2022-11-07
«Meloni, ecco i miei consigli. Primo: non vedere Zelensky»
Luigi Bisignani (Imagoeconomica)
L’ex giornalista Luigi Bisignani: «Il viaggio sarebbe inutile. Meglio cercare dialogo fra Europa e Russia. Atlantisti? Sì, ma con senno come Andreotti. E poi Giorgia non deve fare la dura e pura».«L’uomo che sussurra ai potenti» ci chiede sornione di presentarlo come scrittore. Luigi Bisignani scrolla le spalle quando gli si chiede conto di quel che dicono di lui - «ne sento di tutti i colori, ormai non smentisco quasi più». È stato giornalista, capo ufficio stampa per alcuni ministeri della Prima repubblica, e al centro di clamorose inchieste giudiziarie.Difficile credere che Bisignani, così appassionato alla politica e agli affari, si sia pensionato...«Oggi do semplicemente qualche consiglio a chi me lo chiede, glielo assicuro». Consigli di ogni genere?«Andreotti diceva che l’esperienza è la somma delle fregature prese. Siccome ne ho prese tante, non mi arrogo il diritto di dire cosa fare, ma di certo a quasi 70 anni so quello che non è da fare». Di lei, tra tanto, si è scritto anche sia il Giavazzi di Giorgia Meloni. «Chi lo ha detto?».Il Fatto Quotidiano. «Ah beh, ma io sono un habitué del Fatto. Come di Report. Mi infilano ovunque vedano qualcosa di strano. Ma sa perché non sono il Giavazzi di Giorgia?».Perché?«Perché è stato tra le cause principali del declino di Draghi. Forse senza di lui oggi sarebbe al Quirinale. Se Meloni avesse un altro Giavazzi - che non sono io - farebbe un errore clamoroso». Vi sentite, con Meloni?«Qualche sms, nulla di più. Non ho nemmeno whatsapp. Sono di un’altra generazione, ho un vecchio Nokia senza internet». Per come la conosce, come la racconterebbe?«È una secchiona, non va mai impreparata e in questi giorni lo si è visto. Il problema sa qual è? Che a Chigi ci si trova in un frullatore, dove succede qualcosa di continuo. Lei che ha la sindrome della perfezione, dovrà riuscire a modellarsi. E sicuramente sarà rimasta male rivedendo la sfilacciata conferenza stampa di venerdì sul documento economico...». Pochi giorni e molte ne sono successe. Tra migranti e rave party...«Ecco, prenda i rave. A parte che mi sembra il colmo che tra guerra e bollette noi si parli di questi quattro ragazzotti. Detto questo, forse sarebbe bastato ragionarci un po’ più su: è un errore iniziare modificando il Codice penale su un argomento del genere. Diventi attaccabile. E deve stare attenta, perché per quanto sono convinto che sia filoatlantica e democratica ogni cosa che fa è guardata in controluce». Fascismi e dintorni?«Ma ormai anche i ragazzotti di Meloni sono cresciuti». Per qualcuno sempre fascisti restano...«Per quelli che sempre comunisti restano». Suggerimenti?«Non su tutto serve fare i duri e puri. Gli italiani li ha convinti, ora deve convincere l’Europa senza che i soliti noti la strumentalizzino». La stampa estera non più tardi di qualche giorno fa ancora metteva sotto la lente il fascismo.«A Roma funziona così: i corrispondenti esteri cenano e pranzano solo con i giornalisti di una certa parte politica. Accade da sempre. Suggerii a Berlusconi tanti anni fa di avvicinarli, ma restano soggiogati dalla cultura di sinistra».E le cose da non fare, quindi, quali sono?«Con Draghi i ministeri hanno smesso di comunicare tra loro. Convinto del suo carisma, ha pensato di poter fare a meno di tutti. Ora cercherà di suggerire di tenere qualcuno del suo apparato, ma io eviterei. Anzi, Giorgetti potrebbe pure cacciare qualcuno senza farsi influenzare da Draghi…».Meloni è politica di lungo corso...«Spesso si tende a dimenticarlo, ma così è. Sa che anche parlare con i partiti è fondamentale, come con i gruppi parlamentari. Sarebbe bene pure che riunisse, ad esempio una volta ogni due mesi, i capi delle aziende pubbliche. Per fare da sintesi. E ascoltare». Due cose che sa fare?«Sono certo di sì. Un altro da cui non deve prendere esempio è Matteo Renzi: si è messo contro tutte le magistrature amministrative e contabili. La sua prima mossa, se la ricorda? Mise una vigilessa di Firenze come capo dipartimento in ministero, perché non si fidava di nessuno». Lei, Bisignani, oggi si definirebbe... «Andreottiano». Che vuol dire…?«Pensare ad esempio che il premier italiano possa essere un ponte di raccordo con gli Usa nelle situazioni più intricate come accadde con i palestinesi». Atlantisti con senno?«D’accordo con gli Usa, ma facendo in modo che ci aiutino nella risoluzione dei problemi. Fossi in Meloni, a Kiev non ci andrei neanche. Inutile. Cercherei piuttosto una via intelligente per ritrovare un rapporto Europa-Russia. Come dice Bergoglio, servono non armi ma aiuti. Ricostruire». Quasi una voce nel deserto. Bisignani dalla parte del Pontefice?