
Le Entrate controllano i Comuni provati dal sisma. Vogliono i mancati introiti, ma battono cassa anche a chi ha già pagato.Se il postino suona due volte cominciate a preoccuparvi. È un sabato mattina uggioso qui a Macerata e per l'antica deserta strada del centro s'avanza minaccioso «l'uffiziale notificatore». Il titolo desueto s'addice qui dove furono gabellieri del Papa re e dove la gabella è rispuntata con il governo itterico-ematico: giallo d'invidia, ma giallo perché non si sa dove troveranno i soldi, rosso come il sangue dei contribuenti. Apro la busta, ma bastava annusarla. Ha l'olezzo della protervia, il puzzo della menzogna, la putrescenza del ricatto. L'Agenzia delle entrate mi intima di versare 3.250 euro di Iva del 2017. Alla contestazione è allegato il bollettino per il versamento immediato e poi mi spiegano che se non pago la sanzione e la mora raddoppiano. Insomma o glieli dai questi soldi o sei fritto. Che si tratti di una rapina è peraltro intuitivo. Resto una decina di minuti a salmodiare tutti i santi del Paradiso, mi piglia un semi coccolone perché 3.000 e spicci non sono bruscolini per un appartenente anziano al ceto medio. Il vantaggio di vivere in provincia è però che puoi chiamare il tuo commercialista anche il sabato mattina. Andrea Cirilli in più ha l'archivio in testa. Risponde e dice: «Mi sorprende, ma fammi verificare». Macerata dove vivo è uno dei Comuni terremotati del 2016: sono passati tre anni e tutto è rimasto com'era. Solo io e pochi altri siamo tornati a casa. Io perché avendo una moglie che è un tesoro raro avevo stipulato l'assicurazione con Allianz, che manco a dirlo è tedesca e che grazie a Samuele Pellegrini - l'assicuratore - ha saldato fino all'ultimo euro i lavori di ristrutturazione. Senza che lo Stato ci abbia dato un soldo. Causa terremoto a Macerata, come negli altri Comuni colpiti, i tributi non sono stati annullati, ma sospesi. Oggi però l'Agenzia delle entrate batte a tappeto tutti i codici fiscali per farsi dare i soldi che non sono stati versati causa sisma. Ci sono operai sull'orlo del suicidio per via della cosiddetta busta paga pesante. Chi sta nelle zone terremotate ha preso lo stipendio pieno senza cuneo fiscale. Ora la sospensione è finita e lo Stato rivuole i soldi che non ha incassato tutti in una volta anche da chi, a tre anni dal terremoto, continua a vivere in albergo con la famiglia da un'altra parte. Così l'Agenzia delle entrate sta facendo la pesca a strascico. Ci sono però dei contribuenti che hanno continuato a pagare senza usufruire della sospensione. Tra questi anche il sottoscritto, che peraltro viene caldamente invitato dal proprio commercialista a non scaricare nulla, né l'adeguamento energetico, né quello antisismico: «Tanto non te li ridanno perché i lavori li hai fatti con l'assicurazione». Lo stesso commercialista dopo qualche minuto mi chiama e mi dice: tranquillo, tu l'Iva l'hai strapagata, non devi dare nulla allo Stato. Ma c'è un però…» Cioè? «Beh, visto che l'Agenzia delle entrate si è mossa hai due strade: o paghi l'intero e fai ricorso e poi ti ridanno i soldi, oppure vai e cerchi di metterti d'accordo». Cioè pago due volte? È cominciata la stagione del recupero dell'evasione. Il nuovo ministro dell'Economia, lo storico Roberto Gualtieri, ha scritto nella Nadef (la pre legge finanziaria) 7,2 miliardi di recupero dell'evasione a bilancio. E bisogna che quell'evasione ci sia per forza. È partito l'ordine all'Agenzia delle entrate di trovare comunque quei soldi. Così hanno cominciato la pesca a strascico tra i terremotati. Chissenefrega se poi i tributi non dovuti dovranno essere rimborsati - con tempi biblici - l'importante è far vedere al ministro che hic et nunc l'evasione s'è trovata e colpita. Tecnicamente si chiama ricatto, ma non puoi denunciarlo. Tutto per accontentare uno Stato che pare un gabelliere medievale che più ne ha e più ne butta via. Lo dicono i conti. Il professor Gualtieri ha provato a sostenere che la finanziaria sarà dura perché dobbiamo saldare il conto del Papeete. Insomma, è tutta colpa di Matteo Salvini se i conti sballano e il governo itterico-ematico (giallo di bile e rosso come il sangue che succhiano i vampiri) è costretto a spremere i contribuenti. Peccato che l'Istat si sia incaricato di dire che con Salvini al governo i conti sono andati meglio del previsto. L'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche rispetto al Pil è sceso dello 0,2% (1,1 contro 1,3 di un anno fa) perché rispetto alle entrate si è speso meno (2% contro 2,5%) perciò si può scongelare quel miliardo e mezzo che il precedente ministro, Giovanni Tria, aveva messo da parte per evitare la procedura d'infrazione. Insomma, Gualtieri si è trovato davvero un tesoretto lasciato da Salvini, altro che il conto del Papeete! Il tesoretto è arricchito dal fatto che il Pil, sia pure di poco, è cresciuto (+0,1%). Ma appena arrivato il Pd al ministero dell'Economia per gli italiani sono ricominciati i dolori. Perché sempre l'Istat ha confermato che la pressione fiscale nel secondo trimestre è cresciuta al 40,5% e che con la manovra annunciata da Roberto Gualtieri sfonderemo quota 41%. Al netto dei 7,2 miliardi di evasione da recuperare. Se non li trovano devono mettere altre tasse perché altrimenti la manovra sarà bocciata dai contabili italiani e dall'Europa: il recupero è infatti un evento aleatorio e non può stare come posta di bilancio. Oppure devono inventarsi un'altra clausola di salvaguardia che stavolta sarà sicuramente la patrimoniale alla quale sta lavorando la troika del Pd che opprime l'Italia: Paolo Gentiloni, che è il ventriloquo di Valdis Dombrovskis da Bruxelles, Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia, ed Enzo Amendola, ministro per gli Affari europei prontissimo a trasferire in Italia i diktat di Angela Merkel & Co. Capite perché, se il postino suona, state certi che pagherete due volte?
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.