2020-02-05
Gli americani fanno il primo combattimento aereo senza pilota
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Prove reali di attacco e combattimento con aeroplani multiruolo senza piloti a bordo, questo hanno annunciato ieri di aver effettuato con successo Boeing insieme con la Marina degli Stati Uniti. Una coppia di velivoli EA-18G Growlers (evoluzione degli F/A-18), controllati a distanza dalla base aeronavale di Patuxent River (Maryland), è stata utilizzata come sistemi aerei a controllo remoto in una formazione nella quale un terzo Growler, pilotato in modo tradizionale, ricopriva il ruolo di capo missione per gli altri due.I voli, condotti durante una campagna di prove della durata di un anno, sono stati eseguiti sotto la supervisione del Navy Warfare Development Command (Flex), con lo scopo di dimostrare l'efficacia della tecnologia che consente ai Super Hornet F/A-18 e ai Growlers EA-18G di eseguire missioni di combattimento congiunto senza piloti a bordo, ovvero di poter essere trasformati in droni quando sia necessario.«Questa dimostrazione offre a Boeing e alla nostra Marina l'opportunità di analizzare i dati raccolti e decidere dove concentrare gli investimenti nelle tecnologie future», ha affermato Tom Brandt, responsabile dimostrativo di Boeing Manned-Unmanned Team, che ha spiegato: «Questa tecnologia potrebbe servire anche per fare sinergia tra aeromobili e altri sistemi senza pilota dell'U.S.Navy». Nel corso delle prove sono state completate 21 missioni dimostrative delle possibilità offerte dalla più avanzata tecnologia di trasmissione dati, in grado di estendere la portata dei sensori di bordo mantenendo gli aerei con equipaggio lontano dai pericoli. Secondo Brandt questa tecnologia rappresenta un moltiplicatore di forza che consente a un singolo equipaggio di controllare più velivoli senza aumentare troppo il carico di lavoro dell'equipaggio capo formazione, ed anche un sistema per aumentare le possibilità di sopravvivenza e la consapevolezza della situazione degli equipaggi durante il combattimento. Lo sviluppo di stormi d'attacco formati da velivoli pilotati e non che volano insieme è una delle fasi di sviluppo del ben più ambizioso programma militare F/A-XX varato nel 2013 che porterà alla nascita dei velivoli americani di sesta generazione per il mantenimento della superiorità aerea, proprio in aggiornamento e sostituzione dei più vecchi Super Hornet F/A-18E/F della Marina Usa a partire dalla fine di quest'anno 2020.Come ha dichiarato la Difesa statunitense in più di una occasione, l'U.S.Navy farà sempre più affidamento su velivoli e droni collegati in rete tra loro, specialmente per le operazioni antisommergibile oltre le 1.500 miglia di distanza da basi e portaerei e nelle situazioni che offrono meno possibilità di sopravvivenza dei piloti in caso di abbattimento. Nei prossimi anni i velivoli con piloti a bordo copriranno sempre più spesso il ruolo di centri di comunicazione e controllo, tanto che anche per il troppo discusso F-35 Lightning II si profila in futuro una versione nella quale il carico bellico sarà sacrificato in favore del carburante e dei sistemi elettronici per il comando e controllo di Ucav (Velivoli d'attacco senza pilota). Una sfida che ha la sua chiave di successo nella creazione di software sempre più sofisticati. Sul fronte europeo anche la Francia, ormai quasi tre anni fa condusse prove di volo con droni controllati da aeroplani utilizzando velivoli Rafale insieme con il prototipo del drone europeo Neuron, ma non sono ancora state condotte né prove di tiro né di combattimento simulato. Da parte russa ovviamente si persegue il medesimo obiettivo e nel 2015 Mosca aveva annunciato la nascita del programma Mikoyan MiG-41 Pak-Dp, anch'esso basato sull'interazione tra caccia di quinta generazione evoluti per poter controllare droni d'attacco.