2024-07-23
Botta e risposta tra Lega e Forza Italia
Claudio Borghi (Getty Images) e Maurizio Gasparri (Ansa)
Il senatore leghista Claudio Borghi: «Se Von der Leyen andrà avanti con il green toccherà a loro fermarla. La coalizione comunque non è in crisi». Il capogruppo forzista al Senato Maurizio Gasparri: «Siamo nel Ppe, inevitabilevotare Ursula. Gli altri saranno ininfluenti, ma non è un’offesa».Lo speciale contiene due interviste.Claudio Borghi, senatore della Lega. Allora voi e Forza Italia vi fate i dispetti?«Nessun dispetto. Siamo stati tutti e due coerenti, solo con qualche sfumatura diversa. Noi abbiamo sempre detto molto chiaramente che non avremmo mai votato per Ursula von der Leyen e che non saremmo mai stati in maggioranza con i Socialisti e così è stato. Loro che avrebbero votato Ursula l’hanno detto più sottovoce e avevano detto che non sarebbero mai stati con i Verdi. L’unica differenza sta qui, ma siamo stati coerenti tutti e due».Intanto però sul codice della strada di Matteo Salvini Fi al Senato propone emendamenti. Tensioni?«Sul fatto che sia ora che entrambi i rami del Parlamento possano iniziare a dire la propria siamo d’accordo un po’ tutti. Però, se vogliamo iniziare a fare così, diciamocelo e facciamolo con tutte le leggi, non iniziando casualmente da una tipicamente nostra».I giovani di Fi sui social vi accusano di aver votato come Ilaria Salis...«Questo è un artificio retorico, perché una cosa è votare “con”, un’altra è votare contro. Votare con significa condividere un’unità di intenti, per votare contro i motivi possono anche essere opposti. Non dovrebbe essere difficile da comprendere».Su alcuni giornali leggiamo di un centrodestra in crisi, litigioso, spaccato. C’è armonia nella maggioranza?«Il centrodestra non è affatto in crisi, quelle che vengono diffuse più che notizie sono speranze di chi scrive. Prima dell’elezione della Von der Leyen a chi mi chiedeva: “Che succede se la Meloni vota Von der Leyen?”, cosa che poi non ha fatto, rispondevo che dopo aver fatto cadere il governo Conte per poi ritrovarmi Speranza e Gualtieri al comando, non metterei in discussione questo governo neanche se la Meloni votasse Attila».Intanto però Tajani dice che siete ininfluenti. Si sente ininfluente?«In politica c’è una maggioranza e un’opposizione. L’opposizione deve fornire un’alternativa per il futuro, mentre chi è in maggioranza deve contare qualcosa, non fare la dama di compagnia. Per cui, spetta adesso a Fi far vedere, visto che sono in maggioranza e continuano a dirlo, se riescono a fermare tutto il programma di Ursula».E come fanno? Si incatenano ai cancelli dell’Europarlamento?«Non lo so, ce lo spieghino loro. Stare in una maggioranza comporta oneri e onori. Noi l’abbiamo provato con Draghi, quando non riuscivamo a fermare tante cose, pur provandoci e a volte riuscendoci come per il catasto, e ciò anche se la gente ci contestava tutte le cose che non riuscivamo a fermare. Se Ursula andrà avanti per la sua strada, ad esempio sul green, poi sarà un po’ difficile per gli amici di Forza Italia dire che non sia colpa pure loro. Mi auguro che riescano a fermare tutte quelle iniziative che vanno in senso contrario a quanto facciamo noi in Italia».I rapporti tra di voi in Parlamento sono sempre sereni?«Ma sì. Al contrario della sinistra, dove sono veramente divisi su tutto, noi sulla maggior parte delle questioni domestiche siamo sempre andati d’accordo. Quanto successo in Europa non comporta nessunissimo problema per il governo dell’Italia. Quello che ribadisco è che in Italia abbiamo un sacco di problemi che derivano dall’Europa. Cambiare l’Europa insieme a chi l’ha ridotta così mi pare difficile, ma vedremo chi avrà ragione».Tra l’altro alcuni giornali riferiscono che se voi e Fi litigate, la maestra Meloni poi vi bacchetta…«Oddio, a me personalmente la Meloni non mi ha mai chiamato...».Ma come...