
Colpite milizie filo iraniane a seguito degli attacchi alle truppe in Iraq. Dopo Donald Trump, riecco il militarismo «buono» dei dem.Per la prima volta dall'inizio del suo mandato il presidente Joe Biden, in qualità di capo delle forze armate Usa, ha autorizzato un attacco. Poco dopo la mezzanotte italiana, ovvero nella serata del 25 febbraio a Washington e all'alba siriana, le forze statunitensi hanno colpito alcune strutture utilizzate dai militanti sostenuti dall'Iran, un avamposto posizionato però nel territorio siriano orientale, dove i gruppi armati hanno facilità di fuga e trovano rifugio. È certa la distruzione dei fabbricati, mentre ancora poco si sa su eventuali vittime: la televisione siriana Ekhbariya ha comunicato che gli attacchi hanno colpito diversi obiettivi vicino al confine siriano-iracheno e citando fonti mediche in forza a un ospedale della zona hanno affermato che 17 persone sono state uccise. Qualche ora dopo fonti miliziane avrebbero confermato invece la morte di un solo soldato e il ferimento di 22 persone tra i quali diversi civili. Difficile quindi accertare la veridicità delle fonti.Certo è invece che si è trattato di una rappresaglia americana per i tre recenti attacchi compiuti la scorsa settimana a Erbil, in Irak, con l'uso di razzi contro forze Usa e della coalizione internazionale; atti che avevano causato la morte di un mercenario che lavorava per gli Usa ma di nazionalità non americana. Durante il periodo 15-20 febbraio, un altro razzo era stato lanciato contro la base militare irachena nella quale sono ospitate le forze Usa che supportano il programma di addestramento dell'aviazione locale all'uso degli F-16, ferendo una persona, mentre lunedì 22 febbraio i razzi avevano colpito aree vicine all'ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad. Qui non erano stati segnalati ferimenti, ma i funzionari iracheni avevano riscontrato lievi danni alle proprietà, inclusi quattro veicoli civili rimasti coinvolti nell'attacco.L'azione militare americana di ieri è stata spiegata in una nota ufficiale dal portavoce del Pentagono, John Kirby, che ha specificato: «La situazione sottoponeva il personale a una continua minaccia e non era dunque tollerabile». Il rappresentante repubblicano Michael McCaul, capo della commissione per gli affari esteri della Camera, ha difeso la decisione di Biden dichiarando che: «Risposte come questa sono un deterrente necessario e ricordano all'Iran, ai suoi delegati e ai nostri avversari in tutto il mondo che gli attacchi agli interessi degli Stati Uniti non saranno tollerati».I militari americani hanno distrutto alcune strutture situate presso un punto di controllo di frontiera utilizzato in prevalenza da due gruppi militanti sostenuti dall'Iran, i Kait'ib Hezbollah (Kh) e Kait'ib Sayyid al-Shuhada (Kss). Il primo, letteralmente le «Brigate del partito di dio» è in realtà una organizzazione paramilitare sciita irachena che fa parte delle forze di mobilitazione popolari sostenute dall'Iran. Nei primi giorni di gennaio l'organizzazione ha perso il suo comandante politico, Abu Mahdi al-Muhandis, il capo delle guardie Shibl al-Zaydi e suo fratello, insieme con altre quattro persone, in un attacco compiuto dagli Usa di Taji, a nord di Baghdad. Il Kss è invece il «Battaglione dei martiri Sayyid», una milizia sciita irachena formata nel 2013 con la missione dichiarata di proteggere i santuari sciiti in tutto il mondo, preservare l'unità irachena e porre fine al conflitto interno tra fazioni. Questa organizzazione è attiva anche in Siria, dove il suo obiettivo principale è la protezione della moschea Sayyidah Zaynab, nella periferia sud di Damasco, e dove sostiene militarmente il governo di Assad. Descrivendo gli attacchi come una «risposta militare proporzionata», Kirby ha detto che essi sono stati effettuati dopo misure diplomatiche e consultazioni con i partner della coalizione militare guidata dagli Usa in Iraq e Siria, specificando in modo inequivocabile che: «Il presidente Biden agirà per proteggere il personale americano e della coalizione e ridurre le minacce armate sia in Siria orientale sia in Iraq». Tuttavia Kait'ib Hezbollah aveva negato qualsiasi ruolo nella recente ondata di attacchi, così l'amministrazione Biden si era astenuta dall'attribuire gli attacchi a una milizia particolare, mantenendo toni contenuti nei confronti di Teheran, mentre cercava di rilanciare l'accordo nucleare iraniano firmato nel 2015 e cancellato da Trump. Ma al tempo stesso gli americani stavano aspettando che le autorità irachene e l'intelligence finissero le indagini per capire chi fossero gli esecutori degli attacchi. Ecco perché lunedì scorso il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, a proposito dei fatti di Erbil aveva dichiarato: «Risponderemo in un modo calcolato e nel momento in cui potremo essere efficaci; quello che non faremo è scagliarci e rischiare un'escalation che dia forza all'Iran e contribuisca ai loro tentativi di destabilizzare l'Iraq». Al contrario i componenti dell'ex amministrazione Trump, attraverso i media repubblicani avevano incolpato senza mezzi termini l'Iran ricordando quanto fosse accaduto nel 2019. Allora, dopo l'attacco che aveva ferito oltre cento militari Usa, il presidente aveva autorizzato i raid contro gli Kait'ib Hezbollah, innescando una serie di eventi il cui epilogo fu l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani.
Immigrati (Ansa). Nel riquadro, la copertina del libro di Fausto Biloslavo
I confini aperti non hanno a che fare solo con gli sbarchi di irregolari nel nostro Paese e con le prediche buoniste della Cei. Dietro a essa si nasconde un sistema in cui tanti si arricchiscono: perfino gli Stati.
Ci hanno sempre fatto osservare il fenomeno con gli occhiali sbagliati. Ci hanno raccontato per anni e anni che l’accoglienza è soltanto una questione umanitaria, una faccenda che riguarda il buon cuore degli italiani e non altro. Ci hanno detto che aprire le frontiere e fare entrare i migranti, non prima di averli recuperati nelle acque del Mediterraneo, è un gesto di solidarietà, di carità cristiana.
(Arma dei Carabinieri)
Le immagini di un sistema avanzato di videosorveglianza hanno mostrato ai militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale e della stazione di Caivano un uomo incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha alimentato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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Hotel Convitto della Calza
A Firenze un imprenditore, sponsor del sindaco, ha trasformato un antico immobile della Diocesi in hotel, benché la destinazione d’uso lo vietasse. Il Comune, che non ha vigilato per mesi, ora dice: «Verificheremo».
Può un’attività abusiva nascere impunemente sotto gli occhi di chi dovrebbe controllare che le norme pubbliche siano rispettate? A Firenze si può. Questo e altro. Tutti fanno quello che vogliono nonostante i divieti, costruiscono dove gli pare e come gli pare, salvo che il Comune si svegli quando tutto è già successo, solo perché sollecitato dall’opinione pubblica, e risponda candidamente «verificheremo… puniremo chi non è in regola». O, come è accaduto in qualche caso, «non sapevo». Oppure, addirittura : «L’ho visto passando…».
- Dopo lo scandalo mazzette, Confimprenditori si ribella: «Piuttosto che finanziare ville e bagni d’oro, aiutiamo i nostri settori produttivi». Matteo Salvini ancora polemico: «Al Consiglio di Difesa le decisioni erano già prese. Per il futuro vogliamo più chiarezza».
- Il documento sulla guerra ibrida: «Per contrastarla ci servono 5.000 uomini».





