Banco Bpm non è, infatti, l’unico sigillo messo a nuovi accordi di bancassurance. Giovedì scorso Bper ha perfezionato il rinnovo dell’alleanza con il gruppo Unipol (che possiede il 19,9% della banca modenese), e in particolare con UnipolSai Assicurazioni, per la distribuzione delle polizze assicurative ramo Vita e ramo Danni delle compagnie Arca Vita, Arca Assicurazioni e Arca Vita International, nonché dei prodotti salute della compagnia UniSalute. La partnership - che, come in precedenza, coinvolge anche la Popolare di Sondrio (di cui Unipol detiene il 9,5%) - durerà cinque anni.