2024-08-31
Borrell minaccia ma su Putin spara a salve
Josep Borrell, vicepresidente della Commissione europea (Ansa)
Il falco insiste sull’uso di armi Ue in Russia: «Escalation con Mosca? Ridicolo». Antonio Tajani: «Idee sue». Alla fine, lo spagnolo cede: «Ognuno fa per sé». Per «Foreign Affairs», però, schierarle è inutile. Volodymyr Zelensky caccia il capo dell’Aeronautica per l’F-16 caduto.Conflitto israelopalestinese, il leader islamista Wassem Hazem era insieme a due militanti e stava progettando nuovi attacchi.Lo speciale contiene due articoliLe ultime cartucce sparate da Josep Borrell da alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea rischiano di sortire l’ennesimo effetto dannoso non solo per quelli che sono i delicati equilibri del conflitto tra Russia e Ucraina, quantomeno sul piano della diplomazia, ma anche all’interno del Vecchio continente. Il vicepresidente della Commissione Ue, tra le altre cose uscente, al pari della sua superiore Ursula von der Leyen, insiste sulla possibilità che l’esercito di Volodymyr Zelensky possa utilizzare le armi occidentali per colpire Mosca sul suo territorio. Un’eventualità che, nella sua totale applicazione, non è mai stata presa in considerazione né dagli Stati Uniti, con Joe Biden che a inizio giugno si era limitato a dire che Kiev poteva colpire solo in zone di confine, né dalla maggior parte degli alleati europei, in primis l’Italia che ha sempre ribadito, a più riprese, sia con il premier Giorgia Meloni che con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, la propria contrarietà. Nella giornata di ieri, il tema è ritornato di strettissima attualità con un botta e risposta tra Borrell e Tajani. Il titolare della Farnesina, a Bruxelles per il vertice informale dei ministri di Esteri e Difesa europei, ha spiegato nuovamente che le restrizioni all’Ucraina sull’uso delle armi in territorio russo rimangono e devono rimanere invariate perché l’Italia non è in guerra contro la Russia. Una posizione definita dall’alto rappresentante come ridicola e ipocrita. «Penso sia ridicolo dire che consentire di colpire all’interno del territorio russo significhi essere in guerra contro Mosca» - ha detto Borrell - «L’Ucraina viene attaccata dal territorio russo e, secondo il diritto internazionale, può reagire attaccando i luoghi da cui viene attaccata. Quindi, non c’è nulla di strano in questo». Secondo l’alto rappresentante le ragioni per cui si vuole impedire all’Ucraina di impiegare le armi occidentali per colpire la Russia sono solo politiche: «Le obiezioni sull’uso delle armi fornite all’Ucraina sono per ragioni politiche, legittime, ma sono ragioni politiche: il diritto internazionale non impedisce di colpire obiettivi militari all’interno del Paese aggressore». Tajani, che ha annunciato che l’Italia ospiterà a giugno del 2025 la conferenza per la ricostruzione in Ucraina, ha invitato Borrell a non incentivare l’escalation, ricordando che è uscente e che parla a proprio nome e non per tutti gli Stati membri. «Come alto rappresentante devo avere opinioni personali se voglio spingere il consenso tra gli Stati membri» - ha replicato il politico spagnolo - «È chiaro che questa è una cosa che spetta a ciascuno di loro, anche perché quella estera e di difesa non è una politica dell’Ue». Oltre a ciò, però, da parte di Borrell sarebbe opportuno e saggio riconoscere quanto affermato da Tajani, ossia che da quando la questione è stata sollevata, all’interno dell’Unione europea non c’è mai stata una posizione unanime e, anzi, ogni Stato membro ha fatto per sé. Per la Von der Leyen, «coloro che sostengono l’interruzione del sostegno all’Ucraina non sostengono la pace: sostengono l’acquiescenza e la sottomissione dell’Ucraina».A tal proposito, appare molto interessante l’analisi pubblicata ieri da Foreign Affairs. Secondo l’autorevole rivista americana, la possibilità per l’Ucraina di colpire in profondità la Russia sul suo suolo con le armi fornite dall’Occidente non contribuirà a spostare gli equilibri del conflitto a suo favore. Ciò migliorerebbe sicuramente la potenza di combattimento dell’esercito di Kiev, sostiene il magazine specializzato in relazioni internazionali, ma per avere un effetto decisivo sulla guerra e invertire la tendenza, l’Ucraina dovrebbe combinare questi attacchi con manovre di terra su larga scala che le sue forze, oggettivamente, non sono state in grado di padroneggiare fino a questo punto. A questo, andrebbe aggiunto il livello di addestramento dei militari ucraini. Borrell, tra le tante cose dette ieri, ha affermato che l’Ue è pronta a completare la formazione di altri 15.000 uomini entro la fine dell’anno. Ad accendere i riflettori su tale questione è stata anche la polemica scoppiata dopo la morte del pilota ucraino a