«Non mi ha mai chiamato sguainando il righello! Ci siamo sentiti per cose costruttive e se qualche volta l’abbiamo convinta a stare dalla parte giusta ne sono contento».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/botta-e-risposta-lega-forzaitalia-2668795828.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="particle-1" data-post-id="2668795828" data-published-at="1721724357" data-use-pagination="False"> Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato di Forza Italia. Vi fate i dispettucci con la Lega?«C’è un po’ di tensione che va abbassata. Ci sono delle diversità che è inutile negare, dopodiché non ci saranno rotture, separazioni o divisioni, ci sono alcune differenze sull’Europa. Ma l’Europa andrebbe spiegata! In Europa non si forma un governo tra forze politiche che sono legate per cinque anni. Si formano degli organi, ma poi spesso si vota in maniera diversa. Noi sulla casa, nella precedente legislatura, abbiamo votato contro, come su altre cose».Vi si contesta di aver votato per Von der Leyen...«Funziona così: il partito più forte, il Ppe, esprime il presidente della Commissione. Perché non avremmo dovuto votare Ursula? Il problema se lo dovrebbero porre i Socialisti. La Von der Leyen sui singoli provvedimenti dovrà cercare i consensi. E poi: lei ricorda quando la Meloni è andata in Tunisia per garantire i fondi per bloccare gli sbarchi?».Certo…«Si è portata Von der Leyen, perché aveva bisogno di una garanzia europea. L’Europa è formata da 27 governi. Ogni Paese esprime il suo commissario. La Commissione è quindi inevitabilmente composta da commissari di orientamento politico diverso. Quando discuteremo dell’auto elettrica, o dell’agricoltura, ognuno farà le sue valutazioni. Gli italiani faranno l’interesse nazionale degli italiani, i danesi dei danesi, eccetera...».Sui social però vi scambiate punzecchiature…«Qualcuno ha detto che Fi ha votato con i Socialisti, e i nostri giovani hanno risposto: allora Salvini ha votato con Carola Rackete...».Intanto, la Commissione si va formando. Cosa prevede?«Non è mica un governo che mette la fiducia! Non si può confondere la Commissione europea con un governo nazionale. Lì addirittura i commissari devono essere esaminati dalle Commissioni dell’Europarlamento. Questo da noi non accade, sai quanti ministri avrebbero bocciato? Immagino Di Maio...».Però Tajani ha detto che i leghisti sono ininfluenti…«Non è un’offesa, è un termine tecnico. Se io dicessi: “La Verità non mi piace, nessuno mi nominerebbe caporedattore della Verità. Chi si contrappone a un’organizzazione non entrerà a far parte dei suoi vertici».Leggiamo che Meloni è irritata dai litigi...«Questo passaggio ha provocato un po’ di nervosismo. Forse qualcuno pensava che Fi avrebbe lasciato questa terra insieme a Berlusconi e invece Silvio continua a essere tra noi e Fi è pure cresciuta rispetto alle politiche. Abbiamo anche superato la Lega, ma questo non lo abbiamo sbandierato. Vorremmo solo rispetto. Con gli amici della Lega io ho avuto sempre rapporti ottimi. Ricordo che nella passata legislatura sono stato io il relatore in Giunta per le autorizzazioni sul caso del processo a Salvini per la vicenda della nave Ong. Ho sempre convintamente, e con argomenti giuridici, nel rispetto delle mie competenze e della mia funzione, illustrato la corretta azione di Salvini».C’è qualche perplessità da parte della Lega per gli emendamenti al codice della strada presentati da voi.«Anche qui va fatta chiarezza. I decreti legge vanno convertiti entro 60 giorni, altrimenti scadono, e quindi non c’è quasi mai il tempo per discuterne approfonditamente. In questo caso siamo di fronte invece a un disegno di legge, che non scade. Forza Italia ha presentato 60 emendamenti, non 2.000. Possiamo scendere a 15, nessun problema. Non bisogna mai tirare troppo la corda. Se poi qualcuno mi dice “si fa così e basta”, cosa che non è accaduta, so io come regolarmi. Sto in Parlamento da qualche giorno...».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)