2022-07-30
Bombe sul carcere. I russi: «Kiev vuole sterminare i pentiti di Azov»
Scambio di accuse fra le parti per i morti nel penitenziario dei miliziani filoucraini. Navi cariche di grano, ma non salpano. Nuovo giallo nella guerra in Ucraina che è giunta al 157° giorno: sono almeno 53 i morti e 80 i feriti (secondo Kiev 130) nel bombardamento avvenuto ieri sul centro di detenzione di soldati ucraini a Olenivka, nella repubblica filorussa di Donetsk. Chi è stato? Anche stavolta le due fazioni si accusano reciprocamente. A Channel One ha parlato Denis Pushilin, leader dell’autoproclamata Repubblica del Donetsk, dichiarando che sarebbero stati gli stessi ucraini a colpire il carcere: «È ovvio che si tratta di un bombardamento intenzionale che mira a eliminare i membri del battaglione Azov che hanno iniziato a testimoniare». Secondo i russi, l’attacco alla prigione sarebbe stato compiuto dal nemico con il sistema missilistico americano Himars, che tanti danni sta facendo all’esercito russo. Gli ucraini hanno negato ogni responsabilità e secondo una nota stampa diffusa dall’esercito di Kiev sarebbero invece stati i russi «che hanno tirato colpi di artiglieria contro un istituto correttivo nell’insediamento di Olenivka, nella regione di Donetsk, dove erano tenuti prigionieri ucraini, in questo modo hanno raggiunto i loro obiettivi criminali: accusare l’Ucraina di commettere crimini di guerra così come nascondere la tortura dei prigionieri e le esecuzioni sommarie». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Twitter ha accusato i russi per la strage: «Olenivka è una classica, cinica ed elaborata false flag (operazione commessa con l’intento di mascherare l’effettiva fonte di responsabilità e incolparne un’altra, ndr) così il raid pianificato è stato effettuato dalle forze russe per incolpare l’Ucraina. Sappiamo che le truppe di Mosca hanno trasferito parte dei difensori ucraini in questo posto pochi giorni prima che venissero effettuati i raid russi». Per Zelensky «lo scopo è screditare l’Ucraina di fronte ai nostri partner e interrompere la fornitura di armi. È un omicidio di massa deliberato che richiede un’indagine rigorosa. Chiediamo una reazione da parte dell’Onu e delle organizzazioni internazionali». Sempre ieri il governatore militare provinciale Pavlo Kyrylenko ha dato notizia di 10 vittime e 25 feriti a Donetsk, a causa dei bombardamenti russi su molti centri abitati. Inoltre altri due civili sono morti a Kharkiv, cinque a Mykolaiv e uno in aree controllate dai separatisti filorussi. Sul fronte del grano il ministro ucraino delle Infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, ha reso noto che sono 18 le navi cariche di cereale che attendono il via libera per salpare dai porti ucraini sul Mar Nero e ha espresso la sua personale speranza «che le prime navi possano salpare entro la fine di questa settimana». Ma se l’accordo sul grano è stato firmato e le navi sono cariche cosa si aspetta? Nelle parole di Zelensky, che ieri era a Odessa, c’è tutta l’incertezza per le mosse dei russi: «Siamo pronti ad esportare grano ucraino. Stiamo aspettando segnali dai nostri partner sull’inizio del trasporto. Per noi è importante rimanere garanti della sicurezza alimentare globale. Mentre qualcuno, bloccando il Mar Nero, toglie la vita ad altri Stati, noi permettiamo loro di sopravvivere». Il timore che qualcosa possa andare storto si coglie anche nelle parole del Sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza dell’Onu, il britannico Martin Griffiths, che ieri aveva riferito che la prima nave carica di grano sarebbe partita dall’Ucraina lo stesso giorno salvo poi fare marcia indietro: «Si stanno ancora mettendo a punto dettagli cruciali». Sempre nella giornata di ieri la corte d’appello di Kiev ha reso noto di aver ridotto a 15 anni la condanna del ventunenne Vadim Shishimarin, il primo soldato russo a essere processato per crimini di guerra in Ucraina. Nel maggio scorso era stato condannato all’ergastolo per aver ucciso un civile di 62 anni. Sul fronte diplomatico si complicano le relazioni diplomatiche tra Bielorussia e Gran Bretagna: ieri il governo di Minsk ha richiamato il proprio ambasciatore a Londra dopo il varo delle sanzioni ritenute «ostili» contro Minsk, accusata di «avere soppresso le proteste di massa del 2020 e per il suo ruolo nell’invasione russa dell’Ucraina». Per i bielorussi «la decisione è stata assunta per derubricare il livello della rappresentanza diplomatica del nostro Paese a Londra». A proposito di tavoli diplomatici, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha confermato le indiscrezioni degli scorsi giorni che parlavano di un possibile colloquio telefonico tra lui e il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e alla Tass ha dichiarato di essere «pronto ad ascoltare le proposte di Blinken su uno scambio di detenuti e sull’esportazione di grano» ma non ha reso noto quando i due diplomatici avranno questo colloquio, dal quale molto probabilmente dipenderà la partenza delle navi dai porti del Mar Nero e tutto questo con buona pace di quanto firmato ad Istanbul.
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
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