2024-12-07
Giù il velo: Agricole al 15% di Bpm. Il blitz che spiega la mossa di Orcel
La scalata di Unicredit ha anticipato i francesi che tramite JP Morgan rastrellavano.Il Crédit agricole arriva al 15,1% del Banco Bpm e si prepara a salire a un passo dal 20% escludendo però il lancio di un’Opa. La notizia, anticipata nel tardo pomeriggio di ieri dal sito di Repubblica (citando anche la telefonata che l’ad Philippe Brassac avrebbe fatto direttamente al suo omologo Giuseppe Castagna), è stata poi confermata da un comunicato del gruppo francese che ha notificato «all’autorità italiana e al Banco Bpm di aver sottoscritto strumenti finanziari relativi al 5,2% del capitale sociale» dell’istituto di Piazza Meda. Considerando la quota del 9,9% già detenuta, dunque, la Banque verte ora si trova appunto al 15,1%. Nella nota si legge anche che il Crédit Agricole richiederà l’autorizzazione dell’autorità di vigilanza per aumentare la propria quota nel capitale del Banco Bpm «oltre il 10% e fino al 19,99» per cento. Poi si sottolinea che questa transazione «è coerente» con la strategia del gruppo «come investitore e partner a lungo termine di Banco Bpm: rafforza le solide partnership industriali nel credito al consumo e nell’assicurazione non vita, protezione personale e protezione dei creditori». Viene anche sottolineato l’apprezzamento di Crédit Agricole «per le qualità intrinseche» del Banco, «ovvero un solido franchising aziendale con prospettive finanziarie positive». Ma soprattutto nella nota si assicura che «Crédit agricole non intende lanciare un’offerta pubblica di acquisto sulle azioni» della banca guidata da Giuseppe Castagna. Già nelle scorse settimane erano circolate indiscrezioni sul fatto che i francesi avevano fatto rastrellare dalla JP Morgan azioni Banco Bpm sul mercato per loro conto, per acquistarle direttamente in un secondo momento. Il gruppo aveva chiarito di non aver ancora chiesto alcuna autorizzazione ma non aveva smentito il mandato alla banca d’affari americana. La notizia di ieri spiega comunque il blitz di Unicredit che il 25 novembre ha lanciato un’offerta pubblica di scambio da 10,1 miliardi carta contro carta sul Banco Bpm. Dietro alla mossa dell’ad, Andrea Orcel, c’è stato il tentativo di anticipare la strategia dei francesi fermandone l’avanzata. Ovvero difendere l’«italianità» del Banco. Adesso sarà, dunque, difficile per il Mef e anche per il leader della Lega, Matteo Salvini, tutelare l’italianità della banca di Castagna per contestare l’Ops di Orcel (e dunque rilanciare il piano del terzo polo con Mps). Cui a questo punto andrebbe detto grazie per aver anticipato la scalata dei transalpini (si penserà anche di esercitare il golden power in chiave anti-francese?). C’è comunque da chiedersi anche come Orcel gestirà - se e quando l’operazione verrà portata a termine - quelli che poi diventerebbero i nuovi azionisti di Unicredit. Che se dovessero avvicinarsi al 20% di banco Bpm incassando il portage da parte di altri (Jefferies?) si ritroverebbero a essere i primi azionisti industriali di Gae Aulenti. Proprio prima di Natale era in programma la visita del banchiere romano a Parigi per un incontro con Brassac. E tra le armi di cui dispone Orcel c’è sicuramente la partnership decennale con il colosso del risparmio gestito Amundi, in scadenza nel 2027. I francesi, oltre che a difendere la partnership con Amundi, potrebbero guardare alle filiali del Banco che Unicredit dovesse cedere dopo l’Ops, così da rafforzarsi in quello che è il loro primo mercato estero. Di certo, l’essersi rafforzati nel capitale di piazza Meda consente a Parigi un potere contrattuale determinante per gli esiti di qualsiasi operazione. Insomma, non uno scontro ma un consolidamento delle posizioni in attesa di vedere le future mosse del banchiere romano. Pare, intanto, scontato un rialzo del prezzo dell’offerta pubblica di scambio messo sul piatto da Orcel. Il titolo di Banco Bpm ieri ha chiuso la seduta in Piazza Affari a 7,51 euro e quello di Unicredit a 39,21 euro, con un rapporto di concambio a 0,191, ben al di sopra di quello proposto dall’istituto di piazza Gae Aulenti nell’offerta pubblica di scambio a 0,175. Nel frattempo, si registra un movimento anche nel capitale della stessa Unicredit con Goldman Sachs che risulta detenere una quota potenziale del 6,09 per cento. È quanto emerge dalle comunicazioni della Consob relative alle partecipazioni rilevanti, dove viene segnalato che l’operazione risale al 29 novembre.
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