2021-09-01
I pediatri fanno causa al governo Biden: «No a imposizioni sul cambio di sesso»
L'amministrazione obbliga i medici americani ad accettare la transizione dei minori. La protesta: «È troppo pericoloso».Show del governatore campano Vincenzo De Luca: «Pensate davvero di ottenere la maggioranza così?».Lo speciale contiene due articoli.Il «cambio di sesso» tra i giovani è «una procedura controversa e spesso pericolosa», trattandosi di un'opzione «sperimentale che costituisce un rischio per i pazienti». Sono le parole di un gruppo di medici battagliero e assai numeroso: oltre 3.000. A tanti, infatti, ammontano i pediatri e operatori sanitari membri dell'American college of pediatricians e della Catholic medical association che hanno incaricato gli avvocati dell'Alliance defending freedom, un'organizzazione legale no profit, di far causa nientemeno che all'amministrazione Biden.Beninteso: non si tratta di una minaccia né della classica dichiarazione d'intenti, bensì di una pratica già avviata. Come riporta il sito Feministpost.it, la causa - denominata American college of pediatricians v. Becerra - è stata presentata il 26 agosto alla Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto orientale del Tennessee; e le carte del procedimento legale nominano espressamente Xavier Becerra, ministro della Salute, e Robinsue Frohboese, direttore in carica e vice principale dell'Ufficio per i diritti civili. Alla base della causa, c'è una delle tante svolte arcobaleno dell'attuale amministrazione Usa. Più precisamente, il provvedimento impugnato è la nuova interpretazione della sezione 1557 del Patient protection and affordable care act, volta - secondo le indicazioni date a maggio dal dipartimento della Salute e dei servizi umani - a includere nel divieto di discriminazione sulla base del sesso quella «sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere», così come recita il decreto firmato da Joe Biden il giorno della sua entrata in carica. A lato pratico, tale novità si sostanzia nell'obbligo medico di avviare senza esitazioni al «cambio di sesso» i minori affetti da disforia di genere, pena l'accusa di discriminazione; ed è proprio questo che viene contestato.«I medici», spiega Julie Marie Blake di Alliance defending freedom, «non dovrebbero essere costretti a eseguire una procedura controversa e spesso pericolosa dal punto di vista medico che va contro il loro miglior giudizio». I pediatri Usa rivendicano insomma il diritto di esercitare la loro professione in scienza e coscienza, senza cioè diktat di sorta, tanto più se si tratta di imposizioni che rischiano di minare la salute dei loro piccoli pazienti. Si tratta di una richiesta che stride, e non poco, con quanto raccontato ieri dalla Verità a proposito della decisione di un giudice di Lucca che, nel dare il suo placet all'iter per il «cambio di sesso», ha permesso a un sedicenne di modificare nome e genere sui documenti anche in assenza dell'operazione.Infatti, mentre in Italia gli interventi degli influencer e le sentenze della magistratura fanno a gara per spianare la strada al ddl Zan e all'approccio «affermativo» della transizione di genere - tale per cui ogni richiesta di «cambio di sesso», anche da parte di minori, è da assecondare -, negli Usa il dibattito è molto meno unilaterale; e non solo tra i medici. Ad agosto, corrispondendo a una richiesta sul punto avanzata dal governatore Greg Abbott, il Texas department of family and protective services ha qualificato «la mutilazione genitale di un bambino attraverso un intervento chirurgico di riassegnazione» nientemeno che come «un abuso sui minori».Il tema del «cambio di sesso» tra i giovanissimi tiene banco anche presso la comunità scientifica internazionale, dove in tanti fanno presente come i minori affetti da disforia di genere, se da una parte risultano in crescita, dall'altra meritano di essere considerati con maggiore attenzione prima d'essere avviati all'iter di transizione. Per un motivo semplice: presentano sovente condizioni problematiche sotto più profili. Illuminanti, in proposito, gli esiti di una recente indagine australiana della psichiatra infantile Kasia Kozlowska pubblicata sulla rivista Human Systems.Con questa ricerca, infatti, si sono studiati 79 giovani di ambedue i sessi inviati a una gender clinic, scoprendo come - oltre a