2021-09-08
Smascherato il bluff sulla carta verde. A chi va in ospedale servirà il tampone
Sarà richiesto per diagnosi e triage: il pass per vaccinati non dà garanzie, ma Walter Ricciardi vuol negarlo a chi riceve il test negativo.Le regole del caos; il film è appena cominciato e non parla di giardini reali. Domenica a Modena una donna di 24 anni è stata respinta dal pronto soccorso del Policlinico perché «non in possesso di green pass», che in realtà è obbligatorio solo per gli accompagnatori. La giovane, vittima di una forte congiuntivite, è stata costretta a peregrinare per farmacie per ottenere il tampone sostitutivo, operazione vana perché tutte in overbooking. Alla fine ha deciso di rivolgersi al pronto soccorso oculistico, dove è stata accettata senza lasciapassare, com'era giusto che fosse. «Ora denuncerò i responsabili» ha spiegato al Resto del Carlino. Disguido o no, nel delirio da certificato si arriva a respingere i malati. E questo non è il segnale di civiltà che il governo vuole mandare al Paese nell'ampliare a dismisura l'obbligo del lasciapassare verde. Anche se il generale Francesco Figliuolo conferma che si va verso l'80% dei vaccinati per fine settembre, in Italia si annuncia un autunno complicato. Per due motivi che con l'aggressività del Covid - da tempo in costante calo - hanno poco a che vedere. Primo: il vaccino non è garanzia di immunità (si può essere contagiati e contagiare), e praticamente tutti i virologi da talk show hanno già fatto marcia indietro senza farla, nel senso che hanno semplicemente cambiato refrain come si cambia la cravatta. Massimo Galli usa la neolingua: «Con la variante Delta i vaccini funzionicchiano». Roberto Burioni si aggrappa alla metafora più trita: «Anche chi allaccia la cintura può morire in un incidente stradale». Grazie per la consulenza. Secondo motivo di preoccupazione: è sempre più evidente che il green pass non è un dispositivo sanitario ma uno strumento di controllo sociale, una continuazione con altri mezzi dello stato d'emergenza che trasforma i cittadini in consumatori di serie A, consumatori di serie B e sudditi. L'inefficacia sanitaria del documento voluto da Mario Draghi e da una maggioranza che ricalca al 70% quella giallorossa di Giuseppe Conte, si concretizza proprio in queste ore con la lettura del decreto di agosto, arrivato alla Camera per la conversione in legge. Ebbene, nelle pieghe del documento incentrato sulla nascita del green pass come arma letale contro la pandemia, si scopre che presto saranno obbligatori i tamponi per i pazienti che entrano nelle strutture sanitarie, nei pronto soccorso (a meno che si tratti di un'emergenza assoluta da cura immediata) e anche per chi affronta una visita specialistica o una prestazione diagnostica. Se il paziente ha il green pass, non gli servirà a nulla. Sarà invece obbligatorio il tampone, che così torna di moda come i pantaloni a zampa e il cardigan fiorato, unico strumento efficace per verificare che in quel momento la persona non è sotto effetto del contagio. Il costo sarà a carico del servizio sanitario, quindi gratuito per il cittadino a questo punto esterrefatto. È una frenata in piena regola che manda a quel paese l'approccio fideistico al semaforo verde, rischiando di trasformarlo in carta straccia. Dove serve a scongiurare la diffusione del virus, meglio tamponare. Lo spiega con aria innocente il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa: «Ho recepito le istanze di primari che mi hanno detto come, molto spesso, si trovino a visitare pazienti non gravi, con il timore che possano essere portatori del virus».La dichiarazione è importante. Laddove è fondamentale evitare un focolaio (ospedali, pronto soccorso, ambulatori) i primari ospedalieri hanno fatto sapere al ministero della Salute che serve il tampone. Anzi è fondamentale, unico baluardo sanitario alla diffusione del virus. Come tornare indietro di otto mesi. Una presa di distanza dall'efficacia assoluta del vaccino, una sconfessione del green pass. Esattamente come quella che, peraltro, per primo fece Palazzo Chigi. Non dobbiamo infatti dimenticare che fu Draghi, il 23 luglio, a chiedere ai giornalisti ammessi alla conferenza stampa sull'introduzione del certificato verde (ironia della sorte) «il referto di esito negativo del tampone antigenico rapido effettuato non oltre le 24 ore precedenti». No tampone, no party. E il green pass? Un foglietto colorato dal punto di vista sanitario. Però valido per ristoranti, pizzerie, palestre e ogni luogo pubblico dove serve operare un controllo territoriale e mostrare i muscoli dello Stato ai cittadini in un deficit programmato di libertà. Ad aumentare la confusione arriva l'uscita a stile libero (come suo solito) di Walter Ricciardi, consulente del ministro Roberto Speranza. «Il green pass dovrebbe essere per vaccinati e per guariti dalla malattia», ha puntualizzato in televisione. Poi, guardando nella palla di vetro del futuro, ha annunciato: «Con la terza dose vanno riprotetti gli immunodepressi, poi gli anziani oltre una certa età e gli operatori sanitari. Quarta dose? Si tratterà solo di fare il ciclo vaccinale di base e un richiamo una volta l'anno». Per quanto riguarda i tamponi, lui è scettico come sempre: «Hanno un 20%-30% di inaccuratezza, per il momento vanno mantenuti ma pian piano dovranno essere eliminati». L'esatto contrario di ciò che indica la legge. Le regole del caos sono ferree.