BioNTech, con i vaccini trimestrale di lusso. Triplicati ricavi e utile rispetto al 2021
BioNTech ha triplicato ricavi e utile grazie ai vaccini
Il 2022 si apre con conti da sogno per BioNTech, l’azienda tedesca che insieme a Pfizer ha sviluppato il vaccino contro il Covid più diffuso al mondo. Il colosso di biotecnologia e biofarmaceutica ha più che triplicato ricavi e utili nei primi tre mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
I ricavi totali sono passati da 2,048 miliardi di euro nel 2021 ai 6,374 miliardi di euro di ora, mentre l’utile netto è lievitato da 1,128 miliardi di euro a 3,699 miliardi di euro. L’utile per azione, quindi, è passato da 4,29 euro nel 2021 a 14,24 euro quest’anno. A far volare le prestazioni economiche di BioNTech sono stati, ovviamente, i vaccini e, in particolare, i grandi ordini arrivati sul finire del 2021.
IL FATTORE OMICRON
A incidere fortemente sulle partite di vaccini richieste nel mondo sono state le nuove ondate di contagi causate dal diffondersi di Omicron. L’arrivo di una variante in grado di aggirare la protezione delle due dosi ha spinto i governi a programmare una dose booster per i cittadini sul finire del 2021.
«Riteniamo che l'implementazione globale del nostro vaccino abbia probabilmente salvato milioni di vite e abbia avuto un impatto significativo sull'umanità – ha dichiarato Jens Holstein, cfo di BioNTech –. Come risultato di un aumento del volume degli ordini inizialmente piazzati alla fine del 2021 in seguito all'allora emergente variante Omicron, abbiamo iniziato l'anno 2022 con forti ricavi e utili, lasciandoci ben posizionati per raggiungere le linee guida finanziarie per il 2022 che abbiamo emesso alcuni mesi fa».
La performance finanziaria più che positiva per BioNTech, ha continuato Holstein, «ci aiuta anche a investire molto in ricerca e sviluppo negli anni a venire, alimentando il potenziale per guidare le future ondate di innovazione e crescita».
LE PREVISIONI PER IL 2022
Nel primo trimestre del 2022 BioNTech ha fatturato 750 milioni di dosi e ha firmato ordini per circa 2,4 miliardi di dosi da consegnare entro la fine dell’anno. Un numero inferiore rispetto al totale prodotto e fornito agli stati nel corso del 2021 (2,6 miliardi di dosi). Dai vaccini, quindi, l’azienda tedesca prevede di incassare dai 13 ai 17 miliardi di euro. Una previsione, anche in questo caso, al ribasso rispetto a quanto aveva incassato nel 2021: 19 miliardi di euro.
Non è un caso isolato. Anche Pfizer, azienda partner di BioNTech nella produzione dei vaccini, nelle sue previsioni per l’anno rilasciate settimana scorsa, ha considerato solo gli ordini già stipulati prevedendo per il 2022 entrate inferiori rispetto a quelle del 2021: 32 miliardi di dollari contro i 36,8 incassati l’anno scorso.
Chi invece scommette su una nuova ondata di richieste con l’arrivo dell’autunno è Moderna, che prevede vendite maggiori nella seconda metà dell’anno rispetto ai primi sei mesi.
QUARTA DOSE?
È chiaro, infatti, che a incidere sull’andamento dei conti delle big dei vaccini dipenderà l’andamento della pandemia, l’eventuale arrivo di nuove varianti in grado di superare la protezione del vaccino e, soprattutto, le scelte dei governi per un’eventuale quarta dose. In Italia, per fare un esempio, il secondo richiamo è previsto solo per over 80, per chi ha tra i 60 e i 79 anni e sia inserito nelle categorie a rischio e per fragili e immunodepressi. È chiaro che se venisse presa la decisione di allargare le platee di persone da sottoporre a una nuova vaccinazione, anche i guadagni delle case produttrici salirebbero.
VACCINO CONTRO OMICRON
BioNTech, intanto, è al lavoro con Pfizer per rilasciare una versione aggiornata del vaccino in modo che sia più efficace contro la variante Omicron, ormai dominante in tutto il mondo. «BioNTech e Pfizer stanno valutando i vaccini Covid-19», si legge nel comunicato sul sito dell’azienda tedesca, «tra cui un candidato adattato per Omicron e vaccini bivalenti diretti contro l'Omicron e altri ceppi di Sars-Cov-2».
Gli studi che le due aziende stanno portando avanti si pongono l’obiettivo di «fornire un'ampia protezione contro le varianti emergenti».
Il protocollo d'intesa tra la Dnaa e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli punta a migliorare l'efficienza dei rispettivi strumenti di contrasto ai fenomeni criminali. «I nostri sistemi di intelligence devono adattarsi a un mondo che cambia velocemente, per cogliere le opportunità offerte dal progresso tecnologico e dall'evoluzione dell'ordinamento giuridico» ha detto il direttore di Adm Roberto Alesse.
Il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, ha incontrato nella sede di Piazza Mastai dell'Agenzia, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, e firmato un Protocollo d'intesa con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Il Protocollo rinnova le modalità che disciplinano i rapporti tra la Dnaa e il personale di polizia giudiziaria dell'Adm, coordinato dalla Direzione antifrode, diretta dal magistrato ordinario, Sergio Gallo, migliorando l'efficienza dei rispettivi strumenti di contrasto ai fenomeni criminali. «Con il sostegno della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, siamo sicuri che riusciremo ad avere un ruolo sempre più incisivo nella lotta all'illegalità. Siamo consapevoli delle importanti sfide che ci attendono», ha detto Alesse durante l'incontro. «I nostri sistemi di intelligence devono adattarsi a un mondo che cambia velocemente, per cogliere le opportunità offerte dal progresso tecnologico e dall'evoluzione dell'ordinamento giuridico. Le novità che arrivano dall'intelligenza artificiale ma anche da una crescente globalizzazione suggeriscono, ad esempio, di dotarsi di un'unica autorità doganale sovranazionale», ha aggiunto. «La cooperazione istituzionale con l'Adm è un impegno antico che va rinnovato e sviluppato proiettando lo sguardo verso sfide comuni, come quella dell'innovazione tecnologica. I flussi di informazioni prodotti dall'Agenzia sono per noi di fondamentale importanza. Mi auguro che ci siano occasioni di confronto e mutuo monitoraggio frequenti, perché i protocolli devono evolversi nella loro applicazione pratica», ha sottolineato il procuratore Melillo.