2025-02-19
Bond passa dalla licenza di uccidere a quella di poter restare sé stesso
Il prossimo capitolo della saga di 007 si fa attendere perché c’è uno stallo fra la famiglia Broccoli, «custode» dell’ortodossia dell’agente segreto, e i nuovi padroni di Amazon che lo vorrebbero meno british e meno bianco. La morte può attendere, recita il titolo di uno dei 25 film della saga di James Bond, per la precisione il ventesimo, l’ultimo con Pierce Brosnan (era il 2002) prima della fortunata cinquina con Daniel Craig protagonista. Ma a poter attendere non è soltanto la morte: è anche lo stesso Agente 007, assente dagli schermi ormai dal 2021 e, come vedremo, probabilmente destinato a non farsi rivedere ancora per un po’. All’origine di questa latitanza, che sta parecchio contrariando le moltitudini di appassionati bondiani sparsi in tutto il mondo, c’è un duro contrasto che oppone la 64enne Barbara Dana Broccoli, figlia ed erede (assieme al fratellastro Michael G. Wilson) di Albert R. Broccoli, storico produttore delle pellicole di James Bond tramite la società Eon Productions, e la Amazon di Jeff Bezos, proprietaria dal 2021 (dietro esborso di 8,45 miliardi di dollari) della Metro Goldwyn Mayer, che i film di Bond li distribuisce a livello internazionale. L’utilizzo dell’immagine di Bond da parte di Amazon, a dire il vero, ha reso perplessa Barbara Broccoli praticamente da subito, cioè da quando il gigante del commercio online ha cominciato a sfruttare l’icona di 007 per promuovere le offerte dei Black Friday e incrementare la vendita di qualsiasi tipo di articolo, compresa la carta igienica. Un vero affronto per Barbara, custode tanto scrupolosa dell’ortodossia bondiana (in osservanza delle indicazioni di suo padre, scomparso nel 1996) da rifiutare in passato ricche offerte per la realizzazione di programmi televisivi, videogiochi e perfino un casinò da abbinare all’immagine di 007. Adesso, però, la tensione con Amazon pare arrivata alle stelle e il motivo, prevedibilmente, riguarda il nuovo film dell’agente segreto al servizio di sua maestà, per il quale si dovrà anche individuare un nuovo interprete visto il definitivo abbandono di Craig. A dividere in modo insanabile la Broccoli e Amazon sono insomma i progetti cinematografici che l’azienda di Bezos avrebbe in animo di avviare, contraddistinti, a quanto sembra, da una prona adesione ai dettami dell’ideologia woke. La Broccoli, a onor del vero, non è nemmeno così intransigente, visto che - stando a quanto riferito dal Wall Street Journal - si sarebbe detta aperta alla possibilità di far vestire i panni di Bond anche ad attori neri o gay. I punti su cui non transige, e a causa dei quali sarebbe nato l’attrito con Amazon, sono due: l’interprete di Bond deve essere britannico e il personaggio deve mantenere del tutto inalterate le sue peculiarità di eroe, intendendo la parola nel suo significato più canonico. Sempre secondo il Wall Street Journal, è invece capitato che, durante una riunione, una donna appartenente allo staff di Amazon abbia detto che, a suo avviso, «James Bond non deve essere necessariamente visto come un eroe». A non vederci più, a quel punto, è stata la Broccoli, la quale, già che c’era, ha anche respinto al mittente la proposta di produrre per Prime Video, la piattaforma di streaming di Amazon, uno spin-off (in gergo cinematografico e fumettistico, un’opera con protagonista un personaggio secondario di una serie di successo) incentrato sulla figura di Miss Moneypenny, la segretaria personale di M., il capo del Secret Intelligence Service britannico, meglio noto come MI6. Ad aggiungere benzina sul fuoco, poi, ha provveduto Jennifer Salke, che è a capo degli Amazon Mgm Studios ed è stata incaricata di tenere i rapporti con la Broccoli. Nel corso di un incontro, l’incauta Jennifer avrebbe definito James Bond con il riduttivo e svilente termine di «contenuti», lasciando così comprendere alla Broccoli come, dentro Amazon, non sia rintracciabile nei confronti di 007 nessun trasporto di natura, diciamo così, sentimentale. Da qui, e malgrado la Salke abbia poi smentito qualunque frizione con la Eon Productions, la decisione di Barbara - è sempre il Wall Street Journal a riportarlo - di ritardare a tempo indeterminato la produzione del nuovo Bond, nonché l’epiteto di «fottuti idioti» con cui la figlia del mitico Albert R. avrebbe gratificato gli interlocutori di Amazon. È forse in quel momento che, nella vicenda, ha deciso di introdursi Josef Kleindienst, ricchissimo immobiliarista austriaco e fan scatenato di James Bond, il quale, indispettito dall’attuale immobilismo intorno a 007, ha addirittura ritenuto di fare causa alla Eon Productions, colpevole ai suoi occhi di stare umiliando il franchise bondiano. Intervistato dal Guardian, Kleindienst ha usato toni da trascinatore di folle: «James Bond non morirà sotto i nostri occhi! Noi e molti altri fan siamo delusi nel vedere come viene trattato l’Agente 007 e la nostra preoccupazione è garantire che Bond, come tutti lo conosciamo, rimanga vivo. Abbiamo scelto di offrire il nostro supporto affinché gli appassionati di oggi e le generazioni future possano godersi James Bond!». L’obiettivo a lungo termine di Kleindienst, fatto salvo il suo amore senz’altro sincero per Bond, è evidentemente quello di sfilare il brand dell’Agente 007 alla Eon Productions per ricavarne, dicendo addio a tutti gli scrupoli di Barbara Broccoli, una montagna di quattrini. A noi non resta che osservare come evolverà questa storia sempre più intricata, che a breve potrebbe rivelarsi degna proprio di un film di James Bond. Con l’auspicio che comunque andranno le cose, e con buona pace del woke, quando 007 tornerà a pronunciare la fatidica frase «Mi chiamo Bond, James Bond», sarà ancora possibile riconoscerlo.
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