2022-10-08
Biden evoca l’Armageddon nucleare ma la Casa Bianca spegne l’incendio
Il presidente Usa lancia l’allarme e poi viene smentito dai suoi: «Nessuna minaccia imminente». Volodymyr Zelensky tiene alta la tensione: «La Nato faccia dei raid preventivi». Mentre Recep Tayyip Erdogan si ripropone come mediatore.Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, durante un evento di raccolta fondi del Partito democratico a New York, ha lanciato ieri un allarme apocalittico: «Il mondo rischia l’Armageddon nucleare, per la prima volta dai tempi della Guerra fredda. Sto cercando di capire dove sia la via di fuga del presidente russo». Biden ha poi aggiunto: «Non abbiamo affrontato la prospettiva dell’Armageddon dai tempi di Kennedy e della crisi dei missili di Cuba nel 1962. È colpa di una persona che io conosco abbastanza bene, il suo nome è Vladimir Putin». Poi il presidente Usa ha detto di temere che lo zar superi la linea rossa: «Non scherza quando minaccia di usare le armi nucleari».La preoccupazione generata causata nel mondo dalle parole del presidente americano hanno costretto per l’ennesima volta la Casa Bianca a gettare acqua sul fuoco, smentendo il rischio «di una minaccia nucleare imminente». «Non ci sono indicazioni che la Russia stia per fare uso di armi nucleari», ha dichiarato la portavoce, Karine Jean Pierre, che ha voluto derubricare le parole di Biden a «preoccupazioni», ribadendo comunque che la retorica putiniana è «irresponsabile». Perché Biden abbia usato questi toni non è dato sapere. Ma sul suo tavolo ci sono i report dell’intelligence Usa (e non solo) nei quali si racconta come una parte dei silovik, gli uomini più vicini a Putin, ribollano di rabbia per le sconfitte militari delle ultime settimane; tra loro ci sono Nikolaj Patrusev, segretario del Consiglio di sicurezza, Evgenij Prigozin, proprietario della Compagnia militare privata Wagner, e il neo generale Razman Kadyrov, leader della Cecenia. Costoro premono sul presidente russo affinché Mosca batta un colpo e secondo il Pentagono non è escluso che dalla guerra che si è scatenata tra i fedelissimi di Putin escano vincenti i falchi che vogliono la rimozione del ministro della Difesa, Sergej Šojgu, da giorni oggetto di una durissima e quantomai sospetta campagna denigratoria. Attenzione però alle parole del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov: «La politica di Kiev è volta ad aumentare il rischio che si usino armi di distruzione di massa. Non possiamo tacere sulle discussioni sul tema del possibile uso delle armi nucleari che si sono recentemente intensificate». Anche per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, «siamo sull’orlo di un disastro nucleare» a causa «della cattura della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte delle truppe russe. La Russia ha portato la guerra nella nostra terra, nella parte ucraina dell’Europa. E solo grazie al fatto che il popolo ucraino ha fermato l’invasione della Russia, quest’ultima non può ancora portare la stessa guerra in altre parti d’Europa». Poi Zelensky ha usato parole durissime: «Che cosa dovrebbe fare la Nato? Escludere la possibilità dell’uso di armi nucleari da parte della Russia. Servono raid preventivi, in modo che sappiano cosa accadrà se usano l’atomica, e non il contrario, ovvero aspettare che sia la Russia a colpire». A riportare la discussione sul terreno diplomatico ci ha provato il segretario di Stato americano, Antony Blinken: «Il mio Paese è pronto a cercare una soluzione diplomatica con la Russia sul conflitto in Ucraina», ma ha deplorato il fatto che «Mosca stia andando nella direzione opposta». Blinken ha poi aggiunto: «Quando la Russia dimostrerà seriamente di essere disposta a intraprendere la strada del dialogo, noi saremo pronti. Noi ci saremo». Dal vertice informale di Praga la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola ha invece fatto sapere che «l’Ucraina necessita di armi pesanti e carri armati. Gli Stati membri possono fornire le armi visto che la Russia ha introdotto una nuova escalation alla sua invasione rendendola più disperata e noi dobbiamo rispondere in maniera proporzionata». Mentre la premier finlandese, Sanna Marin, è stata tranchant: «La via d’uscita dal conflitto tra Russia e Ucraina è sempre la stessa: che la Russia lasci l’Ucraina, questa è la via di uscita dalla guerra». Intanto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan , continua la sua attività diplomatica e ieri ha rivelato che potrebbe presto incontrare Putin in occasione del summit della Piattaforma dei paesi asiatici. Il leader turco ha anche detto che sta dialogando in contemporanea con Zelensky. Il leader russo e quello turco si sono sentiti telefonicamente ieri, come ha reso noto Erdogan: «Ho chiamato il presidente Putin per fargli gli auguri di compleanno. Lui mi ha ringraziato per le mediazioni svolte fino a questo momento. Abbiamo parlato delle relazioni tra i nostri due Paesi e non solo. Credo che in questa fase sarebbe bene dialogassimo anche ogni tre o quattro giorni. Abbiamo parlato della possibilità di un incontro nel summit della Piattaforma dei Paesi Asiatici. Se Putin parteciperà in quel caso ci incontreremo e parleremo soprattutto del conflitto in Ucraina». Infine, mentre prosegue la controffensiva ucraina, le milizie filorusse sui loro canali Telegram hanno annunciato di aver liberato i villaggi di Otradovka, Veselaya Dolina e Zaitsevo che si trovano nei pressi di Bakhmut, centro industriale sotto il controllo ucraino e sede di un importante snodo autostradale. Inoltre le forze russe hanno colpito Zaporizhzhia con droni kamikaze Shahed-136 di fabbricazione iraniana. Lo ha riferito Oleksandr Starukh, governatore della regione di Zaporizhzhia, che stimato la morte di 11 civili.
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