
Ursula Von der Leyen: «Continuiamo a negoziare. Contromisure sospese fino al 1° agosto».Donald Trump ha annunciato dazi al 30% sui prodotti europei a partire dal 1° agosto. E l’Ue, anziché sfruttare le prossime due settimane e mezzo per raggiungere un accordo, continua a rivelarsi un condominio rissoso. Una situazione tanto più grave alla luce del fatto che, ieri, il direttore del National economic council della Casa Bianca, Kevin Hassett, ha fatto sapere che il presidente tirerà dritto con le tariffe, a meno che non vengano raggiunti accordi ritenuti «abbastanza buoni».Emmanuel Macron si è subito intestato la linea dura, sostenendo che la Commissione Ue deve «accelerare la preparazione di contromisure credibili, mobilitando tutti gli strumenti a sua disposizione, compresi quelli anti coercitivi, qualora non si raggiunga un accordo entro il 1° agosto». Più sfumata la posizione di Berlino. «Se una soluzione negoziata equa non dovesse avere successo, allora dovremo adottare contromisure decisive», ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Lars Klingbeil, «La nostra mano rimane tesa, ma non accetteremo tutto». Lo stesso Friedrich Merz, pur non escludendo delle contromisure tariffarie, ha affermato che bisogna tenere aperte «linee di comunicazione ragionevoli». Maggiormente aperturista verso gli Usa l’Italia. «Non va alimentata una retorica inutilmente aggressiva con l’amministrazione americana», ha affermato Antonio Tajani, che, dopo aver sentito telefonicamente ieri il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic, si recherà oggi a Washington per incontrare il segretario di Stato americano, Marco Rubio. Palazzo Chigi invita ancora alla prudenza: «Anche oggi, il governo è in stretto contatto con la Commissione europea e con tutti gli attori impegnati nella trattativa sui dazi. Una guerra commerciale interna all’Occidente ci renderebbe tutti più deboli di fronte alle sfide globali che insieme affrontiamo. L’Europa ha la forza economica e finanziaria per far valere le proprie ragioni e ottenere un accordo equo e di buon senso. L’Italia farà la sua parte. Come sempre». Ursula von der Leyen, dal canto suo, sta cercando di tenere insieme queste linee contrastanti. «Estenderemo la sospensione delle nostre contromisure fino all’inizio di agosto», ha affermato, riferendosi alle ritorsioni europee che sarebbero dovute scattare oggi. «Allo stesso tempo, continueremo a preparare ulteriori contromisure per essere pienamente preparati», ha continuato. «Siamo sempre stati molto chiari nel dire che preferiamo una soluzione negoziata. Questo rimane vero e useremo il tempo che abbiamo fino al 1° agosto per negoziare», ha aggiunto, mentre era in procinto di riunirsi il Coreper, conclusosi poi, secondo indiscrezioni, esprimendo sostegno alla sua linea. Oltre a una certa confusione, Bruxelles appare anche in preda a una discreta dose di velleitarismo. Ieri, la Commissione ha annunciato di aver raggiunto un’intesa per un accordo commerciale con l’Indonesia. «L’accordo aprirà nuovi mercati e creerà maggiori opportunità per le nostre imprese. Contribuirà inoltre a rafforzare le catene di approvvigionamento di materie prime critiche, essenziali per l’industria europea della tecnologia pulita e dell’acciaio. Ora attendo con ansia la sua rapida conclusione», ha dichiarato la Von der Leyen. Toni forse un po’ troppo enfatici, soprattutto alla luce dell’incapacità mostrata da Bruxelles di negoziare efficacemente con Washington. Il nodo vero risiede nel fatto che finora l’Ue ha completamente travisato l’approccio degli Usa. Agli occhi di Trump, le questioni commerciali non vanno principalmente considerate sotto il profilo economico, ma sotto quello geopolitico e di sicurezza nazionale. Uno degli aspetti sottovalutati dai negoziatori dell’Ue è che, per la Casa Bianca, sono estremamente problematici gli stretti legami che, soprattutto negli ultimi anni, Berlino e Parigi hanno tessuto con Pechino. Politico ha inoltre riferito che, il 24 luglio, la Von der Leyen dovrebbe recarsi nella Repubblica popolare per il summit Ue-Cina. Chissà che la lettera di Trump sui dazi non rappresenti una forma di pressione in vista di questo appuntamento. Un ulteriore fronte di scontro è rappresentato dal Digital services act europeo, oltre che dalle politiche green promosse da Bruxelles. Insomma, o l’Ue capisce la logica negoziale della Casa Bianca o le trattative rischiano di finire definitivamente in un vicolo cieco.
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La nostra stampa gongola per il rinvio del vertice di Budapest, mentre i geni di Bruxelles pretendono di imporre a Mosca di pagare la ricostruzione, come se fosse stata sconfitta sul campo. Atteggiamenti autolesionistici pur di non dare ragione al presidente Usa.
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Gerusalemme: «I miliziani hanno centinaia di razzi». Ma Vance blinda la tregua: «È un modello per il mondo». Flotilla, la Procura di Roma indaga per sequestro.
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