provenire spesso da famiglie divise - costoro sperimentino in oltre il 62% dei casi ansia o depressione, in oltre il 40% alti livelli di disagi, ideazione suicidaria e autolesionismo e in oltre il 35% di casi disturbi comportamentali. È sulla base di constatazioni simili, oltre che sugli assai dubbi benefici per la salute di un «cambio di sesso» di cui potrebbero pentirsi (e di cui tanti si sono già pentiti), che verso i giovani con disforia di genere, nel Regno Unito come in Svezia, da mesi prevale la linea della prudenza.Tutto ciò è noto ai pediatri Usa ed è per questo che hanno deciso di far causa ai vertici dell'amministrazione Biden. Sanno che la loro battaglia non riguarda solo l'esercizio della professione medica senza imposizioni, ma poggia su numerose acquisizioni scientifiche. Che indicano come la transizione di genere dei minori, per dirla con Christopher Gillberg, psichiatra infantile docente a Göteborg, altro non sia che «un grande esperimento».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/biden-cambio-sesso-2654861985.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="de-luca-manda-al-diavolo-il-pd-questo-ddl-zan-non-lavrei-votato" data-post-id="2654861985" data-published-at="1630495355" data-use-pagination="False"> De Luca manda «al diavolo» il Pd «Questo ddl Zan non l’avrei votato» Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania, esponente del Partito democratico, ha criticato aspramente il ddl Zan domenica sera alla festa dell'Unità di Bologna. «Così com'è il decreto Zan non lo avrei votato perché va cambiata almeno la parte che riguarda le scuole. Ma voi pensate davvero che sarebbe ragionevole che alle elementari si faccia la giornata contro l'omotransfobia? Ma andate al diavolo!». Ci va giù pesante De Luca. Il riferimento è all'articolo 7 del disegno di legge, che vedrebbe istituita il 17 maggio la giornata nazionale contro omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia. Al presidente campano proprio non va giù questo punto e argomenta dicendo: «Un conto è se tu mi dici che alle ultime classi delle superiori facciamo una giornata di riflessione. Questo va bene. Ma dobbiamo sapere che, quando affrontiamo temi delicati come questo, occorre grande misura, grande senso di responsabilità». Dalla festa dem del capoluogo emiliano romagnolo, De Luca rimprovera il Pd di non riuscire più a conquistare l'elettorato con le proprie proposte. «Abbiamo fatto una crociata sulla legge Zan e poi abbiamo detto che dobbiamo dare il voto ai sedicenni. Per quello che ho colto io, queste sono le proposte nel programma del Partito democratico. Ma voi pensate che sulla base di queste proposte conquistiamo la maggioranza degli elettori?». Ma non finisce qui il teatrino. Il presidente della Campania ne ha per tutti, tanto che parlando con la giornalista Lucia Annunziata si scaglia contro il comportamento avuto dal suo partito con il cardinale Pietro Parolin. «Certo che dobbiamo difendere i diritti, ma non è immaginabile che su questioni che hanno contenuti morali che vanno aldilà della politica noi ideologizziamo i problemi. Credo che abbiamo sbagliato a rispondere al cardinale Parolin in termini volgari e politicamente insopportabili riguardo ai Patti Lateranensi. Il segretario di Stato non può esprimere la propria opinione? Ma stiamo scherzando?». Come è facilmente immaginabile le dichiarazioni di De Luca stanno facendo molto discutere, non solo all'interno del Pd, essendo stato il ddl Zan il tema su cui i progressisti hanno martellato per mesi. Il consigliere comunale e portavoce del Pd di Bologna, Roberta Li Calzi, ha contestato ad esempio le parole di De Luca con un post su Facebook: «Mentre il Pd assume con coraggio il profilo di un partito per cui diritti sociali e diritti civili marciano uniti, qualcuno pensa con furbizia di coprire uno spazio politico arretrato e anacronistico, alle spalle di cittadine e cittadini le cui libertà oggi sono ancorate a un livello inferiore che nel resto d'Europa. De Luca pensi a governare la sua regione, in cui le aggressioni contro le persone Lgbti riempiono le pagine di cronaca». Attualmente il ddl Zan è fermo al Senato e sono stati presentati oltre 700 emendamenti prima della pausa estiva. Se ne riparlerà tra poco, alla ripresa dei lavori d'aula.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)