«Condivido la sua posizione sulla pace, meno lo scarso impegno per i cristiani perseguitati. Io sono cresciuto con papa Wojtyla». Molti sono poi i retroscena sulle crepe nella maggioranza, di questi tempi.«Beh, di certo Berlusconi non rappresenta un problema per il presidente del Consiglio. Il rapporto è buono. Dentro Forza Italia invece le faide sono ormai impossibili da arginare, c’è solo da capire dove ciascuno emigrerà. C’è il partito di Tajani, quello di Ronzulli e persino della Fascina. Ma pure Occhiuto che impone la Siracusano...».E con Salvini? Che dicono i rumors dei palazzi romani?«Al contrario di quanto leggo, a me sembra che abbia il partito in mano, sa? Giorgetti ha tanto da lavorare, Zaia tutt’al più vuol fare il commissario europeo... anche su questo fronte non vedo grandi problemi. Sì, magari Giorgia e Matteo non si amano granché, ma hanno capito che si devono sopportare. Il potere cementa le relazioni, mi dia retta. Penso legheranno il loro governo al Ponte sullo Stretto». Si farà?«La prima volta che ne sentii parlare credo fosse il ’77, ero capo ufficio stampa del ministero dei Lavori pubblici. Ma questa è la volta buona, sì, le grandi opere simbolo servono ai Paesi». Pericoli in vista ne intravede?«Al Senato basta una scintilla per andar sotto. La nostra è una politica fatta di emozioni. E poi diventa quasi fatale chiedere aiuto a Renzi. Solo che per ora Mattarella osserva e tace, ma se si comincia a scricchiolare... rifà partire il ballo». Plausibile ci sia già un accordo Renzi-Meloni come dice qualcuno?«Mettiamola così: sono come due cagnolini che camminano su marciapiedi opposti, e che si annusano da lontano. Con il bulldog Calenda che guarda ringhiando». Sul Partito democratico invece è ufficialmente partito il fuoco amico.«A tentare di salvare la baracca, a quanto mi hanno detto, potrebbe arrivare Landini. L’ho scritto e a giudicare dalle reazioni non mi sono sbagliato. Il Pd sa fare tre cose bene: giustizia, piazza e potere. Ora che quest’ultimo non lo possono gestire, si butterà sui primi due». Cosa invece non sa fare?«L’errore è stato aver richiamato Letta da Parigi pur sapendo che era inadeguato. Soprattutto, è tornato solo per vendicarsi dal torto subito da Renzi. Ma quando in politica si ha come unico leitmotiv la vendetta, si finisce male. E poi continua ancora a sbagliare...».Cosa, ad esempio?«Non comprende come è cambiata l’Italia. Basti dire che è riuscito persino a far risorgere Conte, uno che ha strumentalizzato il Covid per restare a Palazzo Chigi... un miracolo che nemmeno Gesù con Lazzaro».Conte non le piace?«Gli riconosco una straordinaria campagna elettorale. Ha usato Di Maio come vittima sacrificale, ed è riuscito a ingraziarsi Grillo che prima non lo sopportava». I nomi dei ministri la convincono?«Non quello della Calderone al Lavoro: è invisa sia a Confindustria che ai sindacati. Rischia di essere una miccia. Se poi arriva davvero uno carismatico come Landini a fare opposizione... la frittata è fatta. E poi la Roccella alla famiglia, troppo divisiva». Una scelta di campo. «Sì, ma non sarebbe meglio far gestire gli argomenti delicati dal Parlamento? Il premier non può rischiare di farsi tirare per la giacchetta su qualsiasi questione. Non può far subito la Thatcher. Poi chissà magari lo diventerà, ma non ora». A Milano si dice «star schisci». «Alla Garbatella le direbbero “stai manza”. Ha già la forza nel Paese, non deve esagerare». Anche le femministe la attaccano. «Sì, peccato che abbia dato il sei a zero al 90% delle donne di tutti gli altri partiti, cresciute sempre con un uomo alle spalle. Succede anche alle giornaliste, eh. Persino la Le Pen aveva lo zio. Il discorso della Serracchiani faceva ridere. Meloni, abbandonata dal padre, non ha mai avuto bisogno di nessuno. Quelle che protestano, si accorgano che è un punto di orgoglio non avere padri, padrini e lobby alle spalle». Dobbiamo aspettarci qualche colpo di scena?«Mah... c’è sempre l’incognita dell’incidente di piazza creato ad arte. O dell’inchiesta giudiziaria». Arriverà?«Qualche intercettazione verrà tirata fuori, vedrà. I poteri di questo paese ora sono traumatizzati, ma passato lo choc si riorganizzeranno. Ecco, a proposito, sui servizi segreti non deve far l’errore di Conte». Di inchieste lei ne sa qualcosa...«Mio malgrado sì. Oggi però mi interessa più di tutto essere un buon padre e un bravo nonno. Ho quattro figli e cinque nipoti». Bisignani che legge favole e gioca?«Anche, sì. Soprattutto, vorrei farli diventare tifosi della Lazio. Andreotti era romanista con il figlio laziale, questo era il suo tormento. Il calcio unisce, mi sto impegnando».