Presentato il progetto per portare da 30 a 40 le società incluse nell'indice Dax, il più importante, e introdurre maggiori controlli. A farla da padrone saranno comunque settori tradizionali come l'auto, non il digitale.
Presentato il progetto per portare da 30 a 40 le società incluse nell'indice Dax, il più importante, e introdurre maggiori controlli. A farla da padrone saranno comunque settori tradizionali come l'auto, non il digitale.Il 26 settembre i tedeschi eleggeranno un nuovo Bundestag, da cui uscirà la prossima coalizione di governo e il successore di Angela Merkel. La locomotiva tedesca, nei 16 anni di regno della cancelliera, ha corso più di quella italiana. La Germania tra il 2005 e il 2021 ha visto il Pil pro capite salire del 18,3% (più degli Stati Uniti) mentre in Italia scendeva dell'8,6%. Nello stesso periodo la Borsa tedesca ha visto triplicare le quotazioni, mentre lo stesso, purtroppo, non si può dire di Piazza Affari. A ogni modo, anche in Germania non sono mancati i problemi. Sarà quindi interessante capire chi emergerà dalle elezioni, anche se alcuni scandali recenti (prima di tutto quello di Wirecard, un fornitore di servizi di pagamenti elettronici rivelatosi una frode) hanno fatto vedere che non è tutto oro quello che luccica e che ci sono dossier spinosi da affrontare, come la digitalizzazione del Paese e la carenza di infrastrutture.Sulla scia dello scandalo Wirecard, infatti, Deutsche Boerse ha presentato agli investitori nel corso di una consultazione una riforma dell'indice che prevede un aumento delle società incluse da 30 a 40 e l'introduzione di condizioni più severe per l'adesione. Le stime prevedono che la trasformazione aumenterà il valore totale del Dax da 1.400 miliardi di euro a circa 1.700. «Il problema, però, è che i primi tre titoli continueranno a rappresentare circa un quarto dell'indice. Sap (software) e Linde (gas tecnici) peseranno ancora per quasi il 10% del nuovo Dax. Siemens arriverà terza con un peso probabilmente di circa il 7%», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf. «Il nuovo indice», continua, «rivela il vasto movimento di smantellamento degli ex conglomerati tedeschi che stanno integrando i loro ex “spin off". L'ex Siemens, ad esempio, compare tre volte nel Dax: il suo ramo sanitario, Siemens healthineers, si unisce alla capogruppo, Siemens ag e al ramo Siemens energy, già quotato. Questo senza contare Infineon, il campione nazionale dei semiconduttori derivante da una scissione da Siemens di 20 anni fa. In tema sportivo, Puma segue le orme della sua ex casa madre, Adidas, entrata nel Dax più di 20 anni fa. I padroni di Wolfsburg, le famiglie Porsche e Piëch, stanno facendo il proprio ingresso nell'indice attraverso la holding Porsche, che possiede oltre il 30% delle azioni Volkswagen e la maggioranza dei diritti di voto della casa automobilistica».Oltre ai titoli appena citati entreranno nel Dax quattro nuove aziende che hanno visto il loro business in forte espansione durante la pandemia: Qiagen e Sartorius in campo medico, Symrise e Brenntag sul lato degli aromi e della chimica. Nonostante l'arrivo di titoli della new economy come Zalando (sito di vendita di abbigliamento online) o Hellofresh (fornitore di kit per pasti), l'indice manterrà un profilo molto tradizionale.In Germania, insomma, la digitalizzazione non sta riuscendo a scalfire il potere delle industrie manifatturiere come quelle delle quattro ruote, da sempre importanti per l'economia tedesca.
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.
Donald Trump (Ansa)
La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta a pronunciarsi sulla legittimità di una parte dei dazi, che sono stati imposti da Donald Trump: si tratterà di una decisione dalla portata storica.
Al centro del contenzioso sono finite le tariffe che il presidente americano ha comminato ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa). In tal senso, la questione riguarda i dazi imposti per il traffico di fentanyl e quelli che l’inquilino della Casa Bianca ha battezzato ad aprile come “reciproci”. È infatti contro queste tariffe che hanno fatto ricorso alcune aziende e una dozzina di Stati. E, finora, i tribunali di grado inferiore hanno dato torto alla Casa Bianca. I vari casi sono quindi stati accorpati dalla Corte Suprema che, a settembre, ha deciso di valutarli. E così, mercoledì scorso, i togati hanno ospitato il dibattimento sulla questione tra gli avvocati delle parti. Adesso, si attende la decisione finale, che non è tuttavia chiaro quando sarà emessa: solitamente, la Corte Suprema impiega dai tre ai sei mesi dal dibattimento per pronunciarsi. Non è tuttavia escluso che, vista la delicatezza e l’urgenza del dossier in esame, possa stavolta accelerare i tempi.