bordo dell’F-16 abbattuto lo scorso 26 agosto dall’aeronautica russa. Secondo le fonti del dipartimento militare ucaino citate dalla Cnn, si è trattato di un atto eroico del pilota, «morto in un incidente mentre respingeva il più grande attacco aereo della storia della Russia contro l’Ucraina», smentendo quindi la versione dell’errore del pilota, Alexey Mes, nome di battaglia Moonfish, considerato uno, se non il migliore tra i piloti su cui l’Ucraina poteva contare. Ad alimentare le polemiche interne in Ucraina, è la deputata Maryana Bezuhla, secondo cui il caccia è stato abbattuto dal fuoco amico, ossia dal sistema missilistico antiaereo Patriot. Nella serata di ieri, tuttavia, è arrivata la decisione del presidente Zelensky di licenziare il capo dell’aeronautica Mykola Oleshchuk. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/borrell-minaccia-uso-armi-russia-2669108407.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-cisgiordania-si-combatte-ancora-ucciso-il-capo-di-hamas-a-jenin" data-post-id="2669108407" data-published-at="1725095962" data-use-pagination="False"> In Cisgiordania si combatte ancora. Ucciso il capo di Hamas a Jenin Dopo tre settimane di attività sia in superficie che sottoterra le unità della 98ª Divisione delle Forze di difesa israeliane (Idf) hanno completato la loro missione nell'area di Khan Yunis e Deir al-Balah. Ieri mattina Avichay Adraee, portavoce arabo delle Idf, ha comunicato ai residenti locali che «possono rientrare nelle proprie abitazioni in sicurezza», dato che la zona è tornata a far parte dell'area umanitaria di Gaza. Durante l’operazione le truppe hanno neutralizzato oltre 250 militanti e distrutto numerose infrastrutture terroristiche, compresi sei chilometri di tunnel. Le Idf hanno comunicato di aver ucciso Wassem Hazem, leader di Hamas a Jenin (Cisgiordania), insieme ad altri due militanti che erano con lui. Secondo quanto riportato nella nota, Hazem era coinvolto nella pianificazione e nell'esecuzione di attacchi armati e stava sviluppando attività terroristiche in Cisgiordania. Le Idf hanno anche affermato che sempre nella giornata di ieri hanno ucciso 20 uomini armati e arrestato 17 palestinesi. Capitolo ostaggi. Questa settimana i colloqui si sono concentrati su un possibile scambio tra i prigionieri catturati il 7 ottobre e i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, come riportato da Axios che cita fonti israeliane e statunitensi. Nella prima fase dell'accordo la proposta prevede il rilascio di 33 ostaggi, tra i quali donne, uomini sopra i 50 anni e persone con gravi problemi di salute, in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi, dei quali 150 condannati all'ergastolo per omicidio. Se il numero di ostaggi nelle categorie indicate sarà inferiore a 33 Hamas consegnerà i corpi degli ostaggi deceduti per colmare la differenza. Inoltre, i mediatori hanno fornito al gruppo un elenco di prigionieri che Israele considera adatti per il rilascio in questa prima fase. Funzionari israeliani hanno dichiarato ad Axios che si stanno discutendo le liste di prigionieri presentate da Hamas per l'accordo. Sebbene non sia stata ancora presa una decisione definitiva sono stati registrati progressi significativi. Il vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris durante l’intervista con Dana Bash della Cnn ha affermato: «Sono incrollabile nel mio impegno per la difesa di Israele e la sua capacità di difendersi. E questo non cambierà». Poi ha ribadito il suo sostegno alla «soluzione dei due Stati» e ha anche affermato: «Noi dobbiamo trovare un accordo. Liberiamo gli ostaggi, otteniamo il cessate il fuoco, non si cambia la politica in termini di armi. Troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi, e noi dobbiamo arrivare a un accordo. Eravamo a Doha, dobbiamo farcela». Infine, stanno facendo discutere le affermazioni di Yair Lapid, leader dell'opposizione, che di fronte a una commissione d'inchiesta civile indipendente ha sostenuto che vi furono vari avvertimenti prima del 7 ottobre da parte di funzionari della sicurezza che avevano informato Netanyahu e lo stesso Lapid che le politiche del suo Governo stavano indebolendo la capacità di deterrenza di Israele. Secondo Ynet il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, aveva avvertito il Primo ministro il 23 luglio 2023. In risposta, l'ufficio del premier ha fatto sapere che Netanyahu «non ha mai ricevuto alcun avvertimento su una guerra a Gaza, né nella data indicata nell'articolo, né prima delle 6:29 del mattino del 7 ottobre». Ad aggravare la situazione nelle ultime ore la notizia che diversi turisti sono stati accoltellati nella città egiziana di Taba, al confine con Israele. Lo riferisce al Arabiya.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)